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a quel punto la speciale ed inaspettata premiazione poté dirsi conclusa. La musica tornò ad allietare la serata e tutti i dignitari di corte vollero congratularsi, personalmente, con il nuovo vice comandante della marina.

      Ma le sorprese non erano ancora finite.

      Il re Mohammed si alzò dal trono e, con tono solenne, pronunciò le seguenti parole: “Io e la regina Adeela vogliamo ringraziare personalmente tutti i presenti per la bellissima serata… organizzata festeggiare la salvezza dei due principi Amir e Akhmed. Per l’occasione desidero comunicarvi che… tra due giorni… la Flotta Reale… con i sovrani e l’intera corte… partirà in direzione dell’Isola di Cora.

      I venti dell’est sono propizi e la tempesta è ormai cessata.

      Su consiglio dell’ammiraglio Uluç Alì Pascià riteniamo indispensabile sfruttare questi pochi giorni d’estate che ci restano prima che la Barriera del muro d’acqua ritorni ad essere un elemento insuperabile per ogni imbarcazione.

      Naturalmente… faremo visita al Sultano di Cora per intensificare e sottoscrivere nuovi accordi… sia commerciali che familiari. Con noi porteremo solo il principe Akhmed e ci imbarcheremo… come tradizione vuole… sulla nave ammiraglia Glorius…, comandata… questa volta… dal vice ammiraglio Abdul-Lateef Kafer”.

      Pronunciata l’ultima frase un intenso brusio sembrò impossessarsi della sala.

      Ma il re Mohammed, con la mano alzata, fece cenno a presenti di non aver terminato e, quando tutti si furono nuovamente acquietati, con rinnovato vigore, riprese il suo discorso.

      “Ad Astagatt resteranno il principe Amir e l’ammiraglio Uluç Alì Pascià… quest’ultimo in qualità di protettore e governatore dell’Isola durante la mia assenza. Dopo gli ultimi terribili eventi credo che sia la decisione più saggia.

      Nel caso dovesse succederci qualcosa che ci impedisca… in un modo o nell’altro… di fare ritorno ad Astagatt… saremmo comunque felici di sapere che nostro figlio Amir… l’erede al trono… è sano e salvo ed in buone mani. Pertanto ordino… seduta stante… che si organizzino i preparativi per la partenza e che tutte le navi commerciali al nostro seguito vengano immediatamente caricate con la nostra preziosa Vergara, la spezia della felicità”.

      Capitolo quinto

      PARTENZA PER L’ISOLA DI CORA

      Il giorno della partenza della flotta reale il cielo era limpido e terso come non si era mai visto ed il vento dell’est spirava nella direzione e con la forza giusta. Tutti gli abitanti accorsero al porto perché avevano un parente o un amico imbarcato sulle navi da salutare, e nessuno voleva perdersi quel magnifico spettacolo.

      Sull’albero maestro della Glorius venne issato il segnale di formazione e la flotta reale procedette, con cautela, verso l’uscita dal porto.

      Quando tutte le navi furono in formazione venne dato il segnale convenuto: tre colpi di cannone.

      Alla maestosa scena assistette anche l’ammiraglio Uluç Alì Pascià che, per la prima volta nella sua carriera di marinaio, era costretto a trascorrere a terra e non sulla sua nave, i giorni della traversata annuale. La tristezza dell’ammiraglio fu compensata dalla irrefrenabile felicità della giovane moglie Saha, eccitata al pensiero di trasferirsi, finalmente, nella nuova e splendida residenza che il re Mohammed e la regina avevano voluto donare alla coppia. Questa era un’antica villa, rimodernata a nuovo, ubicata in una posizione privilegiata sull’isola e dotata di ogni confort. Come ulteriore segno di rispetto, il personale di servizio era stato appositamente selezionato dalla regina Adeela.

      Era un regalo magnifico e assolutamente meritato per l’ammiraglio, un ringraziamento per tutti gli anni di onorato servizio trascorsi nella marina reale.

      Così come per l’ammiraglio, anche i sentimenti del principe ereditario Amir erano contrastanti. Da un lato si rallegrava del fatto di essere rimasto da solo a palazzo reale con la possibilità di girare, praticamente indisturbato, per ogni sala o giardino della tenuta, senza il rischio di essere scoperto e subire i pesanti rimproveri della severa madre Adeela. Ma si sentiva comunque triste perché, in fondo, percepiva già la mancanza del caro fratello Akhmed.

