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Ryker le rivolse un’occhiataccia nonostante gli piacessero fin troppo il sorriso e l’ironia pungente della Fae. “Ma non è necessario. I complimenti sono una bella distrazione dalla prospettiva di iniziare qui all’Accademia. Io e la scuola non andavamo d’accordo quando ero più giovane, quindi sono un po’ agitata. A parte quello mi sento molto meglio. Mi hanno tenuta in infermeria fino a ieri sera e mi hanno somministrato dei tonici ed altri trattamenti”.

      Ryker si mantenne a distanza mentre scesero le scale in gruppo. “Come stai gestendo la perdita di tua mamma? Dato che non stai urlando o prendendo a pugni nessuno immagino che tu la stia affrontando bene”.

      La ragazza sollevò bruscamente il capo al commento di Ryker. Scosse il capo ed attese che Sol aprisse la porta che li conduceva all’esterno prima di rispondere. “È terribile. Mi manca più di qualsiasi altro, ma…beh. Vorrei che non avesse interferito con gli agenti”.

      Tale atteggiamento era profondamente diverso dalla rabbia che aveva dimostrato quando era arrivata. Brokk si spostò alla destra di Ryker mentre Sol si trovava davanti a loro. Maurelle era abbastanza intelligente da non aprirsi completamente. A Ryker piacevano i suoi coinquilini, ma fidarsi di loro era qualcosa di ben diverso. I ragazzi non gli avevano mai dato occasione di fidarsi, era quindi meglio che la ragazza restasse a distanza.

      “Ciò che ti è accaduto è qualcosa di traumatico” commentò Ryker mentre uscirono dall’edificio. Definire traumatica l’esperienza di lei era un eufemismo. Maurelle percepiva il muro che Ryker aveva frapposto fra loro due, ed allo stesso modo si rendeva conto che il ragazzo era molto cauto. Non sapeva per certo come mai si stesse comportando in quel modo, ma in quel momento non aveva l’energia di scoprirlo.

      Per la prima volta in quasi una settimana, il corpo ed il cuore di Maurelle non le dolevano in maniera insopportabile. La ragazza inclinò il capo all’indietro, lasciando che il sole le scaldasse il volto mentre la brezza oceanica le scompigliava i capelli. A Maurelle piacevano molto i giardini dell’Accademia. La flora, l’aria e l’acqua pulita nutrivano la sua anima con così tanta energia che non aveva mai provato prima.

      A Bramble’s Edge i Fae erano circondati da troppa flora ed edifici di pietra. Era tutto coperto da terra e sporcizia, oltre a diversi elementi chimici che le facevano bruciare la pelle ed i polmoni. Data la connessione dei Fae con gli elementi, l’essere circondati da un ambiente incontaminato e privo di tossine era cruciale.

      Guardò nei bellissimi occhi verdi di Ryker, ma distolse subito lo sguardo quando notò la rabbia sul volto di lui. Non aveva idea del perché fosse irritato, ma aveva già abbastanza di cui occuparsi piuttosto che cercare di farlo stare meglio.

      “Allora, in che lega siete stati assegnati? Mi servono dei dettagli e dei consigli sulla lega d’aria in particolare” disse Maurelle.

      Da ragazzina la faceva impazzire ciò che la scuola implicava, e le faceva venire gli incubi. All’Accademia si trovò a far riaffiorare tali paure da adulta. Sperava che Ryker o uno dei suoi amici sarebbe stato un suo alleato o qualcuno di cui si sarebbe potuta fidare. La freddezza di Ryker le faceva dubitare che il ragazzo sarebbe stato in grado di ricoprire quel ruolo.

      Certo, era bellissimo, ma aveva un caratteraccio. Era fuori strada quando il tentativo di fuga di Ryker le aveva fatto pensare che i due sarebbero potuti essere complici. La feriva venir respinta dal ragazzo, ma non sapeva come mai.

      “Io sono nella lega d’aria” rispose Ryker con una smorfia in viso. Maurelle si chiese perché lui non sembrasse un troll quando faceva quella faccia, sarebbe stato molto più semplice per lei se non fosse stata estremamente attratta da Ryker. Quest’ultimo sembrava essere scontroso, e non sembrava particolarmente ben disposto.

      “Ti farà piacere sapere che anche io sono nella lega dell’aria” aggiunse Brokk.

      “Diciamo che sei più pieno di aria calda” lo stuzzicò Ryker.

