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dannatamente piuttosto bello, specialmente considerando la brevità e la mancanza di penetrazione. Mi aspettavo un mini-orgasmo, e non è stato quello che ho avuto – affatto.

      “No, normalmente non faccio sesso sconvolgente con gli umani.”

      I suoi occhi si oscurano di nuovo. “È possibile che tu sia ancora ubriaca?”

      Posso prevedere l’evoluzione di questa conversazione. Le risposte di molti uomini rientrano in una di queste categorie.

      Negazione, spesso abbinata a “stai delirando” o “a quale religione hai detto di appartenere?”

      Fuga per la paura (sono veloce; non arrivano a tanto).

      E poi c’è la risposta del feticista. “Figo. Se ti permetto di mordermi, possiamo fare sesso?” (La colpa di questa risposta è da attribuire ad alcune tendenze della narrativa vampiresca dell’ultimo decennio o giù di lì.)

      Simon rientra esattamente nella prima categoria, e il modo più facile per affrontare i negazionisti è l’evidenza.

      Indico la bocca. “Stai guardando?”

      Lui annuisce, sebbene riluttante. Almeno non si trasforma in uno che se la dà a gambe per la paura.

      Continuando a puntare il dito, stiro le labbra per mostrare i miei attraenti (almeno così dico a me stessa) denti non appuntiti.

      Poi lascio scendere le zanne.

      Aspetto finché non vedo il cambiamento nella sua espressione, segno che ha visto i miei canini appuntiti come aghi.

      I vampiri bevono sangue umano fresco in piccole quantità. La nostra stessa sopravvivenza dipende dal fatto di non essere scoperti. Una conseguenza evolutiva (o forse magica?) è che non abbiamo zanne vistose che lacerano la carne.

      Primo, che schifo. Secondo, non c’è modo migliore per farsi scoprire che lasciarsi dietro una scia di gole squarciate o appendici danneggiate.

      Nutrirsi è un processo semplice. Chiudo le labbra sulla carne e affondo i canini. Essi scendono e si ritraggono quasi istantaneamente, lasciando una puntura minuscola ma profonda che fa uscire il sangue, che può essere leccato o succhiato.

      Lui ammicca. “Non è quello che mi aspettavo.” Esattamente il modo in cui solitamente procede il copione tipico del negazionista, tranne… “Come fa un’intera specie a esistere senza essere scoperta?”

      Uh, cosa? Non è il copione del negazionista.

      “Con cautela?”

      Si acciglia. “Ma le analisi del sangue, il test del DNA, gli screening medici…”

      Mr. Ingegnere vorrebbe andare a tutta scienza con me. Io scrivo narrativa. Che ne so io del test del DNA, a parte che esiste?

      “Posso dirti che noi osserviamo gli umani. Non chiedermi di spiegartelo diversamente dalla… magia.” Faccio spallucce e ometto il correlato, ma non rilevante, argomento delle streghe, le quali non si limitano a osservare gli umani, ma sono umane… e possono compiere magie. Molte più magie di quante ne possa fare io.

      “Ma tu non sei umana.”

      Scuoto la testa. “Non sono umana.”

      Si passa la mano sulla scompigliata chioma di capelli biondo scuro. “Se mi mordi, divento un vampiro?”

      Hmm. Sta valutando l’idea di farmi fare un assaggio? Il pensiero di leccare una parte qualsiasi del suo corpo in forma basta per farmi eccitare di nuovo dappertutto. “No, sono nata vampira. Tutti i vampiri nascono tali.”

      Il raschiare delle sue dita mentre si strofina la mascella con la barba corta mi fa contrarre la passera. La mia reazione nei confronti di quest’uomo non è normale. Abbiamo già fatto sesso. Quello avrebbe dovuto appagare il mio desiderio.

      “Consumo una piccola quantità di sangue umano circa una volta alla settimana. Per poter soddisfare questo requisito ho dei canini molto appuntiti, la capacità di attutire il dolore e qualcosa nella mia saliva che aiuta la guarigione.”

