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di ottimismo gli brillò negli occhi.

      “I Sorveglianti sono lì,” disse. “E ci sono anche altri guerrieri. Uomini che possono combattere per noi.” Annuì eccitato. “Buona scelta,” aggiunse. “In quella torre possiamo essere al sicuro. E se la tua amica è lì, tanto meglio. È a un giorno di cammino da qui. Andiamo. Dobbiamo fare presto.”

      Le prese la mano e senza dire un’altra parola i due partirono, Dierdre riempita di un nuovo senso di ottimismo mentre si dirigevano verso la foresta e da qualche parte, all’orizzonte, verso la Torre di Ur.

      CAPITOLO TRE

      Kyra si teneva stretta mentre avanzava in un prato infuocato. Le fiamme si innalzavano fino al cielo e poi si abbassavano con la medesima rapidità diventando di diversi colori, accarezzandole la pelle mentre lei camminava con le braccia lungo i fianchi. Ne sentiva l’intensità, sentiva che il fuoco la avvolgeva, la stringeva in un abbraccio. Sapeva che stava andando verso la morte, ma non poteva cambiare direzione.

      Eppure in qualche modo, incredibilmente, non sentiva alcun dolore. Provava invece un senso di pace. Il senso della propria vita che giungeva al termine.

      Guardò avanti e attraverso le fiamme vide sua madre che la aspettava da qualche parte dalla parte opposta, dall’altro lato del prato. Provava un senso di pace sapendo che finalmente si sarebbe ritrovata tra le sue braccia.

      Sono qui Kyra, la chiamava. Vieni da me.

      Kyra fissava le fiamme riuscendo a distinguere appena il volto di sua madre, quasi trasparente, parzialmente nascosto dal muro di fuoco che si innalzava tutt’attorno. Si inoltrò più a fondo tra le fiamme crepitanti, incapace di fermarsi fino a che non si trovò circondata da ogni parte.

      Un ruggito fendette l’aria, più forte ancora del suono del fuoco, e Kyra sollevò lo sguardo rimanendo sbalordita di fronte alla veduta di un cielo pieno di draghi. Volavano in cerchio e ruggivano, e mentre lei li guardava uno di essi, enorme, scese ruggendo dritto verso di lei.

      Kyra sentiva che era la morte che le veniva incontro.

      Mentre il drago si avvicinava con gli artigli protesi, improvvisamente il terreno vicini a lei si ritrasse e Kyra si trovò a cadere, a precipitare verso il cuore della terra, una terra piena di fiamme, un luogo dal quale sapeva che mai sarebbe fuggita.

      Kyra aprì gli occhi di soprassalto, respirando affannosamente. Si guardò in giro, chiedendosi dove si trovasse, sentendosi dolorante in ogni parte del corpo. Provava dolore al volto, dove la guancia era gonfia e pulsante, e sollevando lentamente la testa provò difficoltà nel respirare, dato che aveva il volto ricoperto di fango. Si rese conto che si trovava sdraiata a faccia in giù nella terra e quando mise i palmi al suolo per tirarsi lentamente su, si tolse il fango dalla faccia chiedendosi cosa stesse accadendo.

      Un improvviso ruggito squarciò l’aria e Kyra sollevò lo sguardo provando un’ondata di terrore scorgendo qualcosa in cielo, qualcosa che questa volta era reale. L’aria era piena di draghi di tutte le forme, misure e colori, tutti che volavano in cerchio, ruggendo e sputando fuoco, infuriati. Mentre li guardava, uno di essi scese e soffiò una colonna di fiamme che dal cielo raggiunse il terreno.

      Kyra si guardò in giro osservando i dintorni e il cuore le accelerò di un battito rendendosi conto di dove si trovava: Andros.

      Tutto le tornò in mente di colpo. Stava volando in groppa a Theon, diretta verso Andros per salvare suo padre, quando erano stati attaccati in cielo da un branco di draghi. Erano apparsi dal nulla in mezzo al cielo, avevano morso Theon e li avevano fatti cadere a terra. Kyra si rese conto di aver probabilmente perso i sensi.

      Ora si era destata per un’ondata di calore, di orrendi ruggiti, per la capitale nel caos: guardandosi attorno vide che c’era fuoco dappertutto. Ovunque la gente correva per mettersi in salvo, gridando mentre il fuoco scendeva a ondate, come una tempesta. Era come se fosse sopraggiunta la fine del mondo.

