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che avevo momentaneamente perso il controllo di me stessa. Il portiere mi fissò dalla testa ai piedi, con un sorriso osceno, come noto spesso nei pervertiti interessati. Quindi decretò che questo ragazzo a cui stavo pensando era solo un deficiente. Non risposi, mi sentivo troppo male per tutto ciò. Ero io la stupida ed io soltanto che avevo creduto di poter riconquistare un uomo che non mi amava più perché mi aveva amato in passato. Avevo agito in modo stupido. Il portiere mi domandò se avessi bisogno di qualcosa e io risposi: «Sì, di una scopa».

      Si assentò e riapparve cinque minuti dopo con tutto il necessario per pulire. Lo ringraziai e lui ritornò in portineria, la sua missione di soccorso era completata per cui non fu necessario sollecitarlo troppo. La scopa aspettava solo me. La giovane donna volle rimanere per aiutarmi. Abbiamo discusso e fatto conoscenza. Aveva vent’anni e veniva dalla Moldavia. Era il suo primo viaggio in Francia. Da qualche settimana, aveva incontrato un francese. La sua gioia di vivere e la sua radiosa felicità allontanarono la mia tristezza. Mi ricordava la mia innocenza quando ero venuta in Francia per il mio primo soggiorno. Mi sono affezionata a questa giovane donna che in seguito è diventata un’ottima amica.

      I giorni scorrevano, le settimane si accumulavano, i mesi si succedevano. Franck non mi dava nessuna notizia. Provai a telefonargli parecchie volte, invano. La suoneria non si interrompeva mai. Gli mandai parecchie email nelle quali mi scusavo per il mio comportamento sgradevole. Mi auguravo che si ristabilisse un contatto e che smettesse di sfuggirmi.

      Al lavoro, il mio capo aveva notato che non ero più felice, come se la gioia di vivere fosse volata via. Gli ho mentito, ho obiettato, gli ho detto che nella mia vita andava tutto bene. Preoccupato, mi interrogava ogni mattina e continuava a far controllare le mie traduzioni da qualcun altro. Essendo queste ultime impeccabili, non poteva muovere nessuna critica. Quando passava vicino a me, mi fissava a lungo, perplesso. Non sopportando più questi interrogatori giornalieri, gli confidai la causa della mia sofferenza. La sua reazione mi soprese. Scoppiò a ridere e poi mi invitò a prendere un caffè. Mi compativa, mi sosteneva moralmente. Era sollevato perché finalmente sapeva la verità. Ho appreso che aveva sondato tutti i miei colleghi per cercare di scoprire la causa della mia tristezza. Si era preoccupato che qualcosa di terribile fosse accaduto nella mia vita. Mi ha rifilato due o tre consigli tratti dalla sua esperienza. Voleva vedermi di nuovo piena di gioia. La mia gioia di vivere mancava e mancava all’intera squadra, disse. Ero felice di constatare che ero apprezzata in seno a questa società. Gli ho promesso che avrei cercato di stare meglio quanto prima. Ora, non era più preoccupato. Sapeva che il tempo guarisce tutte le pene d’amore, anche le più dolorose: quelle che vi fanno sanguinare a vivo e per tutta la vita. Talvolta basta un nuovo incontro perché tutto si aggiusti.

      C’era sempre questo gruppetto di tre uomini che si interessava alla mia persona, più di chiunque altro. Tanto che sono arrivata a chiedermi se non avessero fatto una scommessa su chi di loro sarebbe riuscito a portarmi a letto. Quando hanno saputo cosa mi struggeva l’anima, mi hanno invitato di nuovo a prendere un drink o per una serata fuori a ballare, per farmi distrarre, mi dissero. Ho promesso loro di pensarci, mentre la mia esperienza passata bloccava qualsiasi tentazione di questo tipo. Amore al lavoro, mai più. In quanto alle donne, curiose, alcune di loro mi interrogarono su quest’uomo misterioso che mi faceva soffrire tanto. Mi confidavo poco alla volta, durante le uscite tra ragazze che mi risollevavano il morale. Il fatto di parlare delle mie esperienze, delle mie aspettative, delle mie delusioni e trovare comprensione mi dava la più grande soddisfazione. Tutti abbiamo bisogno di un orecchio capace di ascoltarci e comprenderci durante i momenti di crisi. Ѐ nei momenti difficili che capiamo quali sono i nostri veri amici.

      4.

      L’inverno arrivò di colpo su Parigi. In appena due ore la città si era ricoperta di una coltre bianca spessa diversi centimetri. Guardai dalla finestra i grossi fiocchi che si spandevano per la strada. Un quadro raffinato si stava magnificamente componendo. Un delicato candore copriva il più piccolo frammento di ogni cosa, come per ripulirli dalla sporcizia accumulata durante l’anno. Arriva poi il momento della rinascita degli oggetti che la neve ha imbiancato. Freschi e ordinati, puliti e rimessi a nuovo, sembrano ricoprirsi di una pelle nuova, pronti ad affrontare il nuovo anno. La neve ha questo magico potere di purificazione.

