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di aprire il ciondolo, in precedenza, ma qualcosa le diceva che stavolta sarebbe stato diverso. Si accorse che era stata bagnata dalle sue lacrime: forse, in qualche modo, erano riuscite a far schiudere il ciondolo.

      Le due metà in effetti si aprirono facilmente e una luce bianca inondò la grotta, illuminando le figure di Scarlet e Sage. Nel cuore della luce, comparve un’immagine. Scarlet la studiò. Era un castello che s’innalzava nel bel mezzo del mare, ma non si trattava di quello di Boldt. Era più alto e più sottile, con una torre più elaborata.

      Scarlet scosse Sage per la spalla.

      “Guarda” gli disse.

      Sage riuscì ad aprire a metà un occhio stanco.

      Scarlet lo sentì fare un profondo respiro.

      “Sai dove si trova?” lei chiese.

      Sage annuì. “Sì.”

      Poi, affondò la testa nel grembo della ragazza, esausto.

      Qualcosa, dentro Scarlet, le suggeriva che quel luogo era importante, ovunque si trovasse. E se Sage lo conosceva, allora era importante anche per gli Immortali. Perché la sua collana le aveva mostrato quel luogo? E per quale motivo si apriva soltanto con le sue lacrime? Di sicuro, era un indizio.

      Scarlet richiuse la collana, e la luce bianca svanì, portando via con essa l'immagine di quel castello diroccato nel bel mezzo dell’oceano in tempesta. In qualche modo, sapeva, nel profondo del suo essere, che, se Sage fosse arrivato a quel castello, sarebbe sopravvissuto. Ma lei aveva pochissimo tempo a disposizione.

      Si mise Sage privo di sensi sulla schiena. Era pesante, ma stavolta Scarlet era più determinata che mai, e più sicura che ci fosse speranza. Spiccò allora il volo.

      Lo avrebbe salvato. Ad ogni costo.

      CAPITOLO SETTE

      Caitlin faticò a riacquistare fiato, mentre cadeva nel cielo notturno. Un momento prima Caleb aveva premuto il pulsante di espulsione e, subito dopo, improvvisamente intorno a lei l’aereo non esisteva più. Intorno a lei c’era solo aria oscura, mentre precipitava verso l’oceano ruggente.

      Si guardò, cercando il marito. Lui non c'era. Provò angoscia, continuando a cercarlo e, finalmente, lo scorse sopra di lei, col paracadute aperto. A gesti le indicava la corda del suo paracadute. Non riusciva a sentirlo, perché il rumore dell’aria ruggiva intorno a lei.

      Poi, comprese: il marito cercava di dirle di tirare la corda. Lo fece e, di colpo, smise di precipitare. Tutto, all'improvviso, divenne silenzioso. Lei stava librandosi, il paracadute bianco era aperto sopra di lei, come le ali di un angelo.

      Caitlin respirò profondamente per calmare il battito accelerato del suo cuore. Tornò a guardare Caleb, che le mostrò i pollici in su. L’uomo, che aveva molta più esperienza in quel genere di situazioni, riuscì a fare in modo di essere quasi entrambi sulla stessa scia.

      “Farà freddo!” le gridò.

      Caitlin guardò in basso. L'acqua era vicina.

      Prima che avesse anche solo la possibilità di pensare alle onde ghiacciate che stavano per compirlo, un'enorme esplosione fece tremare ogni cosa.

      Colta dal panico, Caitlin guardò alla sua destra e vide che l’aereo si era schiantato da qualche parte. Sopraffatta da un brutto presentimento, seppe istintivamente che si trattava proprio dell'edificio che aveva visto lontano all'orizzonte, dove il suo intuito le diceva trovarsi Scarlet.

      “No!” gridò.

      Un incendio scoppiò e pezzi di fusoliera in fiamme caddero in acqua, mentre un'enorme nube di fumo si estendeva nell'aria.

      Poi, Caitlin cadde nell'oceano.

      La donna ansimò, sommersa dall'acqua gelida. Il freddo era tanto intenso che le ossa sembravano trasformarsi in ghiaccio.

