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      Dizionario storico-critico degli scrittori di musica e de' più celebri artisti, vol. 3 / Di tutte le nazioni sì antiche che moderne

      L

      Laag (Enrico), viveva ancora nel 1783, benchè in un'età molto avanzata a Osnabruck, come maestro di cappella della chiesa di S. Maria. Egli scrisse e pubblicò in sua lingua, Elementi di cembalo e del basso continuo, Osnabruck in 4º, 1774 e Cinquanta canzonette con melodie per il forte-piano, Cassel 1777. I cembali da lui costruiti sono ancora in gran pregio.

      Lacassagne (l'abate de), nel 1766 pubblicò in Parigi: Traité général des elemens du chant, dedié a Monseign. le Dauphin in 8vo. L'autore si è prefisso in quest'opera di esporre semplicemente e facilmente il metodo usitato d'imparare la musica, ponendo ad ogni precetto un esempio, per far vedere, che tutte le diverse misure si possono con facilità ridurre a due, e le chiavi ad una sola. Egli sviluppa meglio questa materia in un altro libro, cui diè per titolo: L'unicleffier musical, pour servir de supplement au Traité général, etc. La R. Accademia delle Scienze sulle relazioni de' Sig. d'Alembert, e de' Fouchy giudicò, che questo Trattato è chiaro, metodico e atto a conseguire l'intento dell'autore. V. l'artic. Boyer.

      Lacépède (il conte Stefano de), membro dell'Instituto nazionale delle Scienze ed Arti, nacque a Angen l'anno 1756. Egli pubblicò in Parigi nel 1778, alcune sinfonie a piena orchestra, ed altre concertanti. Nel 1785 diè al pubblico la sua Poétique de la musique, in 8vo. L'autore applica i suoi precetti alle sue opere musicali non ancora impresse; avrebbe certamente fatto meglio se preso avesse i suoi esempj nelle produzioni ben note di qualche illustre compositore, come Gluck, Piccini ec., ciò sarebbe stato realmente più utile a' giovani studiosi. Quest'opera è scritta tutta via con molto fuoco e sensibilità. Il dotto Carpani la loda moltissimo, e con ragione (v. lettre 4, e 10). Nel primo libro ricerca l'autore da profondo filosofo l'origine della musica: egli dice che noi dobbiamo quest'arte al dolore ed alla triste malinconia; che nata in mezzo a' pianti conserva tuttora l'impronta della sua origine, e che ella non dipinge con successo se non i dolorosi eventi, le penose vicende, i disagiosi sentimenti o le affezioni profonde. Nel secondo con maestrevol mano disegna la carriera che percorrer dee l'Artista sotto 'l rapporto dello spirito di cui bisogna investirsi. È gran pena che quest'opera non sia conosciuta abbastanza.

      Lachnith (Luigi-Venceslao), nato in Praga nel 1756 venne in Parigi nel 1773, a perfezionare i suoi talenti nella musica, ed ebbe quivi per maestro nella composizione il cel. Philidor. Egli ha scritto più drammi in musica, molte sinfonie e quartetti per violino molto stimati in Francia. Ha formato un gran numero di allievi, e compose con M. Adam Une Méthode de doigté pour le forte-piano, che è stato adottato dal conservatorio.

      Lacombe (Giacomo), avvocato in Parigi può con ragione esser annoverato tra i migliori autori, che hanno scritto sulla letteratura e le arti. Egli pubblicò quivi le Spectacle des beaux-arts, in 12º, ove si trovano delle giudiziose osservazioni sulla musica, e le Dictionnaire portatif des beaux-arts in 12º, in cui dà notizie di molti musici. Lacombe era cognato del cel. M. Gretry, ed è morto sul principio del presente secolo.

      Laffilard (Michele) è autore di un'opera intitolata: Principes très faciles, qui conduisent jusqu'au point de chanter toute sorte de musique à livre ouvert, dediés aux Dames religieuses, Paris 1710. Vi si trova la prima idea d'un cronometro, o pendolo destinato a misurar esattamente i movimenti nella musica: egli avea posto alla testa di alcune arie altrettante cifre ch'esprimevano il numero delle vibrazioni del suddetto pendolo durante ciascuna misura: (V. Diderot, Observat. sur le Chronometre). Progetto inutile, che non ha avuto giammai luogo nella pratica.

      Lago (Gio. del) veneziano, autore di una Breve introduzione di musica misurata, Venezia 1540. (Martini, Stor., tom. 1)

