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Omicidi Alieni. Stephen Goldin
Читать онлайн.Название Omicidi Alieni
Год выпуска 0
isbn 9788885356719
Автор произведения Stephen Goldin
Жанр Научная фантастика
Издательство Tektime S.r.l.s.
L’impiegato se ne andò, lasciandola sola. La stanza era piena di rastrelliere con corpi in affitto di tutti i tipi e dimensioni – molte misure più basse della sua, alcune considerevolmente più alte. Si sentiva il corpo pesante. Molte razze costruivano i corpi per i loro visitatori in plastica o altri materiali leggeri. Alcuni li ricavavano da tessuti vivi. I Jenitharp facevano i loro in metallo, che diventavano scomodi e sferraglianti. Questo corpo era coperto di un falso marabù marrone-verdastro. Vista la sua misura e il colore, sembrava essere di una categoria decente.
Rabinowitz avanzò a tentoni in un’area sgombra vicino al centro della stanza e iniziò a muoversi. I movimenti delle gambe non erano così male se faceva dei passettini, come se indossasse un kimono strettissimo. Le braccia lunghe e sottili sembravano inutili e pendevano; davano l’impressione di ondeggiare come tubi di gomma, e praticamente doveva slogarsi le spalle per poterle muovere. Erano più tentacoli che braccia, nessuna vera giuntura fra loro. “Devi essere una danzatrice Balinese per muovere in modo adeguato queste cose” borbottò.
Dopo una quindicina di minuti, era abbastanza a proprio agio per non sentirsi troppo imbarazzata. Per fortuna, nessuno si aspettava che un alieno in un corpo a noleggio fosse aggraziato. Ogni razza aveva i propri scherzi sulla goffaggine dei visitatori alieni.
Un paio di nuovi arrivati entrarono nella stanza, uno in qualche modo più alto e più pallido dell’altro. Non si riusciva immediatamente a definire di che sesso fossero. “Signorina Rabinowitz?” disse quello più alto, che era comunque più basso di lei. “Mi permetta di presentarmi. Sono Feffeti rab Dellor, poliziotto di terzo livello. Le sono grato per avere dato il suo accordo ad assisterci nelle nostre investigazioni. Se mi accompagna, visiteremo il luogo dell’omicidio.” Non si curò di presentarle il suo compagno più basso.
“Lasci stare, MacDuff,” rispose Rabinowitz.
Il poliziotto fece una pausa. “Mi scusi. Questo non si è tradotto bene.”
“Non importa. Era un’allusione letteraria. Non le darei via gratis, comunque.”
Il poliziotto Dellor e il suo compagno condussero Rabinowitz attraverso un atrio affollato, fino ad un ascensore dove si infilarono in una grande auto con molta altra gente. Scesero di sedici piani prima che Dellor indicasse che avevano raggiunto il loro piano. Uscirono e attraversarono ancora altra folla fino alla fermata di un mezzo pubblico. La folla si apriva mentre camminavano; forse Dellor aveva qualche distintivo della polizia che Rabinowitz non poteva riconoscere, o forse la gente era semplicemente rispettosa della loro altezza, che era superiore di quella di chiunque altro intorno a lei.
Sembrava che anche la polizia prendesse i mezzi pubblici qui. Fecero un cenno al primo taxi in fila, saltando davanti a tutti quelli in attesa. Dellor diede all’autista, che era piccolissimo, un codice convenzionale della polizia ed una destinazione, e il taxi partì a tutta velocità,
L’unica esperienza precedente di Rabinowitz su Jenithar era nello spazio virtuale di Levexitor così i suoi primi sguardi dal vivo l’affascinarono. Il cielo era coperto e anche se il suo corpo artificiale non poteva capire bene i livelli normali di temperatura o di umidità, il clima sembrava caldo umido. Il cielo era brillante, nonostante le nuvole; Rabinowitz aveva letto che il cielo di Jenithar era di classe F, leggermente più brillante di quello della Terra. I filtri del suo corpo noleggiato abbassavano la luce a dei livelli accettabili, ma facevano strane cose alla sua percezione della profondità e facevano sembrare i colori slavati e innaturali.
