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stato peggio se fossi venuta nell’altro modo, si disse.

      Eppure, non sarebbe stato affatto divertente affrontare quel traffico ogni mattina. E, poi, tornare dopo una giornata di lavoro, sarebbe stato più facile?

      Mentre raggiungeva finalmente l’area del parcheggio del BAU, vide due entrate: una per i visitatori e una per il personale.

      Quale entrata doveva utilizzare?

      Nessuno glielo aveva detto. In effetti, non aveva sentito nessuno da quando aveva ricevuto quel messaggio, dopo la cerimonia del diploma due giorni prima, il messaggio che le diceva del suo incarico a Quantico, non a Washington DC.

      Quando aveva ricevuto la nota, era stata certa che fosse stata un’idea dell’Agente Crivaro. Ma ora aveva dei dubbi. Dopotutto, avevano già lavorato insieme ad alcune indagini faticose. L’Agente Crivaro non si sarebbe messa in contatto con lei per parlarle del cambiamento?

      Nel frattempo, non aveva proprio idea di che cosa quella giornata le avrebbe riservato; quale futuro era in serbo per lei?.

      Riley si rese conto del fatto che, qualunque cosa l’attendesse, tutto ciò che aveva fatto durante l’anno passato l’aveva condotta in quel posto. Quando si era inserita in un’indagine sugli omicidi commessi nel dormitorio del suo college, quando aveva lavorato con Jake su casi mentre era ancora in fase di addestramento, tutto l’aveva portata fino a lì.

      Non era una visitatrice.

      Era un’agente dell’FBI.

      Guidò fino al cancello del personale, dove una guardia di sicurezza era appostata in un gabbiotto.

      Riley prese il suo distintivo e lo mostrò alla guardia.

      La guardia annuì e disse: “La aspettano.”

      Le porse una targhetta con il permesso per parcheggiare e le fece cenno di proseguire.

      Riley fu attraversata da una scarica di eccitazione. Era la prima volta che mostrava il suo distintivo dell’FBI per identificarsi, e questo aveva fatto la differenza.

      Ho davvero un posto in cui parcheggiare!

      Il brivido passò immediatamente, però, mentre Riley guidava intorno alla ricerca di uno spazio vuoto. I ricordi del giorno prima cominciarono ad affollarsi nella sua mente.

      Dopo tutte quelle settimane in cui aveva vissuto al dormitorio, era finalmente riuscita a passare due notti e l’intera domenica con Ryan. La loro prima notte era stata davvero eccitante, perché erano stati divisi così a lungo, ma il giorno successivo le cose non erano state particolarmente piacevoli. Ryan non era stato affatto felice del nuovo incarico assegnato a Riley, e dell’inconveniente che avrebbe causato.

      Inconveniente!

      Riley sghignazzò ad alta voce.

      L’inconveniente principale per Ryan era che Riley avrebbe avuto bisogno dell’auto ogni giorno per andare e tornare, lasciando che lui usasse la metropolitana per andare e tornare dal lavoro. Quello era stato un colpo basso per il suo orgoglio. La sua Ford Mustang era uno dei pochi lussi della sua vita, e amava guidarla per andare al lavoro ogni giorno. Lei sapeva che lo faceva sentire come il grande avvocato che sperava di diventare un giorno.

      Ryan non si era apertamente lamentato della questione del trasporto, ma non aveva neanche nascosto i suoi sentimenti. Aveva dimostrato fin troppa generosità e spirito di sacrificio, provando a far sembrare che lui avrebbe fatto di tutto e affrontato grandi difficoltà per sostenerla nella sua nuova carriera.

      E tutto per quella stupida auto, pensò, accostando in una zona di parcheggio vuota e spegnendo il motore.

      Uscì dal veicolo e rimase a fissarlo per un momento. Ricordò la prima volta che aveva visto la Mustang. All’epoca, lei e Ryan erano entrambi studenti del college, al loro primo appuntamento. Era rimasta piuttosto colpita dal fatto che lui fosse arrivato al suo dormitorio con quell’auto e anche dalla sua galanteria, quando era uscito e le aveva aperto lo sportello del lato passeggero.

