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giorno e alla fine Abd al-Mu’min, persuaso dalle loro parole, li liberò e li rimandò in Sicilia. Così il califfo almohade scongiurava possibili ripercussioni sugli islamici di Sicilia e concedeva la libertà a gente che lo avrebbe d’ora in poi stimato più del vile Re che servivano. Il 21 di gennaio l’Africa siciliana cessava di esistere.

      La notizia sconvolse le coscienze dell’intera nobiltà del Regno e fu in quell’esatto momento che alcuni degli ottimati più in vista decisero che non avrebbero più incontrato la faccia di Majone se non da morto. Accusavano il Re, ma soprattutto l’Ammiraglio, di aver abbandonato i cristiani di Mahdia al proprio destino. Per di più, la maggior parte di coloro che Abd al-Mu’min aveva rimandato in Sicilia era perita in un naufragio. Tali morti era come se li avesse causati il califfo e non il mare, e quindi lo stesso Majone a causa della sua inadempienza. Accusavano inoltre gli eunuchi di corte e gli altri saraceni di Sicilia di essere in combutta con gli almohadi e di aver favorito la sconfitta di Mahdia, cospirando insieme all’Ammiraglio affinché non fossero inviati gli aiuti necessari. Il clima di contestazione non era mai stato tanto incandescente e già tra il popolo si temeva che prima o dopo qualcosa sarebbe successo.

      Quando si seppe poi della missiva di Amjad, benché nessuno sospettò in particolare dell’eunuco della Regina, fioccarono le accuse e si rischiò il tumulto. Alcuni tra i baroni dicevano che gli almohadi erano già a Palermo, nascosti tra la popolazione saracena connivente e complice del califfo, e che presto si sarebbero manifestati facendo strage dei cristiani e profanando le loro chiese. Chiaramente alcune fazioni del popolo ci credettero e fecero presto a manifestare il proprio dissenso. Dunque Majone, a cui la situazione era sfuggita di mano ed era già accusato di tradimento, fu costretto ad emanare il decreto secondo il quale per i saraceni fosse proibito portare armi addosso. Così acquietava gli animi, disarmava quei nemici dell’immaginario collettivo e fugava sensibilmente le accuse rivoltegli.

      Il pericolo era reale, davvero Abd al-Mu’min stava conquistando l’intero Nordafrica, ma la percezione del pericolo tra la popolazione cristiana del Regno superava di gran lunga il pericolo stesso. Chi cavalcava il consenso che solo la paura diffusa può determinare erano i nobili, avversi per interesse politico e personale all’Ammiraglio.

      Margherita di Navarra non aveva ancora trent’anni, eppure dimostrava di avere tanta di quell’intelligenza da rendere evidente come la sua presenza fosse sprecata accanto ad un sovrano come Guglielmo. Intelligente e spregiudicato era invece Majone di Bari, quasi vent’anni più vecchio di lei, con cui più di una volta aveva sognato di condividere lo scettro regio e la corona.

      Quando la Regina apprese che ai poveri cristiani di Mahdia fosse stato mostrato un messaggio proveniente direttamente dalla corte, non poté fare a meno di sospettare di Amjad, colui col quale si era confidata. Ovviamente ciò che le stava più a cuore non era tanto il tradimento del Regno, quanto invece il tradimento delle sue confidenze private.

      Un giorno se ne stava seduta allo specchio, a tu per per tu con la sua immagine riflessa e la sua vanità. Vestiva morbidi abiti a foggia orientale e pure il suo trucco sembrava quello della prediletta di un emiro. Margherita, pur essendo straniera, non aveva saputo resistere al fascino delle mode in voga tra le donne di Sicilia, così lontane dagli austeri costumi del resto d’Europa.

      Amjad, da dietro, le allacciava collane e orecchini, spostandole i capelli e scoprendole il collo affinché potesse valutare bene quale monile indossare. Margherita allora fissò allo specchio il riflesso degli occhi neri e profondi del suo eunuco e, dopo aver emesso un lungo respiro, gli disse:

      «Sono stati così orribili questi dieci anni in cui hai dovuto servirmi, Mattia?»

      «Mia Signora, per la piacevolezza mi sono sembrati un solo giorno.» rispose lui, non immaginando certo cosa nascondesse quella domanda.

      «E da quale ora di questo giorno hai cominciato a raccontare i segreti detti in questa stanza?»

      Adesso lo sguardo della Regina manifestava tutta la sua delusione.

