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      Legami Che Incatenano

LEGAMI CHE INCATENANOSerie OSSESSIONEAutore AMY BLANKENSHIPTraduzione di Patrizia BarreraCopyright © 2012 Amy BlankenshipEnglish Edition Published by TekTimeAll rights reserved

      CAPITOLO PRIMO. IL Santuario

      Angel Hart guardò fuori dallo spesso vetro del finestrino, e rabbrividì all'altezza che aveva raggiunto l'elicottero che la portava al resort dove era cresciuta. Amava da morire quel posto… ma comunque lo gradiva di più con i piedi ben poggiati sul terreno. Volare era la sua unica fobia e la stava combattendo da più di dieci ore!

      Aprendo gli occhi si voltò a guardare suo fratello Tristian, chiedendosi cosa gli avesse frullato per il capo per chiederle di incontrarsi all'aeroporto, ben sapendo che avrebbe dovuto salire su un elicottero per tornare a casa.

      Ricordava bene che il fratello odiava volare molto più di lei, e infatti in quel momento lui stava abbarbicato al suo cellulare a mandare sms a qualcuno, pur di concentrare l' attenzione su qualcos'altro. Forse aveva deciso di affrontare le sue paure perché, malgrado si fossero costantemente mantenuti in contatto tramite telefono e messaggi, tuttavia erano ben due anni che non si vedevano! Qualunque fosse il motivo che lo avesse spinto, non le importava più di tanto: era felice di averlo con sé, lui aveva un effetto calmante su di lei e gli era molto grata di questo.

      Per sfuggire al rumore dell’elicottero, Angel lasciò che la sua mente spaziasse coi ricordi, tornando a quello che era successo negli ultimi due anni. Dopo il divorzio dei genitori, suo padre l’aveva trascinata in California, mentre Tristian fu costretto a rimanere a Sanctuary con la madre. Giacché la distanza da ricoprire con la macchina era enorme e a nessuno dei due piaceva volare… questo era stato l’unico motivo per cui fino a quel momento non si era rivisti di persona.

      Non si era resa conto di quanto Tristian le fosse mancato finché non lo aveva rivisto in aeroporto: era appoggiato al muro di fronte all’atrio d’ingresso. Non appena i loro sguardi s’incrociarono, lei si precipitò correndo tra le braccia aperte di lui.

      Il suo fratellone! Da sempre Tristian era stata la prima persona che vedeva al mattino e l’ultima che salutava la sera, prima di andare a dormire. Crescendo, erano riusciti a convincere i loro genitori che erano entrambi sonnambuli, perché spesso al mattino li ritrovavano insieme nel letto.

      Divenuti grandi, la madre aveva cercato di frenarli chiudendo le rispettive camere da letto a chiave. Le labbra di Angel si contrassero, al ricordo delle parole di sua madre, l’ultima volta che li aveva visti dormire l’uno stretto nelle braccia dell’altra.

      “Quello che fate è peccato! Sembrate più due amanti che fratello e sorella!” La voce della donna non era più piena d’amore materno, ma di profondo disgusto, quella notte.

      Tristian aveva subito trovato il modo di aggirare il problema delle serrature. Aveva ricavato un’apertura all’interno dell’armadio e fin dentro al muro, mettendolo direttamente in contatto con la miriade di corridoi che correvano segretamente nelle mura dell’hotel in cui risiedevano. La stessa apertura l’aveva fatta nell’armadio di lei, e così ogni notte continuavano a ritrovarsi di nascosto nelle rispettive stanze e a dormire insieme… mettendo però la sveglia, in modo che nessuno li scoprisse.

      Lui aveva cercato di convincerla che la madre era perversa e che non c’era nulla di male nella loro relazione. Le aveva anche raccontato che in molti paesi del mondo l’intera famiglia faceva il bagno e dormiva assieme e che ce n’erano alcuni in cui addirittura era permesso sposarsi tra fratelli! Alla fine Tristian era riuscito a convincerla del tutto che era la loro madre a peccare, per il fatto di tenerli separati.

      Quindi, da tempo ormai Angel aveva deciso che ciò che succedeva tra Tristian e lei erano fatti loro e che a nessuno dovessero interessare… si fidava ciecamente di lui.

      Tristian non era cambiato molto dall’ultima volta che lo aveva visto. Conservava ancora quell’aria giovane e innocente, ma al contempo poteva scorgerne qualche segno di cambiamento che prima d’allora non aveva notato… come i capelli biondi che si erano un po’ scuriti alle radici. Comunque quella mescolanza di platino e dorato stava davvero bene coi suoi occhi verdi!