      Osservando ora il veicolo, sospirò.

      Quei giorni leggeri in cui lei e Ryan stavano appena iniziando a conoscersi sembravano incredibilmente lontani ora. La Mustang non la colpiva più, e avrebbe voluto che non fosse stata così importante per Ryan.

      E, in ogni caso, che cosa c’è di male nel dover prendere la metropolitana?

      Lei aveva preso la metropolitana ogni giorno durante l’estate, quando seguiva il Programma d’Internato dell’FBI. Era molto efficiente, ed era riuscita davvero a godersi il fatto di viaggiare mescolandosi ai passeggeri del treno.

      Ma, dopo tutto, non era afflitta dall’orgoglio maschile di Ryan.

      Entrò nell’edificio e presentò le sue credenziali alla guardia di sicurezza. Quest’ultima lesse il suo nome e le disse che avrebbe dovuto recarsi direttamente nell’ufficio dell’Agente Crivaro.

      Mentre prendeva l’ascensore, Riley concluse che questo fatto dimostrava la correttezza della sua intuizione originale, ossia che fosse stata un’idea dell’Agente Crivaro farla trasferire a Quantico. Evidentemente, lui la voleva lì. E Crivaro non era soltanto un buon agente anziano, era quasi una leggenda nell’FBI.

      Ma che cosa avrebbe voluto che una novellina come lei facesse il suo primo giorno di lavoro?

      Scartoffie, probabilmente, suppose.

      Sembrava una prospettiva noiosa, ma sapeva che il suo lavoro all’FBI non si sarebbe rivelato tutto un’avventura. Sebbene, come recluta, avesse vissuto un’esperienza sul campo insolitamente forte, era ancora quello: una recluta. Prendere le cose con calma sembrava davvero una buona idea. Non sarebbe stata tutta un’avventura, ma almeno non sarebbe neanche stato sempre rischioso.

      E sarebbe stato bello avere un lavoro regolare, almeno per un po’. Un orario affidabile poteva far migliorare le cose tra lei e Ryan, dando loro una possibilità di abituarsi di nuovo l’uno all’altra.

      Uscì dall’ascensore e si diresse in fondo al corridoio fino all’ufficio di Crivaro, poi bussò alla porta. Sentì una familiare voce burbera, che la invitava ad entrare.

      Quando aprì la porta, vide Crivaro accanto alla sua scrivania. Indossava giacca e cappello.

      Una valigia era ai suoi piedi.

      L’uomo dette un’occhiata al suo orologio e disse: “Era ora che arrivassi.”

      Riley guardò il suo orologio e vide che non era affatto tardi. In realtà era piuttosto presto. Ma era troppo stupita per dirlo ad alta voce.

      “Dov’è la tua valigia?” Crivaro chiese.

      “Um, nella mia auto” Riley rispose.

      Sebbene non sapesse molto del lavoro di agente del BAU, sapeva però che era sempre importante avere una valigia pronta per andar via all’ultimo momento. Non che si aspettasse di usarla così presto.

      Crivaro chiese: “Hai parcheggiato nel parcheggio del personale?”

      Riley annuì.

      “OK, allora” Crivaro disse, prendendo la sua valigia sulla spalla. “La prenderemo mentre andiamo alla mia auto.”

      Crivaro passò a passo spedito davanti a Riley, uscendo dall’ufficio. Riley gli corse dietro per stare al suo passo.

      Allora balbettò: “M-ma dove stiamo andando?”

      “Abbiamo un caso in Arizona” Crivaro rispose. “Prenderemo un volo commerciale per Phoenix, guiderò io fino all’aeroporto.”

      Riley era stordita da questo improvviso sviluppo.

      “Quanto tempo resteremo in Arizona?” chiese.

      “Per tutto il tempo necessario” fu la risposta di Crivaro. “Non sono solito fare congetture su tali questioni.”

      Riley soffocò un sussulto. Questa era l’ultima cosa che si sarebbe

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