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Questo vuoi dire che fecero il giro del paese e arrestarono tutti quelli che trovarono.

      Arrestarono Mastro Uvetta, naturalmente. Il ciabattino prese la lesina per grattarsi la testa e li seguì brontolando. I Limoncini gli sequestrarono la lesina.

      – Non potete portare armi con voi, – dissero severamente a Mastro Uvetta.

      – E io con che cosa mi gratto?

      – Quando vi volete grattare, avvisate il comandante e ci penserà lui.

      Così Mastro Uvetta, quando aveva bisogno di grattarsi la testa per riflettere, avvisava il comandante dei Limoncini e subito un Limoncino gli grattava la testa con la sciabola.

      Anche il professor Pero Pera fu arrestato: gli lasciarono prendere solo il violino e una candela.

      – Che cosa ne volete fare della candela?

      – Mia moglie me l'ha messa in tasca, perché dice che le prigioni del Castello sono molto scure.

      Insomma, furono arrestati tutti gli abitanti del villaggio, eccetto il sor Pisello, perché era un avvocato, e Pirro Porro, perché non lo trovarono.

      Pirro Porro non si era mica nascosto, anzi: se ne stava tranquillo sul balcone, con i bafi tirati dalle due parti, e sui bafi il bucato steso ad asciugare. Le guardie lo scambiarono per[96] un palo e non gli badarono.

      Zucchina seguì i Limoncini sospirando secondo il suo solito.[97]

      – Perché sospirate tanto? – gli domandò severamente il comandante.

      – Perché ho tanti sospiri. Ho lavorato tutta la vita e ogni giorno ne mettevo da parte una dozzina: adesso ne ho migliaia e migliaia e bisogna pure che li adoperi.

      Fra le donne, fu arrestata solamente la sora Zucca: e siccome si rifiutava di camminare, le guardie la rovesciarono e la fecero rotolare[98] fin sulla porta della prigione. Era così rotonda.

      Siccome erano molto furbi, i Limoncini non arrestarono nemmeno Cipollino, che se ne stava tranquillo seduto sul muricciolo a vederli passare, in compagnia di una bambina qualunque, che si chiamava Ravanella.

      I Limoncini domandarono proprio a loro se avessero visto da quelle parti un pericoloso malandrino di nome Cipollino.

      Essi risposero che l'avevano visto nascondersi sotto il berretto del comandante e scapparono sghignazzando.

      Quel giorno stesso, però, andarono a fare un giro d'ispezione al Castello, per sapere che ne era stato dei prigionieri.[99]

      Rispondete alle domande:

      1. Chi era arrivato al Castello delle Contesse del Ciliegio nel giorno che Cipollino fece trasportare nel bosco la casetta del sor Zucchina?

      2. Cosa faceva il barone Melarancia dalla mattina alla sera a dalla sera alla mattina?

      3. Perché si svegliò?

      4. Di che cosa erano cariche le carovane che partivano continuamente dai suoi possedimenti?

      5. Di che si occupavano i suoi quattro servitori?

      6. Perché il barone Melarancia diventò povero in canna?

      7. Che tattica adoperava il Duchino Mandarino quando voleva ottenere cose che desiderava?

      8. Com’era Ciliegino?

      9. Che tipo di ordini gli impartivano quel giorno le Contesse del Ciliegio?

      10. Chi era Fragoletta?

      11. Perché Fragoletta aveva compassione di Ciliegino?

      12. Chi erano i Limoncini e perché furono chiamati dal Cavalier Pomodoro?

      13. Chi arrestarono i Limoncini?

      14. Perché non fu arrestato Pirro Porro?

      15. In che modo i Limoncini portarono la sora Zucca fin sulla porta della prigione?

      CAPITOLO VII Ciliegino, per una volta, a don Prezzemolo si rivolta

      Il Castello era un po’ in cima alla collina ed era circondato da un gran parco. C’era un cartello che da una parte diceva: «Vietato l'ingresso» – e dall'altra parte diceva invece: «Vietata l'uscita ».

      Una parte era destinata ai ragazzi del villaggio, perché non gli venisse la tentazione di scavalcare l'inferriata per andare a giocare sotto gli alberi del parco; l'altra era per Ciliegino, perché non gli venisse la tentazione di scappare nel villaggio a imbrancarsi con i figli dei poveri.

      Ciliegino passeggiava solo soletto, stando bene attento a non[100] calpestare le aiuole e a non rovinare i fiori. Difatti il suo precettore, don Prezzemolo, aveva fatto mettere dappertutto dei cartelli, su cui c'era scritto quello che Ciliegino poteva fare e quello che non poteva fare.

      Per esempio, vicino alla vasca dei pesci rossi c'era questo cartello:

      «E' vietato a Ciliegino mettere le mani nella vasca».

      E c'era anche quest'altro:

      «E' vietato ai pesci rivolgere la parola[101] a Ciliegino».

      In mezzo alle aiuole fiorite c'erano cartelli come questo:

      «Ciliegino non deve toccare i fiori, altrimenti resterà senza frutta».

      Oppure, come questo:

      «Guai a Ciliegino se calpesta l'erba dovrà scrivere duemila volte: io sono un ragazzo bene educato».

      Questi cartelli erano un'idea di don Prezzemolo, che non era un prete, ma il precettore di Ciliegino.

      Il nostro Visconte aveva chiesto alle nobili zie il permesso di andare alla scuola del villaggio, insieme a tutti i ragazzi che vedeva andare e tornare dalla scuola, agitando gloriosamente le cartelle come bandiere. Ma Donna Prima era inorridita:

      – Un Conte del Ciliegio nello stesso banco di un contadino? Giammai!

      Donna Seconda aveva ribadito:

      – I pantaloni di un Conte del Ciliegio sul legno di un volgare banco di scuola? Non sarà mai!

      Così era stato afittato un maestro privato, per l'appunto don Prezzemolo, chiamato a quel modo perché saltava sempre fuori da tutte le parti.

      Se Ciliegino, nel fare il compito, osservava una mosca che era entrata in una macchia d'inchiostro e voleva imparare a scrivere, saltava fuori da chissà dove[102] don Prezzemolo, si sofiava il naso in un fazzolettone a quadri rossi e azzurri e cominciava:

      – Guai a quei ragazzi che guardano le mosche! Si comincia sempre così. Poi una mosca tira l'altra, si comincia a guardare anche il ragno, poi il gatto, poi tutti gli altri animali e ci si dimentica di studiare la lezione. Chi non studia la lezione non può diventare un bravo bambino. Chi non diventa un bravo bambino non diventa un brav'uomo. E chi non è un brav'uomo va in prigione. Ciliegino, se non vuoi finire in prigione,[103] smettila di guardare quella mosca.

      Se Ciliegino apriva il suo albo per disegnare qualche bella figura, saltava fuori chissà da dove don Prezzemolo, si sofiava il naso e cominciava:

      – Guai a quei ragazzi che perdono il tempo a disegnare le belle figure. Che cosa potranno diventare da grandi? Al più al più degli imbianchini, cioè persone sudice e malvestite che girano giorno e notte a insudiciare i muri e perciò finiscono in prigione come si meritano. Ciliegino, vuoi tu finire in prigione?

      Per paura della prigione, Ciliegino non sapeva a che santo votarsi.[104]

      Per

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приняли его за

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как обычно

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покатили

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что стало с пленниками

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очень стараясь не

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обращаться

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выскакивал откуда-то

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если не хочешь попасть в тюрьму

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не знал, какому святому молиться