      Per prima cosa volle tuffarsi nella lettura dei suoi amati e preziosi libri di storia e, per sentirsi più vicino ad Akhmed, chiese al responsabile delle cucine reali di preparargli, per pranzo, le famose ciambelle di Astagatt, di cui il fratello era ghiotto. Le fece servire sulla grande terrazza antistante il salone da ballo così da poter godere della splendida vista sull’oceano e provare a scovare, sul lontano orizzonte, la sagoma di qualche nave.

      Ma la flotta reale aveva già attraversato la pericolosa Barriera d’acqua e, ormai, non era più visibile ad occhio nudo.

      All’ora desiderata le ciambelle furono pronte e portate al principe. Quel piatto emanava un intenso profumo di miele e di Vergara, la famosa pianta della felicità che cresceva rigogliosa solamente su Astagatt. La rara pianta aveva fatto la fortuna dell’isola e, grazie alla sua particolare coltivazione, tutti gli abitanti potevano dirsi esperti produttori e agricoltori.

      Partenza per l’isola di Cora (Amir saluta i genitori e il fratello Akhmed)

      Tutti quelli che avevano a disposizione un piccolo pezzetto di terra coltivavano la radice di Vergara.

      In questo modo, non solo la nobiltà, ma anche ogni singolo e intraprendente abitante poteva trarre profitto affidando il proprio prezioso carico nelle competenti e capaci mani del Ministro degli Affari Esteri e della Casa Reale: Idris al-Shafi.

      Tutte le navi commerciali, al seguito della flotta reale, erano sotto la sua personale responsabilità. Ogni carico di Vergara, anche il più piccolo, veniva annotato in un apposito registro con il nome del produttore, a cui veniva assegnato un numero personalizzato con il peso e il nome della nave sul quale era imbarcato. L’organizzazione del ministro al-Shafi era molto efficiente e nulla sfuggiva al suo vigile controllo. Poiché tutte le navi potevano superare la Barriera del Muro d’acqua solo per pochi giorni all’anno, la flotta reale faceva scalo, per motivi logistici, sull’isola più vicina: Cora.

      Fu qui che il re Mohammed, durante una visita di cortesia al Sultano Modaffer III (Akhmed Al Kebir), conobbe la sua futura moglie e regina. Adeele era la figlia maggiore del sultano e il padre fu ben contento che i due provassero una reciproca e irresistibile attrazione.

      Il loro matrimonio assicurò al vecchio Modaffer III diversi vantaggi. Innanzitutto, si imparentava con la potente famiglia regnante l’isola di Astagatt e, in questo modo, trasformava l’isola di Cora in un centro di commercio internazionale della rara pianta Vergara.

      Con il matrimonio di sua figlia il furbo sovrano aveva assicurato al suo popolo un luminoso e prospero futuro economico. Infatti, per ogni carico di Vergara sbarcato sull’isola di Cora, il sultano impose una “speciale tassa doganale”.

      Ma all’ennesimo aumento di questa impopolare tassa ricevette le energiche proteste diplomatiche del potente e rispettato Idris al-Shafi.

      Il ministro, eseguendo gli ordini di re Mohammed, promise al sultano che, in caso di mancata cancellazione dell’ultimo aumento della tassa doganale, la flotta reale di Astagatt non sarebbe entrata nel porto di Cora e si sarebbe ancorata al largo, ben oltre il limite delle acque territoriali dell’isola.

      Il Sultano Modaffer III, conoscendo il carattere fermo e irascibile del ministro Idris al-Shafi, ben presto si rese conto che la sua fame di ricchezza, la sua incontrollabile avidità, aveva creato una pericolosa crisi diplomatica e commerciale tra le due isole.

      La radice di Vergara, oggetto del desiderio di tutti i popoli delle terre emerse, proprio perché rara, era ricercatissima e, praticamente, si vendeva da sola.

      Di questo ne era ben consapevole il sultano.

      Infatti, benché la flotta reale di Astagatt fosse rimasta ad aspettare tutto il giorno in mare

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