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le giornate a ubriacarsi: tutt’altro, li vezzeggiava, li coccolava ed era sempre pronto ad aiutarli. Capitava spesso che per farsi una bevuta, impegnassero effetti personali che valessero almeno dieci volte quanto ricevevano in cambio: l’importante era rassicurarli che ce l’avrebbero fatta a ripagare un così piccolo debito. Naturalmente, non ci riuscivano, praticamente, mai. Nessun problema, si sarebbe accontentato di quanto lasciato a garanzia. La stessa apertura mentale la dimostrava anche con i giocatori d’azzardo: per quel che lo riguardava, non aveva neanche idea di come si giocasse a carte o a dadi, tuttavia era sempre pronto a supportare i praticanti.

      Mansill considerava il riciclaggio come una forma di propaganda, un ottimo modo per azionare la macchina dei suoi affari. Gli uomini di quelle parti non erano avvezzi a gestire più di dieci dollari alla volta. Così, quando entravano nel suo negozio per vendere merce rubata, molto spesso, ne uscivano con un bel gruzzoletto, un enorme sorriso stampato sul volto e un unico desiderio: andarsela a spassare. Che fosse in un saloon, in una sala da gioco, in un bordello o in tutti e tre, non importava: una cosa era certa, ci prendevano gusto e non riuscivano più a smettere. Finivano i soldi e tornavano da lui per un prestito.

      I vizi sono una brutta bestia e se a un certo punto non si pone un freno, ti uccidono.

      Anche a questo ci pensava il buon Aaron: quando quei poveri sprovveduti non avevano più neanche le mutande da impegnare, il commerciante capiva che, ormai, avevano sviluppato una vera dipendenza e smetteva di foraggiarli per evitare che le cose peggiorassero ulteriormente. Quante persone aveva salvato in quel modo!

      Insomma, era un autentico benefattore. Eppure, tutti lo disprezzavano.

      A ogni modo, di una cosa era sicuro: quell’uomo, Badfinger, era un vero spilorcio e sicuramente non sarebbe incappato nella trappola dei vizi costosi neanche se da lì fosse uscito con mille dollari in tasca.

      Questo era un altro buon motivo per non nutrire simpatia nei suoi riguardi. Sapeva per esperienza che se gli avesse dato dei soldi in cambio della merce, questi, a differenza di quanto gli accadeva di solito, non sarebbero tornati indietro mai più.

      Stava di fatto che ormai l’uomo fosse entrato e che non gli restava altro di cercare di pagare quanto gli proponeva il meno possibile, in modo di guadagnare almeno qualcosa con il ricarico. Una cosa era certa: non gli avrebbe dato neanche un cent oltre la metà di quanto valesse la sua refurtiva sul mercato nero, cioè, un quarto del valore stimato per i canali commerciali legali.

      «Caro Aaron, questa volta, ti faccio arricchire sul serio!» esordì Hugg con un sorriso complice.

      “Se tutti i clienti fossero come te, il negozio sarebbe fallito e io starei a revisionare i libri contabili di qualche imprenditore” pensò e disse: «Ricco? Non vedi come mi sono ridotto? Purtroppo, non tutti i clienti sono affidabili come te, ed è per causa loro che sono sul lastrico. Sono felice che sia qui, abbiamo sempre fatto buoni affari, noi due.»

      «Soprattutto tu. Tuttavia, non mi lamento: non mi hai mai affibbiato una banconota falsa.»

      Aaron ne aveva rifilate parecchie di false valute, ma sempre a persone con un piede nella fossa o comunque incapaci di nuocergli e impossibilitate da una taglia sulla testa a presentarsi nell’ufficio dello sceriffo per avanzare rimostranze legali. Sicuramente, non si sarebbe mai azzardato a fare un tiro mancino così palese a un tipo pericoloso come Badfinger.

      «Ti piace scherzare. Magari avessi qualcosa per stamparle!»

      «Mi hanno detto che sei anche un falsario, a questo punto devo dedurre che sei un pessimo falsario. Comunque, non importa: a me servi come ricettatore.»

      «Come al solito, d’altra parte!»

