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rivolse a Sol un’espressione che Ryker non comprese. “Come va la tua ala?”

      Ryker contrasse il muscolo che controllava la sua ala, la quale converse oltre la spalla. Il ragazzo non fu in grado di nascondere il dolore che gli provocò tale movimento. “Deve ancora guarire. Ma va meglio”.

      “Non riesco ancora a credere che tu abbia tentato di volare via con le catene alle mani” mormorò Sol scuotendo tristemente il capo. “Perché l’hai fatto? Odi così tanto questa scuola?”

      A Ryker venne la pelle d’oca. Era il primo segno che c’era qualcosa che non andava. Sembrava una domanda innocente, ma ogni Fae a Bramble’s Edge era a conoscenza del fatto che nessuno volesse frequentare l’Accademia.

      Secondo la credenza comune, una volta entrato ti facevano il lavaggio del cervello e ti rendevano schiavo degli umani. A Ryker tornarono in mente alcuni amici che gli raccontavano storie terribili circa ciò che accadeva dietro i cancelli di ferro della scuola.

      Ryker era certo che la leggenda secondo la quale ai Fae veniva sottratta la magia in modo da venir consumata dagli esseri umani fosse falsa. Era inoltre sicuro che i muri dell’Accademia fossero privi di vita, e che chi sedeva alla mensa non avrebbe chiacchierato in compagnia, bensì avrebbe guardato nel vuoto in silenzio.

      Se Ryker fosse stato privato di qualsiasi cosa che lo rendeva un Fae, allora non gli sarebbe rimasto nient’altro. La vera domanda che gli frullava nella mente era come facesse a fidarsi dei suoi coinquilini. Non li conosceva bene.

      Non aveva modo di sapere che cosa sarebbe successo se avesse detto la verità a Sol. Ryker non avrebbe mai messo in pericolo l’incolumità della madre. Fortunatamente la donna aveva tenuto la bocca chiusa all’arrivo degli agenti, quindi non era implicata nel suo tentativo di fuga.

      “Metti giù quelle cazzo di mani” la voce di una donna riverberò nella mensa, e gli sguardi di tutti furono attirati dalla doppia porta che dava accesso alla stanza.

      Ryker sgranò gli occhi quando vide l’esile ragazza che si agitava fra le bracca di un uomo. Il Fae non aveva frequentato l’Accademia abbastanza a lungo per sapere chi fosse l’uomo o che ruolo ricoprisse. I capelli rosa della ragazza erano scompigliati, e si divincolava fra le braccia dell’uomo, nel tentativo di liberarsi.

      Inizialmente fu tutto ciò che vide. Quando la ragazza si voltò, Ryker notò che aveva le guance rosse, ma non dall’imbarazzo. Era incazzatissima. Era come osservare un uragano sull’oceano. L’espressione spavalda nei suoi occhi grigi ardeva come il fuoco. Ryker lesse qualcos’altro sul volto di lei, al di là della sua rabbia.

      Il ragazzo non poteva fare a meno di chiedersi quale fosse la sua storia. A differenza degli altri studenti la ragazza era arrivata alla mensa in pantaloni della tuta ed una canottiera sgualcita. Ryker inclinò il capo quando notò che era anche a piedi scalzi. Era qualcosa di nuovo.

      In meno di un secondo la donna diede un calcio al Fae alla propria destra. Ryker si fece piccolo e si coprì il pube con la mano quando il piede della donna collise fra le gambe della guardia. Ogni uomo nella stanza compì lo stesso gesto, mosso da compassione.

      La ragazza agì un istante più tardi, e le sue dita graffiarono immediatamente il volto dell’altro uomo. “Maurelle” abbaiò una donna.

      Quando la ragazza infuriata si fermò ed alzò lo sguardo, Ryker si rese conto che quest’ultima si chiamava Maurelle. Non poté fare a meno di notare che sembrava avere il petto pesante, e nei suoi occhi si stavano radunando delle lacrime quando guardò la donna che l’aveva ammonita.

      “Chi è quella?” sussurrò Ryker, non desiderando di attirare l’attenzione verso di sé, ma volendo sapere come mai la ragazza avesse smesso di agitarsi. L’atmosfera era molto tesa, il che fece stringere i denti a Ryker.

      “La Preside Gullvieg. È praticamente la più forte a Bramble’s Edge in quanto a manipolazione mentale” rispose Sol.

      “Avete intenzione di uccidere anche me?” sbottò Maurelle agitando la spalla per liberarsi dalla mano che le era stata posata sopra.

