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farsi prendere dal panico per quello che stava per rivelargli.

      «Lentamente alzate lo sguardo… prima verso la vostra destra e poi verso sinistra. Ora osservate attentamente quelle enormi figure color marrone attaccate alle pareti… ebbene… credo che siamo caduti nella loro trappola… saremo divorati da quei mostruosi esseri se non troveremo rapidamente una via di fuga.

      Ma non vi preoccupate… ho escogitato un piano… e vi prometto che vi porterò fuori da qui… sani e salvi… ma solo se eseguirete alla lettera le mie istruzioni.

      Nel momento esatto in cui lancerò contro di loro il mio bastone… dovrete correre velocemente verso quella piccola apertura che vedete alle mie spalle.

      È tutto chiaro? Fidatevi di me!!

      Niente panico e tutto andrà bene!!».

      Marco ed Igor, ormai quasi paralizzati per la paura, riuscirono comunque a fargli un cenno di approvazione con la testa. In quell’istante Akhmed lanciò la sua arma improvvisata verso l’alto, in direzione della parete dove si erano nascosti tre enormi ragni. Poi si voltò immediatamente e, insieme ai suoi due amici, iniziò a correre verso quell’unica uscita, la loro via di fuga. Akhmed, durante quella corsa disperata, con la sua pesante mole colpì violentemente due di quei banditi che li avevano circondati, avendo anche l’accortezza di inchinarsi per raccogliere una lampada.

      Il piano era riuscito perfettamente e i tre amici continuarono a correre a più non posso in quel labirinto fatto di cunicoli, a volte tanto stretti da avere difficoltà perfino ad attraversarli in fila indiana. Ma il terrore era ancora stampato sui loro volti quando, da lontano, sentirono le urla strazianti di quei poveretti che erano diventati il pranzo e la cena di quegli orribili mostri. La sola speranza per Akhmed e compagni era che, se i ragni giganti fossero stati sazi, non li avrebbero inseguiti o, quantomeno, gli avrebbero lasciato il tempo sufficiente per trovare un’uscita.

      Ormai al tesoro non pensava più nessuno e l’unica parola d’ordine era quella di salvare la pelle e ritornare tutti interi a casa. Alla fine tutti e tre cedettero alla stanchezza per la lunga corsa e si distesero a terra uno accanto all’altro, sfiniti per lo sforzo.

      «Siamo morti che camminano!» esclamò Igor con la sua proverbiale ironia.

      «Siamo cibo per ragni» lo corresse Marco, imprecando.

      «Sss… fate silenzio un attimo voi due…”, li interruppe Akhmed, «lo sentite questo rumore in lontananza? Sembra il riverbero del mare».

      Il principe fece lo sforzo di rimettersi in piedi e con la l’unica lampada ancora funzionante li incitò.

      «Forza voi due… non è ancora giunta la nostra ora… seguiamo il rumore delle onde del mare… e saremo salvi».

      Passo dopo passo quel rumore diventava sempre più intenso finché i tre amici sbucarono in un’enorme grotta semi allagata dal mare. In fondo alla quale era ben visibile l’uscita verso il mare aperto.

      «Siamo salvi!! Siamo salvi!!», cominciarono ad urlare i tre fortunati amici, abbracciandosi uno con l’altro e girando in tondo come in una danza liberatoria.

      Ma fu solo un attimo d’euforia. Il principe Akhmed, con il suo solito pragmatismo, richiamò all’ordine i suoi due amici d’avventura.

      «Ragazzi non siamo ancora salvi… quei mostri potrebbero avere ancora fame e decidere di darci la caccia. Igor… tu sei il più esperto nuotatore tra di noi… raggiungi la nostra barca e dirigila verso questa uscita. Ma non farci aspettare troppo perché i nostri nervi sono al limite! Vai e fai in fretta!!»

      Igor, senza perdere tempo, si tuffò in acqua. Nell’immergersi la sua attenzione fu colpita da un intenso luccichio che proveniva dall’interno di una grotta sott’acqua. Immediatamente la sua curiosità lo spinse in quella direzione e, trattenendo il fiato, percorse quelle poche decine di metri.

      Il suo stupore fu enorme quando, riemergendo dall’altra parte, si accorse che quella era la stanza del tesoro che stavano cercando. Monete d’oro e gioielli uscivano traboccanti dai loro forzieri mentre altre casse sembravano sigillate ermeticamente. Rifece il percorso a ritroso per comunicare l’incredibile notizia al principe ma, giunto dall’altra parte, notò che dei suoi amici non vi era alcuna traccia. Mille orribili pensieri iniziarono ad offuscare la sua mente.

      «I mostri li hanno mangiati… i mostri li hanno mangiati» ripeteva tra sé e sé, con gli occhi chiusi e la testa tra le mani.

      «Adesso toccherà a me… che brutta fine… che brutto modo di morire… divorato da orribili ragni».

      Forse a causa della stanchezza o per la grande tensione che aveva dovuto sopportare, Igor si accasciò al suolo svenuto.

      Un paio di sonori schiaffi lo riportarono nel mondo dei vivi. Erano state le percosse del principe a risvegliarlo mentre gli ripeteva, con il suo solito atteggiamento aggressivo: «femminuccia… sei solo una squallida femminuccia che sviene senza alcun motivo».

      «Mio principe…”, si affrettò a replicare Igor, «ma tu sei vivo… che gioia… che felicità. Pensavo che tu e Marco foste caduti nella tela di uno di quei ragni e… mangiati lentamente. Che orribile visione… che orribile sensazione… forse è anche per questo che sono svenuto».

      Il principe lo aiutò a rialzarsi e fu in quel momento che Igor si accorse dell’assenza del suo amico.

      «Ma dov’è Marco? Perché non è qui insieme a te? Cosa gli è successo?»

      «Calmati adesso… va tutto bene… Marco è sano e salvo. In questo momento sarà già arrivato alla nostra imbarcazione e tra poco sarà qui. Quando ti sei tuffato e dopo alcuni minuti non ti abbiamo più visto risalire… abbiamo pensato che avessi avuto un malore… che fossi morto. Allora ci siamo immersi anche noi nel disperato tentativo di soccorrerti… me eri sparito! Per fortuna adesso sei qui con noi.

      Ma cosa ti è successo? Dov’eri finito?»

      «Principe… ho una notizia incredibile per te… per tutti noi! Ho trovato il tesoro! È qui sotto… a pochi metri da noi… in una caverna sotterranea. Monete… gioielli… casse intere… enormi».

      Akhmed lo guardò sbalordito, poi aggiunse: «Sei sicuro che tutto questo non sia frutto di un sogno? Ti ricordo che ti ho trovato privo di sensi… all’apparenza sembravi già morto».

      «Principe… ne sono sicurissimo… non è un sogno ma la realtà… ti ripeto che il tesoro che stavamo cercando è lì sotto e ci sta aspettando!!»

      Nel medesimo istante in cui Igor concluse la sua frase apparve in lontananza la prua del «Giglio magico».

      Dal loro punto di osservazione, nonostante i rami e le tante erbacce che ne ostruivano parzialmente l’uscita, era possibile vedere verso il mare aperto. Ma il problema che adesso si ponevano i tre amici era se l’entrata della grotta fosse sufficientemente grande da far passare l’intera imbarcazione.

      Come al solito il principe non si perse d’animo e invitò Igor a seguirlo in acqua. Insieme, a nuoto, si diressero fino all’uscita della grotta dove li attendeva Marco al timone

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