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ragazzo di persona, ma stando a quello che mi diceva Christine, non credo sia stato lui.”

      Mackenzie si accorse che la signora Lynch faceva di tutto per evitare parole come uccisa o assassinata. Immaginò che il motivo per cui quella donna riuscisse a mantenere il controllo fosse che era riuscita a distanziarsi dalla situazione. A facilitare il tutto, probabilmente, c’era anche il fatto che madre e figlia vivevano in stati diversi da qualche tempo, ormai.

      “Cosa ci può dire della vita di Christine qui a Baltimora?” proseguì Mackenzie.

      “Dunque, aveva iniziato il college a San Francisco. Voleva diventare avvocato, ma la scuola e gli indirizzi di studio… non facevano per lei. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata sul fatto che avesse intenzione di fare domanda alla Queen Nash University. Una lunga chiacchierata. Suo padre morì che lei aveva undici anni, e da allora siamo sempre state sole, io e lei. Niente zii e zie. La nostra è sempre stata una piccola famiglia. Ha ancora la nonna, ma soffre di demenza e si trova in una struttura vicino a Sacramento. Non so se lo sapete già, ma Christine sarà cremata qui a Baltimora. Non ha senso farla portare fino in California per fare la stessa cosa. Non abbiamo particolari legami con la zona, inoltre le piaceva molto stare qui, perciò…”

      Questa povera donna rimarrà completamente sola, pensò Mackenzie. Era sempre consapevole di cose del genere quando interrogava le persone, ma quel pensiero sembrò investirla con il peso di un macigno.

      “Ad ogni modo, fu ammessa e nel giro di un semestre aveva deciso che le piaceva un sacco. Lo diceva sempre in tono di scuse, preoccupata che la sua anziana madre dovesse vivere da sola senza di lei. Si teneva in contatto con me, chiamandomi un paio di volte a settimana. Mi raccontava delle lezioni e anche, come dicevo prima, di Clark.”

      “Cosa raccontava di lui?” volle saper Ellington.

      “Solo che era un tipo carino e molto spiritoso. A volte mi diceva che poteva essere un po’ noioso e che aveva la tendenza ad alzare un po’ il gomito quando era in compagnia,”

      “Ma niente di negativo?”

      “Non che riesca a ricordare.”

      “Perdoni la domanda” disse Mackenzie, “ma sa se loro due avessero un rapporto esclusivo? Quello che intendo è, crede fosse possibile che Christine frequentasse qualcun altro allo stesso tempo?”

      La signor Lynch ci rifletté per un momento. Non sembrava offesa per quella domanda; rimase calma come quando li aveva accolti nella hall. Mackenzie si domandò quanto tempo sarebbe passato prima che la poveretta infine cedesse.

      “Non mi ha mai accennato ad altri pretendenti” disse la signora Lynch. “E credo di sapere perché me l’ha chiesto. Mi è stata descritta la scena del ritrovamento… incluso il fatto che fosse seminuda. Io avevo semplicemente immaginato…”

      Si interruppe prendendosi qualche secondo per ricomporsi. Quello che stava per dire aveva risvegliato le emozioni dentro di lei, ma riuscì a reprimerle prima di farsi sopraffare. Quando riprese a parlare, il suo volto pareva di pietra.

      “Avevo semplicemente immaginato che si trattasse di uno stupro finito male. Che forse l’uomo per qualche motivo fosse troppo nervoso e non sia riuscito a portare a termine il piano. Ma immagino che esista anche la possibilità che ci fosse un altro uomo nella sua vita. Se era così, io semplicemente non ne ero a conoscenza.”

      Mackenzie annuì. Anche lei aveva pensato al tentato stupro, ma il modo in cui la maglia sembrava essere stata gettata sul pavimento e il fatto che Christine ci fosse sdraiata sopra… la cosa non quadrava con quella possibilità.

      “Bene, signora Lynch, non vogliamo disturbarla più dello stretto necessario” disse Mackenzie. “Per quanto tempo ha intenzione di restare in città?”

      “Ancora non lo so. Forse un giorno o due dopo il funerale.” Alla parola funerale, la voce le si incrinò appena.