      «Cosa dite?» chiese Amjad, sminuendo col tono della voce l’accusa di lei.

      «È per denaro che vendi le mie confessioni?» ripeté il concetto Margherita.

      Tuttavia questa volta Amjad sorrise irrispettoso e fece:

      «Temo per voi che se davvero io avessi raccontato le vostre privatezze, la vergogna del vostro letto non sarebbe stata presa solo per una diceria e per certo qualcuno ve ne avrebbe chiesto conto. La legge del Regno è chiara riguardo all’infedeltà della moglie, e vostro marito è molto intransigente su questi aspetti… tanto rigido da avere ispirato innumerevoli filastrocche riguardo al suo moralismo. A colei che porta la vergogna nel letto coniugale spetta la morte da parte del congiunto tradito. E se costui non ristabilisce il proprio onore, allora verrà bollato come complice e uomo che non merita rispetto. Pensate che se davvero avessi riferito le vostre confidenze, Sua Maestà sarebbe passato sopra alla vostra vergogna?»

      «È dunque questa la vera natura dei tuoi pensieri, Mattia? Offendi la tua Regina parlando di vergogna… mentre sai benissimo quale peso mi è l’essere innamorata di un uomo che non è mio marito.»

      Amjad non rispose, consapevole di aver toccato l’argomento più scomodo che riguardasse Margherita, ciò che ledeva il suo onore di regina e di moglie.

      «Fammi provare quella d’oro col rubino.» richiese lei, ritornando alle questioni vane.

      Nondimeno l’eunuco non aveva ancora finito di agganciare la collana che lei riprese:

      «Da domani mi aiuterà un altro servitore ad indossare i miei gioielli.»

      Amjad, che serviva quella donna sin dal suo arrivo a Palermo, sin da quando lei a soli sedici anni era stata data in moglie all’erede al trono, si bloccò all’istante, spiazzato, confuso e terrorizzato dall’idea di fare la fine dell’Ammiraglio Filippo e del più recente Forriāni.

      «Che significa, mia Signora?»

      «Ti sostituirà Luca, già a capo degli eunuchi dell’harem, colui che per esperienza viene appellato gaito, benché non abbia mai impugnato armi. Entrare nel mio appartamento sarà il giusto traguardo per il suo fedele servizio.»

      Impietrito, Amjad non sapeva come rispondere.

      «E adesso, su… cosa aspetti? Attacca questa collana!»

      «Che ne sarà di me se voi mi accantonate per un altro servitore?»

      «I nobili accusano l’Ammiraglio di aver mandato lui quella missiva al saraceno, e di tramare insieme ai mori di Sicilia per la fine del Regno. Niente di più falso! Smonterò le accuse che minacciano l’uomo che amo consegnando il vero colpevole alla giustizia.»

      Fu adesso che Amjad non pensò più a cosa rispondere. Sopraggiunta la rabbia imbruttì il suo viso, tirò quindi a sé la collana, più di quanto potesse sopportare il delicato collo della Regina. Alle urla strozzate per il soffocamento, Amjad chinò la testa fino all’orecchio di lei e rispose:

      «Voi non farete nulla di quanto avete detto, non potete permettervelo. Come reagirebbe vostro marito se gli mostrassi la chiave affidatami dal locandiere per i vostri incontri amorosi? E come reagirebbe il Re se gli facessi leggere le lettere di passione che voi e il vostro Ammiraglio vi scambiate? O credete che le abbia consegnate tutte? Le voci sono voci, è vero… ma io ho le prove! E non pensate che il vostro uomo, benché potente e pericoloso, sia in grado di cancellare la minaccia dello scandalo col sangue, poiché se voi toccate me sarà un altro ad avanzare le prove del vostro adulterio. Ho già preso le mie precauzioni, mia Regina!»

      E a questo lasciò la presa, un attimo prima che Margherita di Navarra diventasse cianotica per la mancanza d’aria.

      La Regina si teneva la gola, rannicchiata sul pavimento e respirando affannosamente per la paura di star per morire e per l’effettivo danno fisico subito. Quando sollevò il capo, intendendo reagire a colui che aveva osato tanto, comprese di essere rimasta sola.

      Da quel giorno Amjad non vide più la donna che aveva servito per dieci anni, in quanto, ancor prima di capire se questa l’avesse accantonato veramente per un altro, decise che sarebbe stato lui a non presentarsi, consapevole che quel rapporto di estrema fiducia ormai

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