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grembo. La mossa non lo sorprese, ma il conforto che ne trasse sì. Aveva salvato il lupo solo poche ore prima, ma l’attaccamento che sentiva per l’animale era forte abbastanza che già era preoccupato di come avrebbe affrontato la sua liberazione una volta che fosse guarito.

      “Non ‘è bisogno di preoccuparsene ora.” La voce di Gabe risuonò rauca per il sonno e si domandò se il tremito che sentiva nel corpo del lupo fosse una risposta o qualcosa di completamente diverso. “Va bene, amico, devo pensare a un nome per te…” Era vagamente consapevole che le sue dita avevano smesso di muoversi e si stavano godendo il calore della pelliccia del lupo. Il sonno si impadronì di lui con un ritmo lento e seducente a cui non fu in grado di resistere.

      Un delizioso dolore pulsante nei testicoli lo fece risvegliare e si ritrovò, gemendo, con una mano aggrovigliata nel nero conforto della pelliccia del lupo e l’altra a carezzare il suo uccello attraverso il tessuto dei suoi jeans. I sogni su un uomo dai capelli scuri con caldi occhi color whisky erano presto passati dall’essere solo interessanti all’essere erotici e il bisogno di venire fu così forte che ebbe il timore di farlo prima di riuscire a staccarsi e andare in bagno. Liberò la mano dalla pelliccia, trovò la forza di volontà di lasciare il suo pene—anche se prima gli diede un paio di forti scrollate, —prima di alzarsi dal pavimento. Il lupo lo guardò con fissi occhi dorati, riportando in cima ai pensieri di Gabe i ricordi dell’uomo che aveva sognato.

      Borbottando e camminando con un’andatura poco sicura, Gabe controllò la flebo. Assicuratosi che tutto fosse a posto, si diresse verso la doccia. Non c’era modo che l‘erezione se ne andasse per conto suo, almeno non in breve tempo, e Gabe ebbe il desiderio di massaggiarsi, come aveva fatto l’uomo nel suo sogno, mentre le immagini del sogno stesso erano ancora fresche nella sua memoria.

      Gabe aveva l’uccello in mano quando entrò nella doccia, già perso in una fantasia con l’uomo dei suoi sogni dai capelli scuri. Mentre l’acqua tiepida scivolava sulla sua pelle, chiuse gli occhi e si toccò con il pollice la fessura del suo pene, stringendone con forza la punta arrotondata. Gli passarono nella mente le immagini della mano di un altro uomo che andavano su e giù lungo il suo pene per poi essere sostituite dalle sue labbra piene e forti e da una lingua che faceva delle magie che non aveva mai provato nella realtà. Spingendo con il braccio raggiunse la sua parte posteriore e fece scivolare le dita dell’altra mano nella fessura, toccando l’apertura con il suo dito medio. L’eccitazione passò dal suo sedere al suo pene, i fianchi sobbalzarono quando la punta del dito scivolò nell’ano. La sua schiena si arcuò quando il piacere percorse tutto il suo corpo, uscendo dal suo pene in lunghi fili grossi e cremosi mentre un grido rauco esplodeva dalla sua gola.

      Gabe si appoggiò pesantemente contro le piastrelle della parete, rantolando per l’intensità della sua eiaculazione. Un doloroso senso di vuoto lo colpì mentre osservava l’acqua portare via il suo seme e farlo scivolare nello scarico, la sua temporanea euforia scomparve con esso. Dio, non capiva cosa ci fosse di sbagliato in lui. PerchÈ si era sentito improvvisamente come se gli stesse mancando una parte di sÈ? C’era un bisogno in lui che non era in grado di identificare, la cui intensità sembrava bruciare sotto la sua pelle, filtrando attraverso i muscoli e i tendini, scavando nelle ossa.

      Dopo aver meditato sull’argomento per parecchi minuti, ci rinunciò. Qualunque cosa fosse ci avrebbe pensato più tardi. Andò avanti a completare la doccia.

      Mika era disteso in bagno a osservare l’uscita di Gabe. Non appena Gabe era arrivato nella proprietà dove Mika giaceva ferito, l’aveva saputo. La sensazione istantanea di riconoscimento, l’esplosione di desiderio—quell’uomo doveva essere il suo compagno. Il fatto che avesse stabilito un collegamento mentale con Gabe attraverso il sogno—un sogno molto sexy—provava senza dubbio che erano compagni. Una cosa del genere altrimenti non sarebbe stata possibile.

