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squarciò l’aria e Dario guardò oltre vedendo Raj accanto a sé che bloccava il colpo di spada per lui. Dario si rese conto che Raj aveva preso la spada da uno dei soldati morti ed era corso in avanti parando il fendente avversario all’ultimo momento.

      Si sentì nell’aria un altro rumore metallico e Dario vide dall’altra parte Desmond che parava un altro colpo diretto verso di lui. Raj e Desmond corsero in avanti, colpendo i loro avversari che non si erano aspettati quella difesa. Ruotavano come uomini posseduti e le loro spade sprizzavano scintille quando incontravano quelle dei nemici, facendoli arretrare con colpi mortali prima che potessero veramente difendersi.

      I due soldati caddero a terra morti.

      Dario fu pervaso da un’ondata di gratitudine per i suoi compagni, felice di averli lì a combattere al suo fianco. Non stava più affrontando l’esercito da solo.

      Si abbassò, prese la spada e lo scudo dal comandante morto ai suoi piedi e si unì a Desmond e Raj buttandosi contro i sei ufficiali rimasti nel gruppo. Dario fece roteare la spada in aria, soddisfatto del suo peso: era così bello brandire una spada vera, fatta di vero acciaio. Si sentiva invincibile.

      Si lanciò in avanti e parò un forte colpo di spada con lo scudo e nello stesso momento fece scivolare la lama tra le piastre dell’armatura di un soldato dell’Impero colpendolo alla spalla. Il soldato gemette e cadde in ginocchio.

      Si voltò e fece ruotare lo scudo bloccando un colpo dall’altra parte, poi si girò e usò lo scudo come arma colpendo un altro attaccante in faccia e facendolo cadere. Poi ruotò con la spada e colpì l’altro avversario allo stomaco uccidendolo proprio prima che il soldato, con le mani sollevate sopra la testa, potesse calare un colpo sul suo collo.

      Anche Raj e Desmond attaccarono al suo fianco, procedendo colpo dopo colpo contro gli altri soldati. Il clangore di spade e scudi era assordante. Dario ripensò a tutte le esercitazioni con le spade di legno e capì come ora – in battaglia – si stessero rivelando dei grandi combattenti. Mentre lui stesso lottava, si rendeva conto di quanto quell’esercizio avesse migliorato anche lui. Si chiese se avrebbe potuto vincere senza quegli allenamenti. Ed era sempre più determinato a vincere con le sue mani, senza mai e poi mai ricorrere ai suoi poteri magici che stavano in agguato da qualche parte dentro di lui e che lui non comprendeva pienamente, né voleva comprendere.

      Mentre Dario, Desmond e Raj abbattevano il resto del gruppo, da soli nel mezzo del campo di battaglia, le centinaia di soldati dell’Impero in lontananza finalmente si organizzarono: si riunirono, lanciarono un forte grido di battaglia e si lanciarono contro di loro.

      Dario sollevò lo sguardo rimanendo lì, respirando affannosamente, la spada insanguinata in mano, rendendosi conto che non c’era alcun luogo dove fuggire. Mentre il perfetto squadrone di soldati scattava in azione, si rese conto che quella era la morte che veniva verso di lui. Rimase al suo posto come anche Desmond e Raj, si asciugò il sudore dalla fronte e li affrontò. Non si sarebbe ritirato per niente al mondo.

      Si levò un altro forte grido di battaglia, questa volta dalle sue spalle, e Dario si voltò felicemente sorpreso di vedere i suoi compaesani che si lanciavano all’attacco tutti insieme. Scorse numerosi dei suoi fratelli d’armi correre in avanti prendendo spade e scudi dai soldati dell’Impero che erano caduti e unendosi ai loro ranghi.  Era orgoglioso di vedere come i suoi compaesani subito ricoprirono il campo di battaglia come un’ondata, munendosi di armi d’acciaio: nel giro di pochi attimi diverse decine di uomini erano armati di tutto punto. Quelli che non avevano armi d’acciaio brandivano comunque spade intagliate nel legno. Decine di ragazzi più giovani, amici di Dario, avevano spade corte cui avevano affilato la punta e piccoli archi e frecce di legno: speravano evidentemente di potercela fare con quelle.

      Si lanciarono all’attacco tutti insieme, come un unico uomo, combattendo per le loro proprie vite insieme a Dario, contro l’esercito dell’Impero.

      In lontananza sventolava un’enorme bandiera, suonò una tromba e l’esercito dell’Impero si mise in moto. Il clangore metallico riempì l’aria mentre centinaia di soldati dell’Impero marciavano insieme, ben disciplinati: era un muro umano, spalla a spalla; mantenevano i ranghi mentre avanzavano verso la folla di paesani.

