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Bisognava solo sperare che non mettessero gli occhi addosso sul tuo ragazzo.

      E ora tutte non distoglievano lo sguardo da Caleb.

      Caitlin sperò, pregò che Caleb si rivelasse immune dai loro poteri. Che gli sarebbe ancora piaciuta. Ma mentre formulava tale pensiero, non riusciva a capire perchè avrebbe dovuto. In fondo, lei era così ordinaria. Perchè avrebbe dovuto restare legato a lei, quando ragazze come queste avrebbero fatto di tutto pur di averlo?

      Caitlin pregò silenziosamente che le ragazze continuassero a camminare. Solo per questa volta.

      Ma, naturalmente, non lo fecero. Il cuore le batteva all'impazzata, mentre il gruppo si voltò, dirigendosi verso di loro.

      “Ciao Caitlin,” una delle ragazze le disse, in un finto tono gentile.

      Tiffany. Alta, con lunghi e lisci capelli biondi, occhi blu e molto magra. Vestita elegantemente dalla testa ai piedi con abiti alla moda. “Chi è il tuo amico?”

      Caitlin non sapeva che cosa rispondere. Tiffany e le sue amiche non avevano mai rivolto la parola a Caitlin. Non avevano mai rivolto lo sguardo verso di lei così a lungo. Era scioccata ad accorgersi che sapessero persino della sua esistenza e che conoscessero il suo nome. E ora stavano iniziando una conversazione con lei. Volevano Caleb. Così tanto da umiliarsi a rivolgerle la parola.

      Questo non presagiva nulla di buono.

      Caleb doveva aver avvertito il disagio di Caitlin, perchè si avvicinò a lei e pose un braccio intono alla sua spalla.

      Caitlin non si era mai sentita tanto grata per un gesto in tutta la sua vita.

      Senza una nuova sicurezza, Caitlin trovò la forza di parlare. “Caleb,” lei rispose.

      “Allora, che cosa state facendo qui ragazzi?”chiese un'altra ragazza. Era una replica di Tiffany, ma era bruna. “Credevo che tu fossi partita o una cosa simile.”

      “Beh, sono tornata,” rispose Caitlin.

      “Dunque, anche tu sei nuovo qui?” Tiffany chiese a Caleb. “Sei al terzo anno?”

      Caleb sorrise. “Sì, sono nuovo,” rispose in maniera criptica.

      Gli occhi di Tiffany s'illuminarono, visto che interpretò che fosse nuovo nella loro scuola. “Grandioso,” disse. “C'è una festa questa sera, se ti va di venire. E' a casa mia. E' solo per pochi amici stretti, ma vorremmo averti. E..um... anche te, immagino,” disse Tiffany, rivolgendo lo sguardo a Caitlin.

      Cailin sentì la rabbia crescere dentro di sè.

      “Apprezzo l'invito, signore,” Caleb disse, “ma sono spiacente di informarvi che io e Caitlin abbiamo un importante impegno questa sera.”

      Caitlin sentì il cuore gonfiarsi.

      Vittoria.

      Mentre guardava l'espressione del loro volto mutare, come se le tessere del domino fossero crollate tutte insieme, non si era mai sentita così vendicata.

      Le ragazze sollevarono il naso e, in modo provocante, se ne andarono.

      Caitlin, Caleb e Luisa restarono lì, da soli. Caitlin tirò un sospiro di sollievo.

      “Oh mio Dio!” Luisa esclamò. “Quelle ragazze non l'hanno mai data vinta a nessuno prima d'ora. Molto meno per quanto riguarda un invito.”

      “Lo so,” Caitlin disse, ancora sbigottita.

      “Caitlin!” Luisa disse improvvisamente, avvicinandosi e prendendole il braccio, “Mi sono appena ricordata. Susan. Lei ha detto qualcosa su Sam. La scorsa settimana. Che stava frequentando i Coleman. Mi dispiace tanto, mi è appena tornato in mente. Forse può aiutare.”

      I Colemans. Certo. Ecco dove sarebbe andato.

      “E poi,” Luisa continuò eccitata, “ci vediamo tutti dai Frank stasera. Devi venire! Ci manchi tanto. E naturalmente, porta Caleb. Sarà una festa magnifica. Metà classe ci verrà. Devi esserci.”

      “Ecco… non lo so –”

      La campanellà suonò.