      Trovare un compagno era più di quanto avesse mai sperato. Mika si era immaginato che sarebbe rimasto sempre da solo, sempre un emarginato. Era stata una cosa particolarmente crudele essere obbligato ad andarsene dal branco, perdere tutto e tutti coloro che una volta erano stati il tessuto che aveva tenuto al sicuro la sua vita. La terribile ferita subita da Mika aveva minacciato di crescere e consumarlo, portando via la stima di sÈ fino a quando non fosse rimasto nulla e non fosse rimasta alcuna ragione per andare avanti, fino a quando la morte sarebbe stata una pausa benvenuta per bloccare il dolore dentro di lui.

      Ora Mika aveva trovato Gabe, o viceversa, pensò. Il suo compagno. Non c’era alcun dubbio nella sua mente che tutta la faccenda delle mutazioni avrebbe mandato Gabe in confusione, ma aveva fiducia nel destino. Con i feromoni che presto sarebbero infuriati tra loro—in effetti avevano già cominciato—sapeva che Gabe sarebbe stato suo, prima piuttosto che poi. Era penetrato nei sogni dell’uomo, riempiendoli di visioni di lupi e uomini, aiutando, sperava, a rendere più facile per Gabe accettare chi e che cosa fosse.

      Ah, Dio, Gabe era eccitato. Mika guardò attraverso gli occhi socchiusi mentre l’uomo si toccava il pene nel sonno. Lievi rumori provenivano dalle sue labbra mentre la sua mano si agitava sempre più insistentemente, muovendosi e strofinando fino a quando l’odore del pre-orgasmo raggiunse il naso sensibile di Mika. Dovette resistere al desiderio di trasformarsi e di andare dal suo compagno. Era ancora troppo presto e aveva veramente bisogno che il liquido della flebo entrasse nel suo corpo. Le traversie che aveva passato lo avevano quasi messo fuori combattimento. Diede un colpetto con il muso a Gabe, cercando di svegliare la figura che dormiva prima di perdere la sua forza di volontà e di fare qualcosa di stupido, tipo mutare e liberare il pene teso di Gabe dai suoi jeans, prendendolo in profondità nella sua gola… Colpì con più forza Gabe, poi lasciò che i suoi occhi si chiudessero.

      Una volta che Gabe riuscì ad alzarsi e a uscire dalla stanza, Mika si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo che fu, però, di breve durata quando sentì Gabe gemere e si immaginò il suono della pelle che si muoveva mentre il suo compagno si accarezzava fino all’orgasmo. La visione del suo compagno, i suoi capelli castani con le ciocche bagnate, i suoi occhi verdi chiusi mentre si massaggiava e i suoi forti muscoli si irrigidivano sotto la sua pelle bronzea quando arrivava l’orgasmo—beh, maledizione.

      Quell’immagine fu quasi troppo; sentì che stava cominciando a mutare, diviso tra correre da Gabe e probabilmente rovinare tutto, o avere un po’ di pazienza e riuscire poi ad avere tutto. Non era mai stato così difficile per lui controllare il suo mutamento come quando aveva sentito il suo compagno urlare quando era venuto. Mika bloccò ogni articolazione del suo corpo e concentrò ogni sua stilla energia sul fatto che doveva restare nella forma di lupo.

      Diede un’occhiata alla sacca delle flebo. I liquidi, così come la sua capacità di guarire velocemente in quanto mutante, avrebbero presto reso qualsiasi altro trattamento non necessario. Si stava già sentendo meglio, e una parte di lui sembrava essersi completamente ripresa—il suo pene era duro come una barra di acciaio. Una volta terminata quella sacca, avrebbe dovuto mutare e pensare a un buon piano, perchÈ non c’era nessuna possibilità che lui potesse stare lontano dal suo compagno se Gabe avesse deciso di accarezzarsi di nuovo.

       * * * *

      Gabe pensò di portare il sacco a pelo e il cuscino in lavanderia per stare con il lupo in modo da poter controllare facilmente la flebo durante la notte. Si sentiva quasi obbligato a stare con lui e quello lo mandava un po’ fuori di testa. Aveva sempre avuto una forte affinità con i cani, ma quello era diverso e non solo perchÈ era un lupo. Era diverso per qualche forza interiore, come se qualcosa dentro di lui entrasse in risonanza con qualcosa dentro al lupo.

      E c’era la scarica di rabbia che aveva provato quando Adam aveva toccato il lupo. Alla fine, quello era il motivo per cui Gabe evitò di dormire in lavanderia. Non capiva cosa sentisse, perchÈ si stesse sentendo così…legato al lupo. Abbiamo sempre paura di quello che non capiamo, pensò, e in quel caso, era la pura verità.

      Con gli occhi annebbiati, aveva percorso a tentoni il corridoio fino alla lavanderia per tre volte nel bel mezzo della notte. Ogni volta il lupo lo aveva guardato con quegli imperturbabili occhi color whisky. Gabe poteva sentirli che lo stavano osservando, sentirli sulla sua pelle come una carezza. Era strano e non sapeva come comportarsi.

      Quando

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