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Una città ben viva nella mia memoria.”

      “Capitano delle coincidenze veramente strane nella vita. Prima abbiamo incontrato un uomo di Montreal nell’ascensore dell’hotel”, disse Emma, accarezzando il bicchiere con la punta delle dita.

      Ian continuava a divorarla con lo sguardo. Charlotte non era stupida e sentiva che la tensione era palpabile tra lui e la sua amica. Era ora di lasciare la coppia da sola. Bevve in un solo sorso ciò che rimaneva nel suo bicchiere e si alzò.

      La band iniziò a suonare un brano che le ricordò brevemente un ex amante. L’ascoltavano spesso nel periodo in cui dormivano insieme. Sorrise pensando a come il tipo ballava credendo di impressionarla. Si erano lasciati qualche settimana dopo. Lui desiderava una relazione seria, mentre Charlotte non voleva arrivare a tanto.

      “Vado a prendermi un altro drink e a guardare in giro per fare amicizia con qualcuno”, disse congedandosi.

      Emma la guardò, implorandola di non abbandonarla da sola con Ian, ma lei la ignorò completamente e si diresse verso il bar. Ian suggerì a Emma di andare a fare una passeggiata sulla spiaggia e lei accettò. La luna era piena e il suo riflesso si allungava sull’oceano, blu come la notte. Era una serata molto mite. Calda, nonostante il tramonto e l’oscurità, ma non soffocante come ne ricordava tante nelle ultime estati. C’era una leggera umidità che riscaldava l’aria. Ian le prese istintivamente la mano. Non si sottrasse. Le sembrava quasi naturale sentire la sua mano nella sua, anche se erano due completi estranei.

      “Cosa fai nella vita? Parlami di te”, disse Emma improvvisamente per rompere il silenzio, continuando a camminare sulla sabbia.

      Ian le era vicino. Ne respirò il profumo. Era una fragranza speziata e dolce al tempo stesso, una delizia per le sue narici. Si sentiva impulsivamente attratta da lui. Il suo corpo andava verso di lui in maniera incontrollata, mentre la testa glielo impediva. Nel suo intimo era in corso una violenta lotta.

      Charlotte le aveva spesso detto che pensava troppo e non si godeva abbastanza il momento presente. Infatti, le ripeteva sovente questa frase significativa: «Abbiamo solo una vita da vivere! Carpe diem!» Emma sapeva che aveva ragione, ma era qualcosa di radicato in lei. Non aveva l’impulsività della sua amica. Avrebbe dovuto comportarsi come lei aveva fatto quella sera e vivere senza pensare alle conseguenze del giorno dopo. Forse era il posto che le faceva venire voglia di fare delle pazzie, chissà. Ad ogni modo era sempre stata troppo seria, su quello non c’era dubbio.

      “La mia vita non è per niente interessante. Dipingo. Voglio dire, espongo dipinti in una piccola galleria di Brooklyn, ma non sono conosciuto. Sono persona non grata. Vivo a New York, in un grande loft vicino a Times Square. Faccio pittura astratta, ma mi guadagno da vivere dipingendo case. È ironico, a pensarci. Sono un artista mancato. Parlami di te, Emma. Mi incuriosisci.”

      “Non sono un’artista. Il mio è un percorso tradizionale e convenzionale. Ho studiato lingue e mi guadagno da vivere traducendo libri dall’inglese al francese o viceversa. Niente di molto creativo. Niente di particolarmente appassionante nemmeno. Vivo in un piccolo appartamento sul Plateau, che pago il doppio di quanto dovrei per le sue dimensioni. Ho un inquilino con cui condivido lo spazio, Barney, il mio gatto siamese. A grandi linee, questa è la mia vita.”

      Rise, ricordando il suo fedele amico a quattro zampe. Anche Ian sorrise. Ascoltava le sue parole incantato. Si lasciava facilmente sedurre dalle donne. Le amava tutte, senza eccezioni. Bionde, rosse, brune, more, basse, alte, magre, tonde. Tuttavia, quella di fronte a lui possedeva qualcosa che aveva sempre cercato. Non riusciva a capire cosa lei riuscisse ad accendere in lui. Era lucido e sapeva che era più di un’attrazione fisica. Non aveva intenzione di andare a letto con lei una notte e poi dimenticarla. Voleva conoscerla. Farla sua, tanto nel corpo quanto nell’anima.

      “Hai un ragazzo?”

      Emma arrossì e distolse lo sguardo.

      “No. Nessuno.”

      La sua risposta lo sollevò. Smise di camminare e propose a Emma di sedersi un po’ di fronte al mare per ammirare le stelle e godersi quel momento. Emma si sedette per prima. La sabbia le entrò nelle scarpe décolleté e sotto il vestito, rendendo la posizione scomoda.

