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da riempire, e questa chiamata era un colloquio per la posizione in questione.

      “Come …?” fu la sola parola che lei riuscì a pronunciare in quel momento.

      L’uomo continuò a parlare. “Le ho già prenotato un volo per stasera. Ho controllato, e c’è una coincidenza da New Haven a New York, e, poi, ci sarà un volo notturno per Budapest. Ma dovrebbe dirmi subito se è intenzionata ad accettare. Le invierò via email il contratto e i dettagli sul pagamento, che spero troverà soddisfacenti.”

      A quel punto, Lapham rimase in silenzio, in attesa della sua risposta.

      La mente di London era in piena attività.

      Era domenica mattina ora. Se avesse accettato, sarebbe stata in un altro paese per colazione, l’indomani stesso. Un paese meraviglioso, ricco di storia ma anche altamente sviluppato e comodamente moderno.

      Ciò nonostante, sembrava una decisione impegnativa, specialmente dopo tutti i dubbi che l’avevano colta dal giorno prima.

      In quel momento, come se fosse un segnale, Bret arrivò di corsa nella stanza, seguito dalle due sorelle, che lo stavano attaccando con le spade laser. Urlando, s’infilò sotto le coperte del letto e le sorelle si avventarono e iniziarono a colpire la protuberanza vivente sotto le coperte, con le spade di plastica.

      Tia entrò di corsa nella stanza, rimproverando i bambini e prendendo Bret sotto un braccio. Rivolse a London un’occhiata dispiaciuta. I loro occhi s’incontrarono per un istante, e London ebbe, ancora una volta, la sensazione di guardarsi allo specchio o, piuttosto, di vedere un futuro, nel quale lei stessa viveva la vita della sorella fino al più piccolo dettaglio.

      Ricordò quello che Ian le aveva detto la sera precedente.

      “Avremo un bambino tra due anni, poi un altro ancora dopo altri due anni, e un altro due anni dopo …”

      Le venne in mente una cosa.

      Quello era esattamente il piano che Tia e Bernard avevano formulato all’inizio del loro matrimonio: tre figli entro i primi sei anni. In quella futura realtà, London avrebbe non solo avuto una famiglia a immagine e somiglianza, ma avrebbe avuto gli stessi giocattoli per i bambini, lo stesso lavandino pieno di piatti, lo stesso …

      Tutto!

      London avvertì la monotonia della sua vita futura nel tempo in cui Tia radunava i figli fuori dalla stanza degli ospiti e richiudeva la porta.

      Alcune delle parole della sorella riecheggiarono nella mente di London.

      “Non puoi fuggire in tutto il mondo per il resto della tua vita.”

      Ma, per la prima volta, London si rese conto che viaggiare non equivaleva a fuggire, almeno non per lei.

      Per me, è la vita stessa.

      “Sì” disse a Lapham. “Oh, sì. La ringrazio. Accetto il lavoro.”

      CAPITOLO QUATTRO

      London camminava frettolosamente per l’aeroporto JFK, quando le squillò il cellulare.

      Oh, ti prego, fa’ che sia Ian, pensò, prendendolo dalla borsa.

      Aveva provato a mettersi in contatto con lui immediatamente dopo la fine della conversazione con Jeremy Latham, quella mattina. Ma sapeva che, fin dalle prime ore del giorno,  era andato a giocare a golf con un cliente e non avrebbe mai risposto. Sebbene non fosse entusiasta all’idea di parlargli, non voleva lasciare il paese senza aver risolto la questione con lui.

      Rispose ed era proprio Ian.

      “Ian, ciao” esordì, con il fiato corto.

      “Ciao, London.”

      “Um … stavo pensando alla nostra ‘fusione’ e …”

      “E?”

      London stava riprendendo i suoi bagagli a mano, dopo averli passati nel metal detector.

      “Come ho detto ieri sera, sono toccata” riprese. “Ma …”

      Ci fu silenzio tra loro.

      “Ho ricevuto un’offerta stamattina” disse. “Il CEO della Epoch World Cruise Lines mi ha chiamata e mi ha offerto … beh, un lavoro che non ho potuto rifiutare.”

      Sentì un grugnito di impazienza nella voce di Ian.

      “Altri viaggi?” le chiese severamente.

      La domanda la colse di sorpresa. Naturalmente, la risposta era sì, ma era anche molto di più di questo. Questo lavoro era importante per lei, in un modo che non sapeva come iniziare a spiegargli.

      “È diverso da quello che ho fatto finora” rispose. “Si tratta di una crociera fluviale sul Danubio. Il viaggio inizia domani da Budapest. E non sarò più una semplice hostess. Sarò la direttrice dell’intero tour.”

      Ci fu di nuovo silenzio.

      Non è colpito, pensò.

      Nello stesso istante, si chiese: perché dovrebbe esserlo? Quelle qualifiche, hostess e direttrice, non significavano alcunché per lui.

      “Questo dove ci porta?” chiese Ian.

      London ebbe un sussulto, mentre attraversava frettolosamente l’atrio verso il suo gate di partenza.

      “Ian, io … io ho paura di non essere ancora pronta per la tua … “fusione.” Non sto dicendo che sarà così per sempre. Forse tra altri due anni di …”

      “L’offerta è scaduta” la interruppe Ian.

      Huh? London quasi disse ad alta voce.

      “Ti ho fatto la mia migliore offerta” Ian aggiunse. “Ora l’ho ritirata. Temo che la questione non lasci più spazio ad alcuna negoziazione.”

      London era perplessa.

      Non è negoziabile?

      Certamente lei non aveva fatto quella supposizione …

      Oppure l’ho fatto?

      Forse era stata troppo vaga. Forse lui aveva pensato che lei si fosse solo bloccata.

      Oppure volesse trattare.

      Le parole di Ian, tutte nel gergo economico, apparivano da un lato quasi spaventose ma, in qualche modo, molto educate al contempo.

      “Spero che tu capisca, London. È solo che sono un uomo molto impegnato e non resto con le mani in mano. Il treno ha lasciato la stazione, per così dire, e tu l’hai perso. In ogni caso, ti auguro il meglio, e non serberò alcun rancore nei tuoi riguardi.”

      “Io … io sono contenta di sentirlo” London rispose.

      “Spero che non ti pentirai di questa decisione” Ian aggiunse. “Perdonami se lo dico, ma non mi pare una scelta molto saggia. Ma, del resto, è una tua scelta, non mia. E ti auguro di fare dei bei viaggi, sebbene l’Ungheria mi sembri un posto molto deprimente.”

      “Grazie per … la comprensione” London rispose.

      Si salutarono e misero fine alla chiamata.

      London improvvisamente respirò meglio, come se un grande peso le fosse stato appena sollevato dal petto. Si sentì inaspettatamente sollevata.

      Sebbene avesse detto a Ian che la sua scelta non sarebbe stata permanente, ora si rendeva conto che non poteva vivere la vita di sua sorella, men che meno con qualcuno come. … le ci volle un momento per trovare la parola giusta da usare.

      Qualcuno così manageriale come Ian.

      Era difficile immaginare che, proprio quella mattina, era stata in dubbio se accettare la “fusione” di Ian.

      In realtà, forse, se Jeremy Lapham l’avesse davvero licenziata anziché offrirle un lavoro tanto allettante, lei e Tia si sarebbero trovate a progettare il suo matrimonio in quello stesso momento.

      Me la sono cavata per un pelo, pensò, mentre mostrava la sua carta d’imbarco all’assistente di volo al gate; poi, si unì alla fila di passeggeri, per imbarcarsi

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