      Per la prima volta, stavo per passare il Natale da sola. In Russia, questa festa è vissuta in modo diverso rispetto alla Francia. A causa del comunismo di un tempo, la festività era quasi scomparsa. Ai nostri giorni, forte della rinascita della religione ortodossa, le persone lo celebrano sempre di più. Il Natale, da noi, ricorre il 7 gennaio e lo festeggiamo generalmente tra amici. Non è considerata una festa molto importante. Ѐ a capodanno che ritroviamo i nostri cari - genitori, fratelli e sorelle – mentre in Francia, lo trascorriamo soprattutto con gli amici. Le due date, in qualche modo, sono invertite. In Russia, di solito non facciamo doni. Il regalo è per lo più simbolico e viene offerto durante il passaggio al nuovo anno. Non c’è quest’abitudine capitalistica. Perché aspettare necessariamente quel giorno per compiacere? Un gesto del cuore può essere compiuto in qualsiasi momento dell’anno, provando una sincera soddisfazione nel consegnare un pacchetto e contemplare la meraviglia della persona che lo riceve. Quando una data si impone come una chiamata al dono, questo atto non diventa insignificante? In qualche modo, si ritrova privo di ogni senso.

      In Occidente, il Natale non è altro che un’operazione di marketing, processo consumistico, per far funzionare il sistema. Gli occidentali pensano solo al dono che riceveranno. Un tale desiderio può sembrare naturale per un bambino. Un adulto dovrebbe interrogarsi sulla natura del gesto. Abbiamo davvero bisogno di questa formalità? A volte in una follia di offerte, a colui che offrirà i regali più appariscenti, i più costosi, i più formidabili. Non è preferibile trovare in questo giorno un’occasione per riunirsi in famiglia? Dovremmo tutti prendere qualche giorno di vacanza in questo periodo e passarli vicino a coloro che ci sono cari. Nelle famiglie con rapporti allentati, perché non cogliere l’occasione per riavvicinarsi? Non diciamo che col passare del tempo le persone cambiano e si pentono del loro comportamento? L’orgoglio impedisce di afferrare le mani tese che potrebbero aiutarti a risolvere i problemi. Il Natale dovrebbe essere visto come una festa d’amore, riunificazione, condivisione e felicità… tra tutti!

      Ho acceso il mio tablet e ho guardato le foto che vi erano caricate. Mi ricordavano quanto fossi vicina alle mie amiche al tempo delle nostre uscite ad Irkoutsk. Mi sono soffermata su un’immagine che mi faceva sorridere. Posavo insieme alle mie due migliori amiche che consideravo come due sorelle. Mi mancavano enormemente, soprattutto in questo periodo di fine anno e di solitudine. Quest’anno, avrebbero festeggiato il Natale solo in due. La terza, lontana settemila chilometri, lo avrebbe festeggiato da sola, abbandonata a sé stessa. In questa foto, sembriamo tre principesse. Quella a sinistra, sono io. Sono la più piccola di statura con il mio metro e settanta. Al centro si trova Irina che è alta circa un metro e settantatré ed è la più magra di tutte. A destra, c’è la mia migliore amica Lesya, vicino al metro e settantotto. Siamo allineate, ciascuna indossa un abito corto, provocante e i tacchi a spillo. Ci mettiamo in posa di profilo, il viso rivolto verso l’obiettivo, la mano sinistra sull’anca. Al braccio destro sono appese le nostre borsette. Siamo donne single, terribilmente sexy! Cerchiamo marito: quale preferite?

      Questa foto ovviamente era una messa in scena per divertirci. Una di noi era già sposata. Questa immagine mi rievoca dei ricordi molto belli. Avevo ventun anni, avevo appena rotto con Dmitry e Franck aveva appena incontrato Sylwia… Le mie amiche volevano tirarmi su di morale. Qualunque sia la distanza e a qualunque l’età, non le potrò mai dimenticare. Per loro sarò sempre presente, ogni volta che avranno un problema io accorrerò immediatamente a confortarle! Vi adoro, mie fedeli amiche. Buon Natale a voi!

      Nel primo pomeriggio, sono uscita a scoprire il manto bianco su Parigi. Mi infilai la mia calda giacca e presi l’ombrello per proteggermi dalla moltitudine di fiocchi. Il micro cosmo parigino si stava trasformando: la gente brontolava, sorpresa dall’improvvisa apparizione della neve. Si sentiva anche l’eco di grida euforiche, l’entusiasmo dei bambini meravigliati da ciò che la stagione offriva loro una sola volta all’anno, godevano della rarità di una Parigi innevata. La vita quotidiana era talmente disturbata che potevo facilmente comprendere che si maledicesse

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