      Quella sensazione le ricordò il periodo in cui suo padre lavorava in una cava nel suo villaggio natale. L’aveva portata con sé, insieme al fratello Tommy e alla sorella Lizzie, e si erano divertiti sulle montagne di sabbia. A un certo punto era sprofondata un po’ troppo nella sabbia e suo padre aveva dovuto interrompere il lavoro per farla uscire di là, sotto le urla di Lizzie, completamente spaventata, mentre Tommy faceva il valoroso nel cercare di aiutare suo padre. Billy Tyler l’aveva rimproverata per aver disobbedito, quando aveva proibito loro di andare a giocare là qualche minuto prima. Era l’ultima volta che Emma aveva osato fare la ribelle. Suo padre era la dolcezza in persona, ma quando alzava la voce si faceva ascoltare.

      Poi pensò a Charlotte, che aveva lasciato sola al bar e si sentì in colpa. Quella sensazione scomparve rapidamente quando ricordò tutte le volte in cui la sua migliore amica le aveva fatto lo stesso. Stava bene con Ian. Era dolce. “Potrebbe non essere un serial killer dopotutto”, pensò sorridendo.

      “Sono felice di sapere che non c’è nessuno”, disse lui dopo un po’.

      “Ah sì?” rispose Emma, guardando il profilo dell’uomo.

      “Mi è sembrato di conoscerti da sempre quando ti ho colpita con quello stupido pallone e sono venuto a scusarmi.”

      Smise di parlare e girò il viso verso la giovane donna prima di continuare:

      “Non voglio che tu pensi che sono uno psicopatico. Ci siamo appena conosciuti. Eppure, con te, mi sento come una barca che ha ritrovato il suo porto d’origine. Non riesco a spiegarlo. Non capisco quello che provo quando sto con te. Quando ti sei girata verso di me questo pomeriggio, quando ti ho guardata… ero… avevo bisogno di rivederti. Di parlarti. Di conoscerti.”

      Emma aveva trattenuto il respiro e stava cercando di assimilare ciò che Ian le aveva appena detto. Avrebbe voluto dirgli la stessa cosa, ma non le vennero le parole. Rimasero bloccate in gola. Stava succedendo troppo rapidamente. Non aveva mai incontrato un uomo che parlasse così liberamente delle sue emozioni e riconosceva di trovare la cosa particolarmente eccitante, ma anche un po’ preoccupante. La sua leggendaria timidezza le impediva di esprimersi.

      “Sto bene con te. Anch’io.”

      Fu l’unica cosa che seppe dire. Ian chinò la testa verso la sua compagna di serata e avvicinò il viso al suo. Esitò un secondo, non di più, e la sua bocca coprì la sua. Quando le sue labbra toccarono quelle di Emma, lei fremette di piacere. La sua lingua si fece timidamente strada per accarezzare l’altra. Sapeva di birra e menta. Era piacevole e dolce. La mano di Ian le sfiorava ora la guancia. Trovò il suo gesto tenero.

      Condivideva la stessa sensazione del giovane. Anche lei aveva l’impressione di averlo ritrovato e che si conoscessero da molto tempo. Osò domandarsi se fossero quelle che chiamano anime gemelle. Anime che erano state separate durante la loro incarnazione e la cui missione era quella di ritrovarsi. Poi mise un freno alla sua immaginazione: le loro anime si erano riconosciute, d’accordo, ma trovava tutto ciò troppo rapido. Era solo un bacio, eppure non veniva baciata così da un bel po’ di tempo. Tutti i suoi sensi erano all’erta. Ian la stringeva con più desiderio e le sue carezze si erano fatte sempre più intraprendenti. Lei lo incoraggiò. Poi le sue mani si posarono sulla vita. Emma finì per respingerlo delicatamente.

      “Non verrò a letto con te stanotte”, disse delicatamente, ma con fermezza.

      Ian era deluso, ma non lo lasciò trapelare. Vedeva che era una decisione irremovibile. Accarezzò i capelli della ragazza. La trovava stupenda e aveva una voglia irresistibile di perdersi nei suoi occhi verdi. L’effetto che quella donna gli faceva era molto più che fisico. Emma si avvicinò di nuovo e prese l’iniziativa di baciarlo. Avrebbe potuto avere un’avventura con lui. Era facile. Ma non era da lei e sapeva che se ne sarebbe pentita. Charlotte era l’esperta in avventure di una notte, non lei. Ciononostante, era tentata di contravvenire ai suoi valori. Solo per una volta.

      “Voglio sapere tutto di te,

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