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extra, o si trattava di quello che voleva …? Beh, avrebbe controllato le annotazioni più tardi.

      La maggioranza delle richieste dei passeggeri era ragionevole e non era neanche insolita. Non riusciva a biasimarli per voler le cose a modo loro. Dopotutto, il suo lavoro consisteva nel farli felici.

      Ma ce ne sono così tanti, continuò a pensare.

      Non aveva mai affrontato questo tipo di situazione come hostess di crociera. In quei giorni, aveva dovuto solo organizzare le attività per gruppi specifici dopo che tutti si erano sistemati. Ma si disse che Amy Blassingame le aveva detto di dover essere lei a occuparsi di tutte le richieste specifiche. Almeno, London non avrebbe dovuto preoccuparsi di ogni singolo dettaglio.

      Eppure, non si era sentita così terrorizzata da molti anni prima, quando aveva lavorato come cameriera mentre frequentava un centro di formazione professionale. Sperava solo di non sembrare agitata, come durante il pienone a pranzo e a cena.

      Il pomeriggio trascorse come una serie di convulse scene di un film, con grandi tagli da una scena all’altra. Tirò un sospiro di sollievo, quando vide l’ultimo passeggero in fila imbarcarsi; ma c’era ancora molto lavoro da sbrigare.

      Si precipitò sulla nave, avvertendo i vari membri dello staff dei loro nuovi incarichi relativi a bagagli, giornali, caffè e ad una serie di altre richieste espresse dai passeggeri. Infine, dette un’occhiata alla sua lista dei compiti e vide che tutto era stato eseguito, almeno per il momento. Portò la lista al front desk e disse al receptionist di metterla nella cassetta di Amy Blassingame.

      Ce l’ho fatta! pensò.

      Almeno, sperò che fosse così. Tutto si era svolto tanto velocemente, da sembrare sfocato.

      London scacciò le preoccupazioni, e si diresse al ponte Rondò per una gradita boccata d’aria fresca nel tardo pomeriggio. Alcuni passeggeri stavano chiacchierando allegramente, mentre vagavano per il terrazzo, e altri due si erano infilati nella piscina. Con suo grande sollievo, nessuno di loro le si avvicinò con nuovi problemi di cui occuparsi.

      Si fermò alla ringhiera, e guardò il fiume. La Nachtmusik non sarebbe partita per la prossima destinazione fino a notte tarda. Persino mentre erano ancora fermi al molo, gli ospiti sembravano essere a loro agio e intenti a divertirsi.

      Forse la pressione si attenuerà per un po’, pensò speranzosa.

      Mentre era affacciata alla ringhiera, guardando pacificamente il Danubio dalla nave, ricordò di quando i genitori la portavano a fare i giri in barca su quello splendido fiume. E lì, dalla cima dell’ormeggio della nave, era visibile lo Szécheny Chain Bridge. Avevano attraversato quel ponte, portandola sulle spalle, e avevano passeggiato per la grandiosa Cittadella e ammirato il Castello di Buda.

      Stava provando a non pensare a sua madre, da quando era arrivata a Budapest.

      Ma non sembrava che ci stesse riuscendo.

      Che cosa le è successo? si chiese, come spesso aveva fatto nel corso degli anni trascorsi.

      Rammentò le parole di Tia: “Immagino che non fosse così felice come voleva far sembrare.”

      Mentre London guardava quella perla di città, si chiese se la sorella potesse avere ragione. Forse matrimonio e famiglia non erano bastati alla mamma. Forse la loro madre non aveva incontrato un terribile fato. Forse aveva semplicemente lasciato la sua vita nel Nuovo Mondo per una vita molto più eccitante nel Vecchio Mondo.

      Forse mi assomigliava più di quanto pensassi, London pensò.

      Dopotutto, London stessa non riusciva a immaginarsi di vivere la vita della sorella.

      Ma almeno, non aveva passato anni, provando a vivere in quel modo. La madre era stata sposata con due figlie, quando era scomparsa.

      London ebbe un improvviso dolore alla gola.

      Non le importava di noi? si domandò.