      «Eh già! Ma stavolta, l’argomento è un po’ più sostanzioso. Ci sarà da parlare a lungo e senza intromissioni.» Si era portato dietro abbastanza ninnoli per ottenere almeno mille dollari. Certo, ne valevano quasi tremila, ma sapeva bene che da quello spilorcio di Aaron non avrebbe mai potuto spillare tanto denaro.

      «Ho capito. Chiudiamo la porta, ma sappi che per i contanti dovrai aspettare domani, ho solo diciotto dollari nella cassa.» Meglio chiarire subito che non valesse la pena tirare brutti scherzi.

      «Sì, so come funziona: abbiamo fatto così anche la scorsa volta. Ora ci accordiamo per il prezzo. Poi, domani, mi mandi un tuo scagnozzo per portarmi i soldi e ritirare la mercanzia.»

      «Dipendente temporaneo, non scagnozzo. Se dici così, mi fai sentire come un uomo di malaffare.»

      «Sei o no un dannato strozzino?»

      «Il fatto che mi impietosisca nel vedere delle persone in difficoltà economica non fa di me un usuraio.»

      «Ho visto come ti sei impietosito di Mudd: è partito da Little Pit con una cassa di fucili sottratta, a suo rischio e pericolo, sotto il naso dei soldati ed è tornato in mutande, con la faccia gonfia ed entrambi i pollici spezzati.»

      «Le armi, specie quelle dei militari, sono un argomento scomodo, molto scomodo. Nonostante ciò, ho trovato il modo di pagargliele profumatamente. Subito dopo, quello sprovveduto si è giocato tutto a poker ed è tornato da me. Un tipo meno generoso lo avrebbe mandato via, io invece ho voluto aiutarlo. Poi, però, voleva prendersi gioco di me e allora sono stato costretto a mandare un mediatore a persuaderlo di restituirmi il maltolto. Non sono tanto bravo a convincere le persone, così mi sono avvalso della competenza di chi sapeva farlo meglio di me. Non sono certo io l’esperto in recupero crediti. Tu sei libero di ritenere che il mio collaboratore abbia un po’ esagerato con il tuo amico, ma personalmente mi astengo dal formulare giudizi sull’operato di un professionista in un mestiere del quale, ti ribadisco, so poco e niente.»

      «Tutte queste parole complicate per dirmi che te ne lavi le mani. Non pensare di raggirarmi, Strozzino! E poi, se hai potuto fare dei buoni affari con me, lo devi proprio a Mudd che ci ha fatto conoscere.» Ecco, proprio l'avergli messo quell’ostico cliente tra i piedi era un altro valido motivo per averlo fatto sistemare per le feste, oltre al fatto che aveva provato a non restituirgli quanto gli spettava. Lo ricordava perfettamente: si trattava di riavere indietro i cinquanta verdoni che gli aveva prestato, più un altro piccolo obolo accessorio di quarantanove per il servizio offerto. Ovviamente, si era reso necessario farsi rimborsare ulteriori venti dollari per l’onorario da conferire al mediatore che aveva gentilmente provveduto alla sistemazione definitiva del conto in sospeso. Tutti costi documentabili; eppure, la gente si ostinava a considerarlo un usuraio.

      «Non è mia intenzione raggirare nessuno: la cosa che più mi preme è essere trasparente e chiaro con i miei clienti, soprattutto con i migliori clienti, come te. Sarà perché sono troppo onesto che, pur commerciando con tanta roba di valore, non sia mai riuscito a sollevarmi dalla mia condizione di totale indigenza. Purtroppo, non sono che un intermediario e di quanto mi passa per le mani mi resta ben poco. Se poi si considerano quelli che tirano le cuoia prima di saldare i debiti o il fatto che non sempre riesca a rivendere quanto acquistato, ti sarà evidente che è un miracolo che non sia del tutto fallito. Come puoi constatare con i tuoi occhi, mi sono ridotto a uno spettro nel praticare questo lavoro e non ne ho tratto un ragno dal buco.» Quante volte aveva riproposto lagnanze simili e in quanti diversi contesti! Era, forse, l’unico argomento di cui discuteva e l’unica confidenza che concedeva. Fasulla, tra l’altro. D’altra parte, nascondere qualcosa era il modo migliore di proteggerla. Di Danny era geloso, lo era all’inverosimile: esclusivamente lui doveva essere al corrente, non solo della sua consistenza, ma anche della sua stessa esistenza.

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