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      Lucio evidentemente si era assicurato che nessuno fosse sopravvissuto tra coloro che avevano visto Stefania lì. Persino Stefania provò disgusto per tale crudeltà, anche se un’altra parte di lei stava già elaborando il significato di tutto il contesto.

      “Tristemente, pare che una delle tue damigelle sia rimasta invischiata nella faccenda,” disse Lucio. “Pare che Tano l’abbia sedotta.”

      La rabbia lampeggiò in Stefania a quel punto. “Sono le mie damigelle!”

      Non era solo il pensiero che venisse fatto del male a donne che l’avevano servita così lealmente, anche se faceva comunque piuttosto male. Era il pensiero che Lucio avesse osato nuocere a qualcuno che apparteneva così ovviamente a lei. Non era quindi solo il pensiero che qualcuno al suo servizio fosse stato offeso. Era l’insulto in sé!

      “Era questo il punto,” disse Lucio. “Troppe persone ti avevano visto qui in giro. E quando ho offerto alla ragazza la vita in cambio di qualsiasi cosa sapesse, mi è stata molto di aiuto.”

      Stefania distolse lo sguardo. “Perché fare tutto questo, Lucio? Avresti potuto lasciare che mi arrangiassi con Tano.”

      “Tano non ti meritava,” disse Lucio. “Di certo non meritava essere felice.”

      “E perché hai coperto il mio ruolo nella faccenda?” gli chiese Stefania. “Avresti potuto startene da parte e guardare la condanna a morte.”

      “Ci ho pensato,” ammise Lucio. “O almeno ho pensato di chiederti al re quando gliel’avessimo detto. Ma c’erano troppe possibilità che lui semplicemente ti condannasse a morte direttamente, e non potevamo permettercelo.”

      Solo Lucio avrebbe parlato di una cosa del genere così apertamente, o avrebbe pensato che Stefania fosse semplicemente qualcosa da poter chiedere a suo padre come una qualche preziosa chincaglieria. Solo il pensiero le faceva accapponare la pelle.

      “Ma poi mi è venuto in mente,” disse Lucio, “che mi sto godendo un po’ troppo il giochino tra noi per fare una cosa del genere. Ad ogni modo non è il modo in cui ti voglio. Voglio che tu sia una mia pari, la mia compagna. Veramente mia.”

      Stefania fece un passo verso il balcone, più che altro per una boccata d’aria fresca. Così da vicino il profumo di Lucio era di costosa acqua di rose ed essenze ovviamente designati per mascherare il sangue derivato dalle azioni della giornata.

      “Cosa stai dicendo?” chiese Stefania, anche se aveva già una discreta idea di cosa Lucio volesse da lei. Era diventato ormai un suo compito quello di scoprire ciò che c’era da sapere sugli altri a corte, inclusi gli appetiti di Lucio.

      Anche se forse non aveva fatto poi un ottimo lavoro. Non si era resa conto che Lucio si era introdotto nella sua rete di informatori e spie. Non aveva neanche saputo delle cose che Tano stava facendo, fino a che non era stato troppo tardi.

      Però non poteva certo paragonare i due. Lucio era completamente privo di morale e barriere, sempre alla ricerca di modi nuovi per fare del male agli altri. Tano era forte e pieni di sani principi, amorevole e protettivo.

      Ma era stato lui a lasciarla. L’aveva abbandonata, sapendo bene cosa sarebbe potuto succedere poi.

      Lucio allungò una mano per prendere la sua, stringendola in modo più gentile di quanto normalmente facesse. Anche così però Stefania dovette scacciare l’urgenza di fare una smorfia mentre lui si portava la sua mano alle labbra e le baciava l’interno del polso, proprio dove pulsava il sangue.

      “Lucio,” disse Stefania tirando via la mano. “Sono una donna sposata.”

      “L’ho raramente trovata una barriera,” sottolineò Lucio. “E ad essere onesti, Stefania, dubito che per te sia diverso.”

      La rabbia di Stefania a quel punto avvampò di nuovo. “Tu non sai nulla di me.”

      “So tutto di te,” disse Lucio. “E più vedo, più mi rendo conto che te ed io siamo fatti l’uno per l’altra.”