      Ma il dolore acuto provocato dal gelo dell’oceano era nulla rispetto all'angoscia che le stava attanagliando il cuore. Davanti ai suoi occhi, l'edificio in cui Caitlin era certa si trovasse sua figlia, ora era in fiamme. Riuscì a vedere, semi nascosta dalla nebbia, il soffitto crollare. Un istante dopo, il muro che si ergeva sulla riva crollò anch'esso nell'oceano, lasciando una profonda spaccatura sul lato esterno.

      “Caitlin!” la voce di Caleb si fece sentire da una breve distanza.

      Caitlin scosse la testa, e riprese i sensi. Il marito si era già liberata del paracadute, che ora galleggiava poco distante, trascinato dalla forte corrente, e si avvicinava a lei a nuoto.

      “Togliti l'imbracatura!” Caleb le gridò non appena la raggiunse.

      Caitlin obbedì sentendosi immediatamente più leggera nell'acqua. Ma il corpo era ancora stanco, e gli abiti inzuppati la stavano spingendo giù.

      “Dobbiamo arrivare sulla terraferma” Caleb disse.

      Con un braccio provò poi a sostenere la moglie. Lei sentì che lui tremava. Capì che si sforzava di essere forte per lei ma stavano rischiando davvero molto.

      “Pensi di riuscire a nuotare fin là?” il marito aggiunse, indicando con il capo il Castello di Boldt, ormai crollato.

      Caitlin batté i denti.

      “E se l'aereo l’avesse colpita?” la donna riuscì a dire.

      Lui scosse la testa. “Non pensarlo neanche.”

      “Non posso farne a meno. E' nostra figlia. E se —”

      Ma Caleb non le lasciò terminare la frase. Premette la mano sul cuore di Caitlin.

      “Se fosse morta, lo sapresti” lui disse. “Non è così? Se puoi sentire nostra figlia, rintracciarla, allora lo sapresti nel tuo cuore. O sbaglio?”

      Caitlin si morse il labbro.

      “Sì” lei rispose, infine. “Hai ragione. Lo saprei se fosse morta. Lo sentirei.”

      Ma anche se aveva pronunciato queste parole, credendoci, non riusciva a fare a liberarsi di quel brutto presentimento. Anche se Scarlet fosse stata viva, quasi certamente era ancora in pericolo.

      Caitlin cominciò a sentire la fatica nelle braccia, per aver nuotato contro la corrente dell'oceano così a lungo.

      “Che cosa facciamo?” gridò a Caleb. “L’unico approdo è da quella parte.”

      Lei indicò il Castello di Boldt, che si innalzava in cima alla scogliera. Caleb seguì la direzione del dito della moglie.

      “Lo so” rispose con trepidazione.

      Caitlin annuì.  Aveva il viso coperto dai riccioli bagnati. Li spostò e cominciò a nuotare verso il castello.

      Proprio in quel momento, un rumore catturò l'attenzione di Caitlin. Sembrava una sorta di lamento distante, meccanico. E familiare. Diventava più forte.

      Caitlin si guardò intorno, cercando Caleb.

      “Un elicottero” esclamò.

      Caleb si fermò, scrutando nel cielo, mentre il rumore diveniva sempre più forte.

      “La polizia?” disse. “Non possono ancora essere sulle nostre tracce, vero? A meno che l'aereo non sia stato seguito.”

      L’uomo sferrò un pugno sull'acqua, causando un enorme schizzo. Ma il suono fu quasi completamente coperto dalle eliche di un elicottero, che si avvicinava in fretta.

      Sul suo volto si dipinse la rassegnazione.

      “Preparati” lui disse. “La situazione sta per farsi molto più pericolosa.”

*

      Ai due occorsero svariati minuti per nuotare fino al Castello di Boldt. Il lato più vicino era completamente distrutto: lì erano precipitati i resti della costruzione. Pietre e detriti si erano accumulati sulla riva dell'oceano, creando una sorta di piano inclinato, su cui ora potevano arrampicarsi. Era una situazione precaria, ma ce la fecero, giungendo finalmente al Castello di Boldt.

      L'odore del carburante dell'aereo era forte nell'aria, misto con quello di polvere, fumo e sale marino. Caitlin sentì, in lontananza,

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