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fossero rotolati giù l'uno sull'altro, la sorpresa di Pomodoro non sarebbe stata maggiore. Ciliegino che calpestava l'erba! Ciliegino che parlava con due straccioni!

      In uno di quei due straccioni, poi, Pomodoro ravvisò addirittura il monello che lo aveva fatto piangere abbondantemente. Montò in furore[112] e diventò così rosso che se fossero passati di lì i pompieri avrebbero dato mano alle pompe per spegnerlo.

      – Signor Visconte! – chiamò con voce terribile. Ciliegino si volse, impallidì, si strinse all'inferriata.[113]

      – Amici, – bisbigliò, – scappate, prima che Pomodoro possa farvi del male.

      Cipollino e Ravanella scapparono, senza smettere di ridere.

      – Per questa volta,[114] – osservò Ravanella, – la nostra spedizione non è riuscita.

      Ma Cipollino non la pensava così:[115]

      – E chi te l'ha detto? Abbiamo conquistato un amico, e questo non è poco.

      Il loro nuovo amico, intanto, si preparava a subire le lavate di capo di Pomodoro, di don Prezzemolo, di Donna Prima, di Donna Seconda e di tutto il parentado. Il povero ragazzo si sentiva infelice come non mai.

      Per la prima volta egli aveva trovato due amici, per la prima volta in vita sua aveva riso di cuore, ed ecco che doveva perdere tutto di nuovo: Cipollino e Ravanella erano scappati giù per la collina e forse non li avrebbe più rivisti. Quanto avrebbe dato[116] per essere con loro, là fuori, dove non c'erano cartelli, dove si potevano calpestare i prati e cogliere i fiori!

      Per la prima volta nel cuore di Ciliegino c'era quella cosa strana e terribile che si chiama dolore. Era una cosa troppo grande per lui, e Ciliegino sentì che non l'avrebbe potuta sopportare. Si gettò a terra e cominciò a singhiozzare disperatamente.

      Pomodoro lo raccolse, se lo mise sotto il braccio come un fagottello[117], e si avviò su per il viale.

      Rispondete alle domande:

      1. Dove era situato il Castello delle Contesse del Ciliegio?

      2. Quali raccomandazioni erano scritte sui cartelli sistemati dappertutto nel parco del Castello?

      3. Chi aveva fatto mettere questi cartelli e con quale scopo?

      4. Per quale motivo le contesse non permettevano a Ciliegino di andare alla scuola del villaggio?

      5. Per quale ragione don Prezzemolo aveva vietato a Ciliegino di osservare una mosca che era entrata in una macchia d’inchiostro?

      6. Perché, secondo don Prezzemolo, i ragazzi non dovevano disegnare le belle figure?

      7. In quali momenti Ciliegino poteva sentirsi un po’ libero?

      8. Che cosa faceva Ciliegino quando passava vicino ai cartelli?

      9. Come si conobbero Ciliegino e Cipollino?

      10. In quali giorni della settimana era vietato a Ciliegino ridere?

      11. Quale strano rumore disturbò le Contesse e suscitò sospetti in Pomodoro?

      12. Facendo un giretto d’ispezione dietro il Castello, dove passava la strada del villaggio, che cosa scoprì Pomodoro e perchè montò in furore?

      13. Cipollino e Ravanella scappati, perchè Ciliegino si gettò a terra e cominciò a singhiozzare disperatamente?

      Capitolo VIII

      O che brutta malattia

      Ciliegino continuò a piangere per tutta la sera. Il duchino Mandarino lo scherniva crudelmente:

      – Ti consumerai tutto in lagrime, – egli diceva, – non resterà neanche il nocciolo.

      Il barone Melarancia, come certi grassi molto grassi, aveva qualche cosa di dolce in fondo al cuore. Per consolare Ciliegino gli offrì addirittura un pezzetto della sua torta. Mica tanto, però: un cucchiaino, ecco. Ma conoscendo il vizio del barone, quella generosità non era da disprezzare.

      Le Contesse invece erano inviperite:

      – Nostro nipote doveva scegliere di suonare il piffero, – osservava Donna Prima.

      – Sarebbe riuscito benissimo anche senza il piffero a fare un ottimo concerto, – rincarava Donna Seconda.

      – Domani, – minacciava don Prezzemolo, – domani ti farò scrivere tremila volte: «Non devo piangere a tavola perché disturbo la digestione ai miei commensali».

      Quando però fu chiaro che Ciliegino non avrebbe smesso di piangere, lo mandarono a letto.

      Fragoletta fece del suo meglio[118] per consolare il povero Visconte, ma non c'era verso. La ragazza si commosse tanto che cominciò a piangere pure lei.

      – Smetti subito di piangere, – ordinò Donna Prima, – altrimenti ti licenzio.

      Per farla breve,[119] Ciliegino si ammalò gravemente. Aveva un febbrone che faceva tremare i vetri.

      Nel delirio chiamava continuamente:

      – Cipollino! Cipollino!

      Pomodoro fece osservare che certamente il ragazzo era stato spaventato dal pericoloso delinquente che circolava nella zona.

      – Domani lo farò arrestare, – disse al malato, per confortarlo.

      – No, no, per favore! Arrestate me, gettatemi in fondo alla prigione, ma non arrestate Cipollino. Cipollino è buono. Cipollino è il mio unico amico.

      Don Prezzemolo si sofiò il naso:

      – Il ragazzo sta delirando. Il caso è molto grave. Mandarono a chiamare i medici più famosi.

      Venne prima il dottor Fungosecco e ordinò un decotto di funghi secchi.

      Ma il decotto non fece nessun effetto. Anzi, il dottor Nespolino fece osservare che i funghi erano molto pericolosi per quel genere di malattia, e che sarebbe stato meglio un impacco di sugo di nespole del Giappone.

      Col sugo delle nespole del Giappone imbrattarono le lenzuola, ma Ciliegino non dava segni di miglioramento.

      – Secondo me, – sentenziò il dottor Carciofo, – bisognerebbe fare una medicazione a base di carciofi crudi.

      – Con le spine? – domandò Fragoletta spaventata.

      – Per forza, altrimenti non fa effetto.

      Medicarono Ciliegino con i carciofi crudi, appena colti: il povero ragazzo saltava per le punture come se lo scorticassero.

      – Vedete? – disse lietamente il dottor Carciofo, – il signor Visconte manifesta una maggiore vivacità. Continuate nella cura.

      – Tutto sbagliato – esclamò il professor Delle Lattughe, inorridendo. – Chi è quel somaro che ha ordinato una cura di carciofi? Provate piuttosto con la lattuga.

      Fragoletta mandò a chiamare in segreto il dottore dei poveri, ossia il dottor Marrone, che abitava nei boschi, sotto un castagno. Lo chiamavano il dottore dei poveri perché ordinava pochissime medicine, e quelle poche le pagava lui di tasca sua.

      Quando il dottor Marrone si presentò alla porta del Castello, i servitori volevano mandarlo via perché era arrivato senza carrozza.

      – Un dottore senza carrozza, – essi dicevano, – è un dottore senza medicina.

      Ma proprio in quel momento sbucò fuori don Prezzemolo, che come sapete si trovava sempre dappertutto e, tanto per dire il contrario degli altri[120], ordinò

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<p>112</p>

Вскипел гневом

<p>113</p>

прижался к решетке

<p>114</p>

на этот раз

<p>115</p>

так не думал

<p>116</p>

что бы он ни отдал

<p>117</p>

сунул подмышку, словно узелок

<p>118</p>

очень постаралась

<p>119</p>

короче говоря

<p>120</p>

чтобы всегда всем возражать