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sulla via del ritorno. Le fu grato che non aprisse bocca e che gli permettesse di restarsene in silenzio. Per fortuna, le loro strade s’incrociavano raramente, e di certo lui non aveva voglia di cambiare le cose.

      Alla fine raggiunsero la cima della montagna, lasciandosi la caverna alle spalle. Lady Giacinta si allontanò con rabbia da lui. Rhys scosse la testa e le si avvicinò. Almeno voleva essere certo che sarebbe rientrata tranquillamento al maniero. Poi, sarebbe andato alla ricerca dei suoi cugini, Christian e Nicholas. Di sicuro, li avrebbe trovati nella sala giochi. Cioè, se suo padre e suo zio non erano lì. In ogni caso, finalmente sarebbe stato libero da Lady Giacinta e dalle sue isterie.

      Lei entrò dentro velocemente e lui emise un sospiro di sollievo. Girò per la direzione opposta presa da lei e si diresse in giardino. Rhys fischiettava, mentre camminava. Tutto sommato, non era stata una brutta notte. Aveva dimostrato a se stesso di avere sufficienti qualità per diventare una buona spia, un giorno.

      CAPITOLO SECONDO

       Dieci anni dopo…

      Giacinta fissò la morbida seta rosa del suo abito e si accigliò. Non era certa che le piacesse la tonalità, ma non c'erano molti colori tra cui scegliere, per le donne non sposate. Il rosa era una delle scelte più accettabili. Ma avrebbe preferito il rosso. Un abito color ciliegio scuro, intrigante e audace ... Un giorno ne avrebbe avuto uno, ne era sicura. Giacinta sospirò e si alzò in piedi. Attraversò la camera da letto, aprì la porta e trovò sua cugina, Scarlett, che stava praticamente volando per il corridoio. “Hey!” Scarlett si fermò davanti a Giacinta e le diede una pacca sul braccio. "Avete sentito?"

      Talvolta Scarlett era di buon umore. In un’altra, un diavolo in una buona giornata, qualcosa di più provocatorio in altre ancora... Aveva i capelli rossi di sua madre, anche se più scuri di due toni, e il carattere di suo padre. Lady Scarlett Lynwood aveva il coraggio di osare. Leggeva qualsiasi cosa, aveva idee strane e non aveva alcun problema a dire a quella massa di stupidi nobili cosa pensava realmente di loro. Giacinta ne incolpava la zia Gabriella, la madre di Scarlett. A volte Scarlett metteva davvero tutti in imbarazzo, ma erano una famiglia e Giacinta non abbandonava mai le persone che amava.

      "Cosa avrei dovuto sentire?" Scarlett non indossava mai il bianco e nemmeno una sfumatura delicata di rosa. Ma aveva solo sei mesi più di lei: come diamine era riuscita ad ottenere il permesso di vestirsi di verde scuro?

      "Non è eccitante?" Sarebbe stato meglio parlare in privato. La propensione di Scarlett per i discorsi strani e l’esoterismo potevano essere equivocati da qualcuno. Sarebbero dovute scendere di sotto o addirittura tornare nella camera da letto di Giacinta, ma a volte era troppo difficile frenare l’impetuosità di Scarlett. "Sta arrivando un principe!” gridò.

      Questo era davvero interessante! Giacinta aguzzò le orecchie. Un vero principe stava arrivando in Inghilterra? Rivolse la sua completa attenzione a Scarlett. "Siete sicura?"

      Doveva scoprire tutti i dettagli del caso. Se in qualche modo fosse riuscita a farsi notare da questo principe, e se magari fosse nata una storia tra loro, poteva anche diventare principessa. Oh, aveva sempre sognato di diventarlo! Beh, in realtà, aveva sempre sperato di diventare duchessa. Ma per lei niente era mai abbastanza. Non da quando Lady Elizabeth Kendall aveva sposato il duca di Whitewood ed era diventata lei stessa una duchessa. Giacinta sperava di arrivare ad un titolo più alto di quella smorfiosa. Lady Elizabeth si dava sempre tante arie, e lei la detestava! Non la sopportava per nulla, e sarebbe stata una rivincita per Giacinta potersi fregiare di un titolo più alto del suo, in società.

      Scarlett annuì vigorosamente. “Mentre ero in libreria ho sentito una conversazione tra il Conte di Carrick e il Marchese di Chisenhall. Il principe è arrivato pochi giorni fa e stasera farà la sua prima apparizione al ballo di Silverly ".