      Lei sorrise, pensando che poteva sembrare uno di quei ragazzoni abbronzati che facevano il surf, con quel taglio di capelli alternativo! I capelli erano più o meno corti e ordinati, ma da un lato all’altezza dell’occhio si dividevano e rimanevano più lunghi, arrivando fin oltre il mento. Sotto il colletto poteva anche scorgere la collana nera che lei gli aveva spedito come regalo di Natale.

      Si sentì come se chi era davvero cambiato fosse lei. Quando aveva lasciato Sanctuary aveva solo sedici anni. Dopo essere stata perennemente in compagnia di Tristian, Hunter e Ray… si era sentita infinitamente sola a Los Angeles! In realtà non aveva mai frequentato nemmeno una vera scuola, perché sua nonna aveva assunto degli insegnanti privati per lei, che le facevano lezione a casa.

      Frequentare le superiori a L.A. era stato uno shock culturale, per Angel. Fu allora che si rese conto che l’ingente patrimonio economico della sua famiglia l’aveva tenuta all’oscuro di quello che significava fare una vita normale. E infine aveva incontrato Ashton Fox. Ogni volta che lei lasciava l’attico del padre, se lo ritrovava lì davanti, come se fosse per caso. Questo l’aveva fatta sorridere per la prima volta, schiudendole davanti un mondo completamente nuovo.

      In quell’attimo Angel fece lo sbaglio di guardare giù, dove c’era una piccola valle.. e ciò le diede un forte senso di vertigine.

      Strinse la mano di Ashton, e lo guardò per distogliere l’attenzione da quel panorama agghiacciante. Nei suoi occhi blu ghiaccio vi lesse ironia per la sua paura, ma non le importava. Era felice che lui non gli avesse dato retta, quando aveva cercato di dissuaderlo ad accompagnarla fino a Sanctuary, quella settimana.

      Attraverso il piccolo microfono incorporato nelle cuffie gli chiese : “ Ash, ma tu sei mai stato in elicottero? Sembri perfettamente a tuo agio!”

      “No, ma mi sto godendo ogni attimo! – rispose lui, con tono divertito – La tua famiglia è davvero eccentrica, sai? Noi che voliamo in elicottero e una limousine che porta i nostri bagagli… Ed io che pensavo che i miei fossero molto ricchi!” Aggrottò la fronte in una smorfia, per farla ridere.

      Si era accorto della paura della ragazza dal modo in cui lei stava stritolando la sua mano. Quella fragilità la rendeva ancora più affascinante ai suoi occhi! Non assomigliava per niente alle paperotte di L.A. che aveva sempre frequentato! I suoi pensieri furono interrotti dalla voce di Tristian, che s'inserì nel collegamento.

      “ Sì, sono sempre stati così! – disse, sapendo che sua sorella gli avrebbe dato ragione.

      Entrambi e da sempre avevano visto gli adulti della famiglia Hart impegnarsi in quello stupido gioco! “I membri della nostra famiglia non fanno altro che cercare di superarsi a vicenda. Il fatto che nostra nonna possieda quest’elicottero e sia l’unica proprietaria di Sanctuary è la rivincita sui suoi tre figli.. e l’intero mondo. – aggiunse, con un leggero velo di sarcasmo.

      “Basta così, Tristian! – urlò la voce di Malcom Hart, suo padre. Questi lo guardò di traverso e poi tornò a concentrarsi sulla sua ultima conquista, Felicia. Decise di bloccare le comunicazioni via cuffia per il resto del viaggio, così il figlio non avrebbe potuto sputtanare ulteriormente la famiglia davanti a un estraneo.

      L’uomo sorrise alla bella rossa che frequentava da un paio di settimane: l’aveva conquistata col suo portafogli e al solo scopo di sbatterla in faccia all’ex moglie, Lily. Era stata lei a insistere per il divorzio, e ora ci avrebbe sbattuto violentemente su il grugno.

      Inserendo la modalità guida turistica, Malcolm indicò il panorama fuori del finestrino, per far capire che erano quasi arrivati: “Quello che vedete è il monumentale Sanctuary, il modernissimo resort… ormai famoso per la cappella dei matrimoni e la suite regale della sposa.” Malcom lanciò un sorrisetto astuto a Felicia: sapeva che se avesse realizzato il suo piano, avrebbe recitato bene la parte con lei.

      “Dato che la vetta della montagna su cui poggia il resort è abbastanza piatta, c’è stato lo spazio sufficiente per realizzare una bella palestra, un piccolo laghetto, e alcune piscine interne ed esterne…

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