      “Dove?” Quando lo guardo confusa, le sue labbra si contraggono leggermente. “Dove vorresti mordermi?”

      Ti prego, di’ di sì. Ti prego, di’ di sì. “Dove preferisci.” Si strappa via la camicia. Acconsente senza esitare. “Non lo ricorderò, vero?” Non sembra particolarmente elettrizzato all’idea.

      “Ah, no.”

      “Lo immaginavo. Non ci sarebbe modo di tenere tutto segreto se ogni…”

      “Donatore,” aggiungo.

      Lui annuisce. “Giusto. Se ogni donatore ricordasse di avere dato il sangue, sareste qualcosa di più di un popolare genere di narrativa fantascientifica.”

      Più narrativa fantasy, ma non lo correggo per via di quel torace.

      Mi lecco le labbra.

      “Farà male?”

      “Vuoi che faccia male?” Non sono sicura di cosa me lo abbia fatto dire. Attutire il dolore rende più facile cancellare l’intero ricordo del morso.

      “Beh,” sorride. “Un po’ di dolore va bene se ne provo anche piacere. Rendere tutto insensibile non sembra così divertente.”

      Mi sporgo e gli lecco il pettorale sinistro. Dopo dovrò chiedergli se fa palestra, perché sono pressoché sicura che la sola corsa non può avere creato quell’opera d’arte davanti a me. Sempre che ci sia un dopo, perché lui è umano e questa è una cosa da una notte.

      Riportando l’attenzione sulla ricompensa davanti a me, alzo lo sguardo sulla sua faccia mentre gli passo la lingua sul capezzolo. Ad alcuni piace, ad altri no.

      Il suo gemito è una risposta sufficiente, ma anche la sua testa si rovescia all’indietro cadendo contro il muro, esponendo la colonna della sua gola mentre lui gode per la sensazione. Lascio che i miei occhi si abbassino sulla crescente prova del suo desiderio. Già, gli piace.

      Lascio che le mie mani vaghino sull’ampia distesa del suo petto, per poi scendere sulla lineare pianura dell’addome. Le mie dita seguono la scia dei peli che cominciano sotto il suo ombelico e poi, poiché non riesco a resistere, palpeggio la spessa cresta della sua erezione, ancora una volta confinata nei jeans.

      Mette una mano sulla mia, stringendola fermamente. “Posso… è possibile per me ricordare quello che è successo prima?” E c’è quel sorriso timido, quello che mi ha conquistato prima, durante la serata. “Il sesso, Becca. Vorrei ricordare il sesso che abbiamo fatto.”

      “Uh, sì. Soltanto il morso viene riavvolto.”

      I suoi occhi ricoperti di passione incrociano i miei. “Riavvolto? È così che dite?” Intreccia le dita tra le ciocche dei miei capelli fino a prendermi la nuca, poi mi tira contro il suo petto.

      Dea, quest’uomo. Voglio soltanto leccarlo e succhiarlo dappertutto. Gli passo la lingua sul capezzolo destro mentre gli afferro la curva del bicipite e lui, ancora una volta, geme. Questa volta, però, mordo, mirando alla carne del pettorale, proprio sopra il capezzolo corrugato.

      Non attutisco il dolore, perché sospetto che la rapida, acuta puntura non farebbe che acuire i suoi sensi e quindi il piacere.

      Con una mano sul bicipite, per tenermi ferma, e l’altra sul pene ingrossato, non c’è confusione su come l’aspirazione della mia bocca sul capezzolo e il torace ha effetto su di lui.

      Spinge nella mia mano con un ritmo urgente. Uno che sono contenta di assecondare. Gli libero l’uccello e gli do l’attenzione che richiede.

      Accarezzandolo a partire dalla grossa radice e poi per tutta la sua lunghezza fino alla grossa cappella, nel frattempo continuo a succhiare il rivolo salato del suo sangue. Mentre sto per completare il mio nutrimento, mi accorgo che sta per venire.

      A volte gli uomini vengono mentre mi nutro di loro – è un atto sessuale – ma mai con la mia mano

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