      "Interessante…” esclamò Giacinta con un tono strano, a metà tra lo snob e il leggero, come solo lei riusciva a fare. Era troppo sperare che il Conte di Carrick non facesse parte dell'entourage del principe? Odiava quell'uomo ... Quella era l'unica notizia davvero eccitante che Scarlett le avesse mai dato. Fissò il suo abito rosa, ancora più frustrata di prima. Come poteva splendere per un principe, con un colore così noioso? Ma doveva farcela. Giacinta non sapeva esattamente come comportarsi, ma in ogni caso avrebbe provato a conquistarlo.

      "Parteciperete al ballo stasera, allora?"

      "Potete giurarci!- esclamò Scarlett - Non capita tutti i giorni di vedere da vicino un principe! Credete che sarà bello? "

      "Non saprei." disse Giacinta, sebbene sperasse che fosse molto più bello del Duca di Whitewood. Sarebbe stata un'ulteriore rivincita su quella fastidiosissima Lady Elizabeth. Arricciò il naso. “Non è detto che sarà bello, solo perché è principe! Sapete qualcos’altro, su di lui?"

      Scarlett scosse la testa. “Non molto ... Il suo nome è Adrian Ene, il principe ereditario di Vasinova. Dopo queste poche parole, Il conte e il marchese sono usciti dalla libreria e non mi è stato possibile ascoltare più nulla.”

      "Suppongo che dovremo aspettare e dargli un’occhiatina al ballo. È già arrivata la carrozza? " Giacinta uscì con decisione in corridoio e si avviò verso le scale. Scarlett la seguì. "Dovrebbe essere il momento di partire, non credete?"

      In fondo alla scala, le aspettava il padre di Scarlett, Killian, il conte di Thornbury. "Ah, eccovi qui! – esclamò l’uomo – Ero convinto che sarei dovuto salire a cercarvi!”

      Scarlett ridacchiò. “Padre, vii preoccupate troppo. Non siamo in ritardo, almeno credo. Non sapevo che stasera ci avreste fatto voi, da cavaliere!”

      Lui sorrise. “La vostra cara zia Odessa è indisposta stasera e mi ha implorato di sostituirla. Spero che vada bene per voi due. "

      "A patto che non mi farete fuggire tutti i pretendenti! – scherzò Scarlett - Non che ne abbia molti."

      "Giuro che non gli darò la caccia! – rise l’uomo – Anche se nessun giovanotto è abbastanza buono per mia figlia." Si voltò verso Giacinta. "O per mia nipote."

      "Grazie per avermi inserita nella lista, zio Killian – ridacchiò Giacinta - Sono contento che sarete voi il nostro cavaliere, stasera. Mia madre ha bisogno di più tempo per se stessa. "

      "Allora è meglio affrettarsi – esclamò lo zio – Così non avrà il tempo di ripensarci! Volate fuori dalla porta e salite subito in carrozza, presto!” ridacchiò l’uomo, spingendo entrambe le ragazze fuori dall’atrio.

      Il viaggio verso il meraviglioso ballo non fu lungo; tuttavia, la fila di carrozze in attesa di essere parcheggiate aveva rallentato la loro entrata di quasi un'ora. Di solito a Giacinta essere in ritardo non importava, anzi lo trovava più chic. Più persone c’erano nella sala da ballo quando lei faceva il suo ingresso, meglio era. Quella sera, però, fremeva dall’impazienza. Doveva vedere subito, quel fantomatico principe!

      "Ci vuole troppo tempo!" piagnucolò Scarlett.

      "Vi state pentendo di essere venuta al ballo?" Giacinta sollevò un sopracciglio. "Questo ritardo è più che normale. Lo sapete, vero? ” Anche lei fremeva, ma non voleva che la cugina se ne accorgesse: avrebbe potuto stimolare in lei delle pessime maniere…

      "Non l’ ho dimenticato – si lagnò Scarlett – Ma ciò non significa che mi piaccia."

      Alla fine raggiunsero l'ingresso. Un valletto aprì la portiera della carrozza e aiutò Giacinta e Scarlett a scendere. Lo zio Killian scese per ultimo. Entrarono e attesero che il cerimoniere li annunciasse. Quando entrarono nella sala da ballo, traboccava di gente! L'intera nobiltà aveva deciso di partecipare al ballo di Silverly! La notizia dell’arrivo del Principe, evidentemente, era arrivata alle orecchie di tutti. Per questo c’era tanta gente, quella sera.

      "Avete intenzione di ballare, stasera? – ridacchiò Scarlett – O farete da tappezzeria, come al solito?”

      "In realtà pensavo di poter passare un po’di tempo nella sala da gioco – ribatté Giacinta, senza scomporsi – C’è sempre gente interessante,

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