      Kyra udì un respiro affannoso e il cuore le sprofondò nel petto vedendo Theon sdraiato vicino a lei, riverso su un fianco, ferito e con il sangue che colava dalle scaglie. Aveva gli occhi chiusi, la lingua gli penzolava dal lato della bocca e sembrava essere sul punto di morire. Kyra si rese conto che l’unico motivo per cui erano ancora vivi era che entrambi erano ricoperti da un cumulo di macerie. Dovevano essere stati scagliati contro un edificio che era poi collassato sopra di loro. Almeno questo li aveva tenuti al riparo, nascosti dalla vista dei draghi che volavano in alto.

      Kyra sapeva che doveva immediatamente tirare lei e Theon fuori da lì. Non avevano molto tempo prima che i draghi si accorgessero di loro.

      “Theon!” disse con urgenza.

      Si voltò e si alzò, schiacciata dalle macerie. Finalmente riuscì a togliersi di dosso i grossi pezzi dalla schiena e a liberarsi. Poi corse verso Theon e iniziò a ripulire la montagna di macerie che lo ricopriva. Riuscì a spazzare via la maggior parte delle rocce, ma quando si mise a spingere il masso più grosso dalla sua schiena, quello che lo teneva bloccato a terra, non ottenne nulla. Non contava quanto si sforzasse: non si muoveva.

      Kyra corse ad afferrare il muso del drago, disperatamente desiderosa di sollevarlo. Gli accarezzò le scaglie e lentamente, con suo sollievo, Theon aprì gli occhi. Ma subito li richiuse e lei lo scosse con maggior impeto.

      “Alzati!” gli disse. “Ho bisogno di te!”

      Theon aprì di nuovo gli occhi, lentamente, poi si voltò a guardarla. Il dolore e la rabbia nel suo sguardo si addolcirono quando la vide. Cercò di spostarsi, di alzarsi, ma era chiaramente troppo debole: il masso lo schiacciava a terra.

      Kyra spinse il sasso con furia, ma poi scoppiò a piangere rendendosi conto che non era capace neppure di muoverlo. Theon era incastrato. Sarebbe morto lì. E sarebbe morta anche lei.

      Udendo un ruggito, Kyra sollevò lo sguardo e vide un enorme drago con verdi scaglie appuntite che li aveva scorti. Ruggì con furia e iniziò a scendere verso di loro.

      Lasciami qui.

      Kyra udì una voce riverberare profondamente dentro di lei. La voce di Theon.

      Vai a nasconderti. Vattene lontano da qui. Fino a che c’è ancora tempo.

      “No!” gridò lei, scossa, rifiutandosi di abbandonarlo.

      Vai. Insistette lui. Altrimenti moriremo qui tutti e due.

      “E allora moriremo tutti e due!” gridò lei, sopraffatta da una ferrea determinazione. Non avrebbe abbandonato il suo amico. Mai.

      Il cielo si fece più buio e Kyra sollevò lo sguardo vedendo l’enorme drago che scendeva con gli artigli protesi. Aprì la bocca mettendo in luce file di denti affilati, e lei capì che mai sarebbe sopravvissuta. Ma non le interessava. Non avrebbe abbandonato Theon. La morte l’avrebbe presa, ma non la codardia. Non aveva paura di morire.

      Solo di non vivere come si deve.

      CAPITOLO QUATTRO

      Duncan correva insieme agli altri attraverso le vie di Andros, zoppicando, facendo del suo meglio per tenere il passo con Aidan, Motley e la ragazzina che c’era con loro, Cassandra, mentre il cane di Aidan – Bianco – gli stava alle calcagna e lo spingeva avanti. A tirarlo per un braccio c’erano il suo vecchio e fidato comandante Anvin e il suo nuovo scudiero Septin al fianco, che cercava di fare del suo meglio per continuare ad andare avanti, sebbene evidentemente fuori forma lui stesso. Duncan vedeva quanto fosse ferito l’amico ed era commosso che fosse venuto in quelle condizioni, che avesse rischiato la vita e avesse fatto tutta quella strada per salvarlo.

      Lo squinternato gruppo correva lungo le strade di Andros devastate dalla guerra, con il caos che esplodeva tutt’attorno e ogni probabilità di sopravvivenza contro di loro. Da una parte Duncan si sentiva estremamente sollevato di essere libero, felice di rivedere suo figlio, riconoscente di trovarsi insieme a tutti loro. Ma guardando il cielo sentiva anche di aver lasciato una cella solo per ritrovarsi scagliato contro morte certa. Il cielo era pieno di draghi che volavano in cerchio, che scendevano verso il basso abbattendo edifici, distruggendo la città sputando spaventose colonne di fuoco. Intere strade erano piene di fiamme e bloccavano

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