      Lagrange (Giov. Luigi de), nato a Torino nel 1736, vien riguardato come il più gran geometra che dopo il Newton sia stato in Europa. “Ancor giovinetto, dice l'ab. Andres, entrò coraggiosamente nel campo dell'Acustica dopo il Newton, il Taylor, i due Bernoulli, il d'Alembert e l'Eulero, e toccò a lui il raccorne gli allori. Egli esamina la dottrina del Newton su la propagazione del suono, espone l'analisi pura ed esatta del problema secondo i primi principj della meccanica, e fa conoscer l'insufficienza e la falsità del metodo newtoniano, e propone un'altra via per la soluzione fondata su principj sicuri ed incontrastabili. Discute le teorie del Taylor, dell'Alembert, dell'Eulero, e le riforme, e le obiezioni di Daniele Bernoulli; e pesate le ragioni degli uni e degli altri, conchiude, che i loro calcoli non bastano a decidere tali questioni, e propone una soluzione, che sembra avere tutto il merito della sodezza e della generalità. Passa poi a sviluppare la teoria generale de' suoni armonici, degli stromenti da corda e da fiato, e per una formola semplice determina il suono fisso ed i suoni armonici, che propose il Sauveur, con quell'esattezza e facilità, a cui quegli non potè giungere; e dà nuovi e sicuri lumi per la cognizione del suono, applicabili anche alla pratica della costruzione, e del maneggio degli stromenti, alla teoria dell'eco semplice e composto, e ad altri curiosi e difficili punti dell'acustica. Le formole sì semplici e generali, l'integrazione di tante equazioni, l'analisi sì fina, chiara ed esatta, la penetrazione del suo ingegno, la sodezza del suo giudizio chiamarono l'attenzione di tutti i geometri: gli stessi atleti di quella nobile lizza, l'Eulero, il d'Alembert e il Bernoulli, i venerati oracoli di questa scienza ascoltarono con rispetto la voce del nascente geometra, nè sdegnarono di metterlo al loro lato nel seggio, ch'essi occupavano nel matematico impero. Tutti e tre scrissero tosto al giovine Lagrange, abbracciando molti punti della sua dottrina, domandando d'altri maggiori rischiaramenti, e venerandolo in tutti quasi come loro arbitro e giudice; e se l'Accademia di Berlino era stata poc'anni prima il campo di battaglia fra que' tre illustri campioni, l'Accademia di Torino divenne nel suo nascere il teatro d'onore, dove fecero luminosa comparsa l'Acustica e l'algebra, e dove concorsero, si può dire a corteggio del Lagrange, l'Eulero, e il d'Alembert, i sovrani e principi delle matematiche discipline. Qual gloria per un giovin geometra vedersi alla prima produzione portato sull'ali della fama per tutte le accademie e le scuole ricevere gli applausi de' più applauditi geometri, e gl'incensi e le adorazioni di tutti gli altri? Questa singolar gloria, che ottenne allora il Lagrange, l'ha sempre mantenuta, ed accresciuta costantemente perfino a' nostri dì, spargendo ognor nuovi lumi su la presente materia, che sì copiosamente avea illustrata.” (Andres Origine ec. tom. 4, c. 8). M. Montuela, il dotto autore della storia delle matematiche, ha dato una dettagliata analisi della bella Dissertazione del Lagrange sulla propagazione del suono, che comparve al pubblico nel 1º vol. delle Memorie di Torino, 1759. Noi rapporteremo solo l'estratto dell'ultimo capitolo, in cui Lagrange applica la sua analisi a diversi punti della teoria del suono: 1. Come l'aria trasmette senza confusione i differenti suoni; 2. Come due suoni ne producono un terzo, il che rende ragione dell'esperimento che serve di base alla teoria del Tartini. Solamente Lagrange trova un suono all'ottava bassa di quello di Tartini. Il nostro geometra fissò quindi la sua dimora in Parigi, dove viveva ancora nel 1811, membro della classe delle scienze dell'Istituto nazionale, e senatore.

      Lahoussaye (Pietro), uno de' migliori allievi del Tartini, nacque in Parigi nel 1735. Fornito di un'organizzazione adatta alla musica, all'età di 7 anni, da se solo senza maestro, sonava già assai soavemente di violino; ancor giovinetto ebbe la fortuna di sentire spesso i primi virtuosi su questo stromento, che abitualmente radunavansi presso il conte di Sennetterre; questi erano Pugnani, Giardini, Gaviniès, Pagin e Ferrari, e sonando ancor egli ne riscosse da' medesimi i più grandi elogj. La buona fortuna di cui godeva Lahoussaye non lo distolse dalla brama che aveva avuta sempre di vedere il gran Tartini. Egli attaccossi al principe di Monaco, e profittò d'un viaggio di questo principe in Italia per andar in Padova e render omaggio a quel sublime maestro. Sul punto ch'egli entrava in chiesa, cominciava Tartini il suo concerto, non può spiegarsi la sorpresa, l'ammirazione che gli produssero la purità, la giustezza, la qualità del suono, il sublime incanto dell'espressione, la magia dell'arco, tutte le perfezioni dell'arte di cui l'esecuzione del Tartini gli offrì per la prima volta il modello: non si sentiva più la forza di farglisi innanzi, vi si arrischiò non per tanto. Tartini lo ricevette con bontà, e riconoscendo in lui la sua maniera e la sua scuola, gli diè delle lezioni seguite. Lahoussaye, richiamato dal principe di Monaco, fu, con suo gran disgusto, obbligato a lasciar Padova. Le circostanze per alcun tempo lo stabilirono a Parma ove ebbe la fortuna di piacere all'infante D. Filippo e a tutta la corte.

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