Questa zona particolare era una città stipata di grattacieli … a sufficienza da fare sentire a proprio agio qualsiasi abitante di Manhattan, ma lo stesso Newyorkese avrebbe vagato a bocca spalancata nel vedere come tutto era pulito. Legioni di operai comunali erano impiegati solamente per tenere gli edifici e le strade tirati a lucido e liberi da qualsiasi tipo di immondizia. Rabinowitz avrebbe potuto pensare che questo fosse originato da un qualche tipo di senso civico, se quanto aveva letto prima non le avesse spiegato che faceva tutto parte di un programma di impiego a tempo pieno.
C’era gente ovunque, costantemente in movimento. Formavano lunghe file di pedoni sui lati delle strade, in fila in base all’altezza, ed ogni marciapiede era dedicato al traffico pedonale a senso unico. C’era un turbinio di colori e forme, ma sorprendentemente poco rumore. Essendo obbligati a vivere insieme in così poco spazio, gli abitanti di Jenithar sviluppavano delle regole molto severe sull’invasione reciproca della privacy con i propri rumori.
“Lei è un agente letterario, giusto?” le chiese Dellor mentre viaggiavano fianco a fianco.
“Sì. Jenithar è ancora un mercato interessante e vasto per la mia letteratura mondiale.”
“Lei aveva trattato a lungo con l’Altissimo Levexitor?”
“Solo nei 4 mesi scorsi,” rispose Rabinowitz. “Avevo sperato che sarebbe stato l’inizio di un lungo rapporto d’affari, ma ora sembra che dovrò trovare altri contatti.”
“Lei ha dichiarato che quando è stato ucciso, lei era in visita da Levexitor.”
“Stavo solo viaggiando nello spazio virtuale. C’erano degli strani silenzi nella nostra conversazione. Sospetto che ci fosse qualcun altro fisicamente presente in contemporanea, ma quella persona non era collegata allo spazio virtuale e quindi non so chi fosse.”
“Di cosa stavate parlando quando è morto?”
Rabinowitz esitò. “Affari,” disse. “Ero venuta per parlare dei diritti teatrali in nero delle opere che stavamo trattando”
“Non è necessario elaborare,” interruppe Dellor. “Non mi serve sapere i dettagli intimi degli affari dell’Altissimo. Lei conosceva bene Dahb Chalnas?”
“L’assistente di Levexitor? Non molto bene. In genere era là, in disparte quando l’Altissimo ed io ci incontravamo, ma parlava molto raramente.”
“In ogni caso non era là questa volta.”
“Non nello spazio virtuale, no. Levexitor mi ha detto che era il suo giorno di riposo.”
Il taxi aveva raggiunto un’altra parte della città, molto meno affollata. Gli edifici erano più bassi, e staccati l’uno dall’altro, e improvvisamente la loro auto si fermò di fronte ad una casa a due piani circondata da un muro basso, e un giardino grande quanto un francobollo sul lato davanti. Rabinowitz la guardò con sorpresa; Levexitor era una delle persone più importanti su Jenithar, e la sua casa era meno di due terzi della sua. “È tutto relativo” borbottò mentre usciva dall’auto con i suoi poliziotti di scorta.
I poliziotti la condussero all’interno della casa, e lei lo fissò scioccata mentre attraversava la soglia. La casa di Levexitor faceva sembrare rispettabile il semplice squallore. Pile di detriti coprivano il pavimento, rendendole difficile trovare un percorso pulito su cui camminare, e dovette mettere i piedi attentamente cercando di evitare rivoletti di liquido giallo-verde. La parete trasudava globuli unti di un materiale viscoso non meglio identificato. Rabinowitz era sicura che il fetore l’avrebbe fatta svenire se il suo corpo artificiale avesse potuto trasmetterle qualcosa in più in fatto di odori, che non un allarme di fumo o di agenti chimici corrosivi.
“Chi è l’architetto?” chiese ad alta voce. “Fognature e Recupero Centralizzati?” Questa casa era un tale contrasto, sia con la pulizia delle strade pubbliche e con l’essenzialità dello spazio virtuale di Levexitor, che era difficile credere di essere sullo stesso pianeta. Ma conosceva anche tantissime persone sulla Terra, che tenevano il loro spazio virtuale in modo molto diverso dalle loro case e dai loro uffici nella vita reale.
“Deve avere avuto del personale davvero incompetente,” continuò.
“L’Altissimo Levexitor viveva qui da solo,” disse Dellor. “Non aveva personale, tranne il suo impiegato, Dahb Chalnas.”
“Tutto solo? Niente personale? Un uomo della statura e dell’importanza dell’Altissimo Levexitor?”
“Uno dei vantaggi dell’essere