      “Devo andare! Sono così contenta che tu sia tornata. Ti voglio bene. Chiamami. A presto!” Luisa disse, salutando Caleb, e si voltò per precipitarsi in fondo al corridoio.

      Caitlin si concesse d'immaginarsi tornare alla vita normale. Uscire con tutti i suoi amici, andare alle feste, frequentare una scuola normale, diplomarsi. Le piaceva come la faceva sentire. Per un istante, provò davvero a scacciare completamente dalla mente tutti gli eventi della scorsa settimana. Immaginò che nulla di male fosse accaduto.

      Ma poi guardò davanti a sè e vide Caleb, e la realtà tornò bruscamente a palesarsi. La sua vita era cambiata. Definitivamente. E nulla sarebbe più tornato come prima. Doveva solo accettarlo.

      Senza contare che aveva ucciso delle persone e la polizia le stava dando la caccia.

      O che sarebbe stata solo questione di tempo perchè la catturassero, da qualche parte. O il fatto che un'intera razza di vampiri la stava cercando per ucciderla. O che la spada che stava cercando avrebbe potuto salvare la vita a molte persone.

      La vita era cambiata in maniera definitiva, e non sarebbe più tornata com'era. Lei doveva semplicemente accettare la sua nuova realtà.

      Caitlin poggiò la testa sul braccio di Caleb, e lo condusse all'entrata. I Coleman. Sapeva dove vivevano e che aveva senso, Sam sarebbe andato lì. Se non si fosse trovato a scuola, allora sarebbe stato lì probabilmente. Ecco dove avrebbero dovuto andare dopo.

      Mentre uscivano a respirare aria fresca, lei si meravigliò di quanto fosse bello camminare fuori dalla scuola ancora una volta—e stavolta per sempre.

      *

      Caitlin e Caleb s'incamminarono verso la proprietà dei Coleman; la neve che ricopriva l'erba scricchiolava sotto i loro piedi. La casa stessa non era altro che un modesto ranch che si affacciava sul lato della strada di campagna. Ma alle spalle, alla fine della proprietà, c'era un fienile. Caitlin vide tutti i camioncini e pickup malconci parcheggiati a caso nel prato, e riusciva a vedere le impronte nel ghiaccio e nella neve, e sapeva che doveva esserci stato un gran viavai intorno a quel fienile .

      Questo facevano i ragazzi ad Oakville – s'incontravano nei loro fienili. Oakville era tanto campagna quanto periferia, e dava loro la possibilità di giocare in una struttura abbastanza distante dalla casa dei genitori, così che non sapessero o che non importasse loro che cosa stessero facendo. Era certamente molto meglio che radunarsi in cantina. I genitori non sentivano una sola parola. E si disponeva di un'entrata personale. E di un'uscita.

      Caitlin prese un lungo respiro, prima di entrare nel fienile, e aprì la pesante porta di legno.

      La prima cosa a colpirla fu l'odore. Erba. Delle nuvole aleggiavano nell'aria.

      Quello, mescolato all'odore della birra stantia. Ce n'era troppo.

      Poi la colpì—più di ogni altra cosa—l'odore di un animale. I suoi sensi non erano mai stati così spiccati prima. Lo shock derivato dalla presenza dell'animale colpì i suoi sensi, proprio come se avesse appena sniffato dell'ammoniaca.

      Lei guardò alla sua destra e mise a fuoco. Lì, all'angolo, c'era un grosso Rottweiler. Quest'ultimo si sedette lentamente, con lo sguardo fisso su di lei e ringhiò. Esplose in un ringhio basso e gutturale. Era Butch. Lei si ricordò di lui ora. L'odioso Rottweiler dei Coleman. Come se i Coleman avessero bisogno di un animale aggressivo da aggiungere alla loro immagine confusionaria.

      Dai Coleman c'era sempre da aspettarsi delle catastrofi. Tre fratelli—17, 15, e 13 anni— ad un certo punto, Sam aveva fatto amicizia con il secondogenito, Gabe. Uno era peggio dell'altro. Il padre li aveva abbandonati molto tempo prima, nessun aveva idea di dove fosse andato, e la madre non c'era mai. Erano praticamente cresciuti da soli. Nonostante la loro età, erano sempre ubriachi o drogati, e passavano più tempo fuori dalla scuola che dentro.

      A Caitlin non piaceva l'idea che Sam li frequentasse.

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