      I suoi pensieri furono interrotti da una vicina voce maschile.

      “Si sta godendo la vista, vedo.”

      Si voltò e vide un uomo alto e piuttosto bello, camminare verso di lei. Indossava il completo blu scuro da ufficiale della nave, ma era sicura di non averlo mai visto prima.

      Eppure, in qualche modo, ne fu immediatamente affascinata.

      CAPITOLO SETTE

      London provò a non fissare come un’ebete il bello straniero. Sebbene gli occhiali dalla montatura nera gli conferissero un’aria intellettuale, era elegante e raffinato in una maniera tipica del Vecchio Mondo. London non aveva ancora letto le parole sulla piccola targhetta identificativa, quando raggiunse la ringhiera, fermandosi accanto a lei.

      Chi è? si chiese, un po’ sorpresa dalla sua stessa reazione. Dovette anche domandarsi per quale motivo stesse arrossendo. Nel corso dell’anno in cui Ian era stato il suo ragazzo, London non aveva mai dato importanza ad altri uomini.

      Faceva ovviamente parte dello staff, ma di che cosa si occupava?

      “È una bella città” disse al suo commento, felice di iniziare una conversazione casuale.

      “Non mi viene in mente una città più bella” l’uomo replicò. Poi, voltandosi verso di lei, le tese la mano, aggiungendo: “Sono Emil Waldmüller, storico della Nachtmusik.

      London gli strinse la mano e fu colpita dalla sua stretta ferma eppure gentile. Suppose che avesse circa quarant’anni, e riconobbe un evidente accento tedesco.

      “Piacere di conoscerla, Herr Waldmüller. Io sono London Rose.”

      “Ti prego, chiamami pure Emil” l’uomo disse. “Posso chiamarti London?”

      “Ma certamente.”

      “Ti ho vista all’accoglienza passeggeri. Te la sei cavata bene. Devi essere la nostra nuova direttrice.”

      “È così” London disse. Era sollevata per il fatto che qualcuno pensasse che avesse gestito bene la situazione all’imbarco, nonostante la fretta imposta dalle circostanze.

      Dall’accennato sorriso di Emil, London intuì che avesse avuto una soffiata riguardo ad Amy Blassingame, furiosa perché qualcun altro le aveva soffiato quel posto di lavoro.  Forse, aveva persino assistito ad una delle sue sfuriate.

      “Hai un compito faticoso” continuò. “Non sempre i passeggeri sono facili da accontentare.”

      “No, ma ho fatto del mio meglio per servire le persone per anni. Ho imparato un motto durante i miei anni da hostess di crociere sull’oceano. ‘Il cliente non ha sempre ragione, ma il cliente è pur sempre il cliente.’”

      “Un detto saggio” Emil osservò con un cenno del capo. “Giusto o sbagliato, bisogna sempre accontentare i desideri del cliente.”

      Emil si appoggiò alla ringhiera e guardò London.

      “Mi spiace di ampliare la tua mole di lavoro” aggiunse. “Ma ho appena incontrato un gruppo di passeggeri con una richiesta.”

      “Ossia?” chiese.

      “Beh, i nostri passeggeri hanno il resto della giornata libera, e, naturalmente, molti gireranno per conto proprio per la città. Ma questo piccolo gruppo ha meno familiarità con il luogo, e vorrebbe almeno andare in un buon ristorante prima della partenza; ed anch’io”.

      London non era certa se Emil le stesse chiedendo il permesso di portare gli ospiti da qualche parte o se volesse che lei andasse con loro.

      “C’è molto tempo a disposizione per una cena a Budapest” la donna disse. “Spetta ai passeggeri decidere se mangiare sul ristorante della nave o scendere a terra.”

      Emil continuò: “Io sono stato qui svariate volte e potrei accompagnarli, ma loro hanno espressamente richiesto che tu venga con noi.”

      Poi, l’uomo alzò leggermente le spalle.

      “Capisco” London rispose con un sorriso. “A dire il vero, un’uscita fare bene anche a me. Invidio un po’ i passeggeri. 

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