      Maurelle si voltò verso Sol e Daine ridacchiando appena. “E voi?”

      “Io sono nella lega del fuoco. Molto più incandescente dell’aria calda” rispose Sol ammiccando con le sopracciglia.

      Daine si voltò e camminò all’indietro facendo svolazzare le ali nel parlare. “Io faccio parte della lega dell’acqua, ma penso abbiano sbagliato a valutarmi. Ieri stavo tornando al dormitorio e una guardia mi ha ripreso perché avevo fatto tardi dopo cena, quindi ho scatenato un terremoto”.

      “Stronzo” lo ammonì Sol. “Hanno un perverso senso di soddisfazione nel tormentarci”.

      “Mia ma…mamma mi diceva che è comune per i Fae poter controllare più di un elemento” disse Maurelle cercando di trattenere le lacrime, ignorando anche il nodo in gola. L’agonia che si aspettava di provare venne come smorzata, il che la rese perplessa ma le portò anche sollievo.

      “Lo dice anche mia mamma” commentò Ryker, scioccandola. Maurelle si aspettava che la stesse ignorando. “Mi dice anche che l’avere così tanto potere ti rende più allettante agli occhi degli umani che controllano il castello”.

      “Vi ricordate com’era quando erano il Re e la Regina a gestire il castello?” domandò Daine muovendo un ciottolo con un gesto della mano. Si fecero tutti piccoli e cercarono di fingere di essere occupati quando si resero conto che il sasso era diretto verso la testa di un altro studente.

      Fortunatamente lo studente voltò a sinistra dirigendosi verso l’area in cui facevano pratica i Fae di terra. “Amico, l’hai quasi preso” commentò Ryker.

      “Lo so. Non era mia intenzione”.

      Brokk portò all’indietro i capelli che gli finirono sulla fronte. “Puoi sempre chiedere alla Gullvieg di partecipare ai corsi tenuti da entrambe le leghe. Noi siamo arrivati” aggiunse poi indicando l’edificio alla sinistra.

      Salutarono gli altri con la mano lasciandoli a chiacchierare circa ciò che Daine avrebbe fatto riguardo alla sua situazione. Non sembrava che avrebbe chiesto alla Preside di partecipare ad altri allenamenti.

      “Stai tranquilla” l’incoraggiò Brokk. “Abbiamo fatto esercizi di telecinesi da qualche giorno” con la coda dell’occhio vide che Ryker aveva abbandonato le braccia lungo i fianchi e stava stringendo le mani in pugni.

      Era sempre più difficile ignorare il fatto che Brokk che faceva il carino con Maurelle era qualcosa che lo faceva incazzare.

      “Sembra abbastanza facile” il cuore di Maurelle accelerò quando entrarono nell’edificio stipato di persone.

      La lega dell’aria era molto più ristretta ed opprimente rispetto a quanto sembrasse interessante. Come poteva praticare in modo efficace la propria magia se non erano visibili finestre per far entrare la brezza? Che fine avevano fatto le aperture che aveva visto da fuori?

      Percorsero un giro in cerchio, quindi Maurelle analizzò i muri e notò diverse sezioni in cui si era accorta che fossero presenti dei vetri. Questi ultimi risultavano bloccati da strati di metallo; era come se qualcuno non desiderasse che gli studenti avessero accesso all’energia necessaria.

      Ryker e Brokk scomparvero entrando nella stanza sulla destra, poi Brokk indietreggiò e si rivolse alla ragazza. “Vieni?”

      Non aveva senso rimandare l’inevitabile, pensò. Annuì, quindi si affrettò verso i ragazzi, avanzando all’interno della stanza che faceva venire la claustrofobia. Nel piccolo locale non sembravano esserci delle finestre. Strati di metallo schermavano quelle che Maurelle ritenne essere le aperture.

      Inoltre, a differenza di un’aula tradizionale, la stanza di pietra era di forma circolare e gli unici oggetti erano disposti su un solo versante. Era presente una cattedra per l’insegnante e un lungo tavolo coperto di articoli a perdita d’occhio, li riconobbe da quando andava a scuola.

      “Buongiorno classe” disse una snella Fae dalla voce squillante. Maurelle dedusse che si trattava dell’insegnante, poiché la donna si era posizionata opposta agli studenti. Indossava un abito morbido che non nascondeva la sua silhouette minuta. Maurelle non assomigliava affatto alla tipica femmina di Fae. Era formosa, il che aveva fatto

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