      L’atmosfera si fece ancora più surreale. Ryker aspettava che qualcuno impedisse a Maurelle di sfidare l’autorità della Gullvieg, ma non accadde. La direttrice della scuola strinse lo sguardo e si avvicinò alla ragazza furiosa.

      “Ho aspettato il tuo arrivo in modo da tenere il mio discorso di benvenuto. Tutti i presenti stanno aspettando che tu prenda del cibo e ti accomodi” l’informò la Preside. Non si stava esprimendo con il tono severo con cui aveva esclamato il nome di Maurelle qualche istante prima. Sembrava la stessa intonazione di quando si parla del tempo. Niente nella voce e nel linguaggio non verbale della donna lasciava intendere che Maurelle l’avesse fatta arrabbiare.

      I due uomini che si trovavano attorno a Maurelle la fecero irrigidire. Prima che Ryker se ne rese conto, la mano di Brokk che si fermò sul suo avambraccio lo fermò evitandogli di intervenire in soccorso della ragazza.

      Maurelle rivolse un’espressione assassina alle guardie che la stavano trattenendo, poi sollevò il mento e proseguì all’interno della stanza. Il suo sguardo fu poi in quello di Ryker, il quale dovette farsi violenza per non palesare la propria reazione.

      La trovava bellissima. Il suo viso affusolato era in contrasto con il suo corpo formoso. Era alta, ma la sua silhouette non era quella tipica dei Fae, che ricordava qualcuno malato. La canottiera le era aderente al seno, che era più abbondante della media, ed ancheggiava con ogni passo.

      In quanto Fae, Ryker non era estraneo al sesso, e Maurelle risvegliava in lui quell’istinto primordiale. Si chiese quanto fossero morbide le sue labbra che in quel momento erano serrate e per niente invitanti, ma non toglievano nulla al suo aspetto fisico.

      Ryker si rimise a sedere, e guardò Maurelle stringere i pugni mentre quest’ultima fissava la Preside.

      La ragazza rimase in quella posizione per qualche secondo prima di dirigersi verso un tavolo, e riportando lo sguardo su Ryker. Le ali della Fae si agitavano senza sosta. Il turchese ed il rosa di cui brillavano queste ultime erano perfettamente in tono con ciò che la ragazza aveva dimostrato della propria personalità. Era una delle femmine più forti che aveva mai visto.

      Il fatto che non si era lasciata comandare con facilità, comportandosi come una bambola di pezza, lo attraeva tanto quanto il suo aspetto. Il fuoco che le ardeva dentro lo aveva chiamato a sé ancor prima che Ryker potesse guardarla per bene. La Fae si servì un pezzo di pane e qualche altro alimento prima di guardarsi attorno.

      Il cuore di Ryker prese a battere all’impazzata, e provò il desiderio di alzarsi ed andare verso di lei, ma nello stesso momento Maurelle si diresse verso di lui. Gli si attorcigliò lo stomaco e fece fatica a restare fermo. Il ragazzo non aveva la certezza che la Fae si sarebbe accomodata al loro tavolo, poiché almeno altri dieci erano disponibili. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era farsi amica quella femmina combina guai. Ryker aveva già fatto arrabbiare chi si trovava al potere all’Accademia quando aveva cercato di fuggire al momento della cattura.

      Il ragazzo si obbligò a riportare lo sguardo sul proprio piatto, quindi riprese in mano la forchetta e continuò a mangiare. Gli risultava difficile non alzare lo sguardo per controllare dove Maurelle avesse deciso di sedersi. Quando percepì il tocco delicato di una mano accanto a sé, sollevò la testa come un razzo.

      Maurelle stava spostando la sedia vicino a Ryker. Quando gli sguardi dei due s’incrociarono, lui non poté fare a meno di notare le occhiaie sotto gli occhi di lei. Gli fece pensare che la Fae avesse combattuto con tanta forza, proprio come aveva fatto lui.

      “Ehilà” esordì Brokk salutandola con la mano dall’altra parte del tavolo. Maurelle annuì nella direzione del ragazzo. “Sono Brokk. Ho sentito che la Gullvieg ti ha chiamato Maurelle, è il tuo nome, vero?”

      “Sì” rispose lei, voltandosi poi verso Ryker. “Sei nuovo qui, vero? Come sta la tua ala?”

      Ryker rimase a bocca aperta per un secondo, cercando di mascherare lo shock portandosi un boccone di cibo alle labbra. Quindi annuì masticando e deglutendo. “Sono Ryker. L’ala va meglio. I guaritori hanno fatto tanto per sistemarla” contrasse il muscolo in modo

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