      Ellington le porse un biglietto da visita, alzandosi dal divanetto. “Se per caso le viene in mente qualcosa, o se sente qualcosa durante il funerale, la prego di farcelo sapere.”

      “Naturalmente. Grazie di occuparvi del caso.” la signora Lynch aveva un’aria sconsolata mentre Mackenzie ed Ellington si allontanavano. Ci credo bene, pensò Mackenzie. È sola in una città che non conosce e deve occuparsi della figlia deceduta.

      La signora Lynch li seguì con lo sguardo, salutandoli con la mano. Una volta in macchina, Mackenzie realizzò per la prima volta di avere gli ormoni impazziti per via della gravidanza. Provava una profonda compassione per la signora Lynch, ed era quasi sicura che non sarebbe stata così intensa se non avesse saputo di aspettare un bambino. Mettere al mondo una vita, farla crescere solo per vedersela strappare via in modo così brutale… doveva essere straziante. Mackenzie si sentiva angustiata per la signora Lynch, mentre lei ed Ellington si immettevano nel traffico.

      All’improvviso, Mackenzie fu invasa da un’ondata di determinazione. Aveva sempre avuto la passione per raddrizzare i torti – per consegnare assassini e uomini e donne malvagi alla giustizia. Che fossero gli ormoni oppure no, si ripromise che avrebbe trovato l’assassino di Christine Lynch, se non altro almeno per offrire un senso di chiusura a Margaret Lynch.

      CAPITOLO SEI

      Il primo nome sulla lista di amici fornita da Clark Manners era un certo Marcus Early. Quando provarono a contattarlo, partì la segreteria telefonica. Allora tentarono con il secondo nome sulla lista, Bethany Diaggo, e la ragazza accettò di incontrarli subito.

      La raggiunsero sul suo luogo di lavoro, uno studio legale dove stava praticando il tirocinio come previsto dal suo piano di studi alla Queen Nash. Poiché l’ora di pranzo era vicina, Bethany semplicemente uscì mezz’ora prima e si incontrò con loro in una delle piccole sale riunioni sul retro dell’edificio.

      “Ci è stato riferito che la notte in cui Christine è stata uccisa si trovava all’appartamento di Clark Manners.” esordì Mackenzie. “Cosa ci può raccontare di quella sera?”

      “Ci eravamo trovati solo per divertirci un po’. Abbiamo bevuto, forse un po’ troppo, abbiamo giocato a carte, guardato le repliche di The Office e basta, direi.”

      “Perciò non ci sono stati litigi?” volle sapere Mackenzie.

      “No. Però ho notato che Christine aveva iniziato ad arrabbiarsi con Clark. A volte, quando beve tende a esagerare. Christine non ha detto niente quella sera, ma si capiva che si stava irritando.”

      “Sa se questo ha mai causato problemi tra loro in passato?”

      “Non che io sappia. Credo che Christine semplicemente se ne fosse fatta una ragione. Sono abbastanza sicura che pensasse che la loro storia non sarebbe durata per sempre.”

      “Bethany, conosce una ragazza che si chiama Jo Haley? Ha più o meno la sua età, e anche lei era una studentessa alla Queen Nash.”

      “Sì. Non la conoscevo bene come Christine, ma eravamo in rapporti amichevoli. Era raro che uscissimo insieme, però se ci incontravamo in un locale, di solito finivamo per sedere allo stesso tavolo per chiacchierare.”

      “Deduco che sappia che anche lei è stata uccisa qualche giorno fa, giusto?” intervenne Ellington.

      “Sì. Per una specie di crudele ironia della sorte, è stata proprio Christine a darmi la notizia.”

      “Sa come l’aveva imparato?” chiese Mackenzie.

      “Non ne ho idea. Credo che avessero alcune lezioni in comune. Oh, e avevano anche lo stesso consulente accademico.”

      “Consulente accademico?” ripeté Ellington. “È un altro modo per dire referente scolastico?”

      “Più o meno” disse Bethany.

      “Ed è sicura che Jo e Christine avessero lo stesso consulente?” chiese Mackenzie.

      “Così sosteneva Christine. Me l’ha detto quando mi ha riferito che Jo era stata uccisa. Ha detto che il fatto era fin troppo vicino a lei.” Bethany si interruppe, forse intuendo per la prima volta l’inquietante senso

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