      Dario guidava i suoi uomini nell’attacco, tutti temerari al suo fianco mentre si avvicinavano ai ranghi dell’Impero. Dario gridò: “LANCE!”

      I suoi fecero volare le loro lance corte che gli sfrecciarono sopra la testa fendendo l’aria e trovando i loro bersagli al di là della radura. Molte lance di legno, non abbastanza affilate, colpirono le armature e rimbalzarono innocue. Ma numerose di esse trovarono fessure tra le piastre delle armature e colpirono i loro bersagli: una manciata di soldati dell’Impero gridarono e caddero in lontananza.

      “FRECCE!” gridò Dario, sempre alla carica, con la spada alta, diminuendo sempre più la distanza.

      Numerosi abitanti si fermarono, presero la mira e scoccarono una raffica di affilate frecce di legno: decine di esse disegnarono un arco in aria attraversando la radura con grossa sorpresa dell’Impero che evidentemente non si sarebbe mai aspettato un combattimento, né che gli abitanti del villaggio possedessero delle armi. Molte frecce rimbalzarono innocue contro le armature, ma diverse di essere andarono a segno colpendo i soldati alla gola o alle giunture e abbattendone numerosi altri.

      “SASSI!” gridò Dario.

      Diverse decine di uomini si fecero avanti e, usando le loro fionde, scagliarono delle pietre.

      Un muro di sassi volò in cielo e l’aria fu pervasa dal rumore di roccia che colpiva le armature. Alcuni soldati, colpiti al volto, caddero. Molti altri si fermarono e sollevarono i loro scudi o le mani per bloccare quell’assalto.

      Questo rallentò l’Impero e aggiunse un elemento di insicurezza ai loro ranghi, però non li fermò. Continuavano a marciare senza mai spezzare le file, anche con frecce, lance e sassi che li assalivano. Semplicemente sollevavano gli scudi, troppo arroganti per abbassarsi, marciando con le loro luccicanti alabarde d’acciaio sollevate in aria, le loro lunghe spade che oscillavano alla vita alla luce del giorno. Dario li guardava avanzare e capì che quello era un esercito di professionisti e che gli si stava avvicinando. Capì che era un’ondata di morte.

      Si udì un improvviso rombo e Dario sollevò lo sguardo vedendo tre grosse zerte che si staccavano dalle righe e correvano all’attacco verso di loro cavalcate ciascuna da un ufficiale che brandiva una lunga alabarda. Le zerte galoppavano, la furia sui loro musi, sollevando nuvole di polvere.

      Dario si preparò mentre una si scagliava contro di lui e il soldato ghignava sollevando la sua alabarda lanciandola improvvisamente contro di lui. Dario venne preso alla sprovvista dalla velocità e schivò il colpo all’ultimo momento riuscendo ad evitarlo per in pelo.

      Ma il compaesano dietro di lui, un ragazzo che conosceva fin da bambino, non fu altrettanto fortunato. Gridò di dolore mentre l’alabarda gli perforava il petto e il sangue gli usciva dalla bocca. Cadde a terra di schiena, con gli occhi fissi al cielo.

      Dario, infuriato, si voltò verso la zerta. Rimase in attesa, sapendo che se non avesse avuto il tempismo perfetto sarebbe stato travolto.

      All’ultimo momento rotolò via dalla traiettoria dell’animale e fece roteare la spada tagliando le gambe della zerta da sotto.

      La zerta gemette e cadde a terra facendo volare il suo cavaliere che finì in mezzo ai paesani.

      Un paesano si staccò alla folla e corse in avanti tenendo un grosso masso sollevato sopra la testa. Dario si voltò e fu sorpreso di vedere Loti che reggeva il sasso e lo sbatteva poi contro l’elmo del soldato uccidendolo.

      Dario udì un rumore di zoccoli al galoppo e vide un’altra zerta lanciata al galoppo con il soldato in groppa che teneva la lancia sollevata e puntata contro di lui. Non c’era tempo per reagire.

      Un ringhio squarciò l’aria e Dario fu sorpreso di vedere Dray apparire improvvisamente e balzare in avanti, in aria, mordendo il piede del soldato proprio mentre questi tirava la lancia. L’uomo si piegò in avanti e la lancia seguì la sua traiettoria finendo dritta a terra. Lui oscillò e cadde di lato e non appena colpì terra venne aggredito da diversi abitanti.

      Dario

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