      Stefania si allontanò, ma Lucio la seguì. Ovvio. Non era certo un uomo abituato ad essere negato.

      “Pensaci, Stefania,” disse Lucio. “Pensavo non fossi nient’altro che una testa vuota, ma poi ho saputo della tela di ragno che hai tessuto in tutta Delo. Sai allora cos’ho provato?”

      “Rabbia per essere stato preso in giro?” suggerì Stefania.

      “Attenta,” disse Lucio. “Non ti piacerebbe avermi in collera con te. No, ho provato ammirazione. All’inizio pensavo che potessi andare bene per essere portata a letto una volta o due. Poi ho pensato che potessi essere una donna che capiva veramente come funziona il mondo.”

      Oh, Stefania lo capiva meglio di quanto potesse comprendere uno come Lucio. Lui aveva la sua posizione a proteggerlo da qualsiasi cosa il mondo gli avesse gettato addosso. Stefania aveva solo la sua furbizia.

      “E hai pensato che potessimo essere la coppia perfetta,” disse Stefania. “Allora dimmi, cos’hai pensato di fare del mio matrimonio con Tano?”

      “Queste sono cose che si possono mettere da parte,” disse Lucio come se fosse semplice quanto schiccare le dita. “Dopo quello che ha fatto, pensavo fossi felice di essere libera da quel legame.”

      Ci sarebbe stato un vantaggio a farlo fare ai preti, perché altrimenti Stefania avrebbe rischiato di essere macchiata dai crimini di Tano. Sarebbe sempre stata la donna sposata con il traditore, anche se Lucio aveva assicurato che nessuno l’avrebbe mai potuta collegare ai crimini.

      “O se non lo vuoi,” disse Lucio, “sono certo che non ci vorrà molto per accertarsi del suo decesso. Dopotutto ci eri già quasi riuscita una volta. Indipendentemente da dove sia andato, si potrebbe organizzare un altro assassinio. Potresti restare in lutto per… un periodo adeguato. Sono certo che il nero ti starebbe bene. Sei adorabile con qualsiasi cosa tu ti metta addosso.”

      C’era qualcosa nell’aspetto di Lucio che metteva Stefania a disagio, come se stesse cercando di indovinare come sarebbe sembrata senza niente addosso. Lo guardò dritto negli occhi cercando di mantenere un tono formale.

      “E poi?” gli chiese.

      “E poi ti sposi un principe più adatto,” disse Lucio. “Pensa a tutto quello che potremmo fare insieme, con le cose che sai tu e le cose che posso fare io. Potremmo governare l’Impero insieme e la ribellione non ci toccherebbe mai. Devi ammetterlo, saremmo una coppia adorabile.”

      Stefania allora rise. Non poté trattenersi. “No, Lucio. Non lo saremmo, perché non provo niente per te, se non sdegno. Sei un criminale, e peggio ancora sei il motivo per cui ho perso tutto. Perché dovrei mai prendere in considerazione l’idea di sposarti?”

      Vide il volto di Lucio farsi duro.

      “Potrei farti fare,” disse Lucio, “potrei farti fare tutto quello che voglio. Pensi che potrei far sapere della tua parte nella fuga di Tano? Magari ho tenuto da parte quella tua damigella, per sicurezza.”

      “Per cercare di forzarmi a sposarti?” disse Stefania. Quale razza di uomo avrebbe mai fatto una cosa del genere?

      Lucio allargò le braccia. “Non sei così diversa da me, Stefania. Tu giochi. Non vorresti mai che qualche scemo venisse da te con fiori e gioielli. E poi impareresti ad amarmi. Che tu lo voglia o no.”

      Allungò ancora una mano verso di lei e Stefania gli mise una mano sul petto. “Toccami, e non uscirai vivo da questa stanza.”

      “Vuoi che riveli la tua parte nell’aiutare Tano a fuggire?” le chiese.

      “Dimentichi la tua parte,” disse Stefania. “Dopotutto sapevi tutto di questa cosa. Come reagirebbe il re se glielo dicessi?”

      Si aspettava ira da Lucio, magari anche violenza. Invece lo vide sorridere.

      “Sapevo che eri perfetta per me,” le disse. “Anche nella tua posizione trovi un modo di reagire, e lo fai meravigliosamente. Insieme

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