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si è presentato.”

      “No! Non ci credo! Ha osato farti questo? Racconta!”

      “Più tardi, ti ho detto. Più tardi!”

      Lo sguardo inquisitore di Candice infastidiva Emma. Si azzardò a farle un piccolo sorriso e la donna lo ricambiò in modo meccanico. Emma non capiva l’interesse che sembrava suscitare. Avrebbe voluto avere il coraggio di Charlotte e la sua sfacciataggine per chiederglielo direttamente. Le mancava la sua capacità di ribattere prontamente e dovette ammettere che non le avrebbe mai fatto quella domanda. Preferiva inventarsi, come giustificazione, che la detestava e che probabilmente non le avrebbe offerto altri contratti. Dopotutto, era ciò che si meritava con la sua mancanza di professionalità negli ultimi due giorni.

      Emma aveva la cattiva abitudine di immaginarsi le cose invece di risolvere i malintesi o chiarire situazioni come quella. Era più facile per lei, a volte, vivere nella sua mente che affrontare la verità, anche se questa avrebbe potuto liberarla da un peso. L’attenzione ricevuta dalla direttrice di Style Magazine la metteva a disagio e non ricordava nessuno che la fissasse così tanto, per quanto andasse indietro nel tempo.

***

      Candice aveva organizzato una serata di networking per la loro ultima notte in New Jersey. Erano state invitate le persone del posto, così come tutti gli operatori che gravitavano, da vicino o da lontano, attorno al mondo della moda. Charlotte era eccitata dall’opportunità di incontrare tanta gente del settore. Era sorpresa di essere stata così assennata durante quel viaggio e di aver avuto un tale controllo. Ammise con se stessa, tuttavia, che viaggiare con il suo capo le aveva permesso di porre un freno a qualsiasi tentazione di follia che le fosse passata per la testa. Candice faceva quell’effetto. La cosa non le pesava: era ora che pensasse a calmarsi e a diventare più seria. Spesso invidiava la maturità di Emma, anche se pensava che potesse essere sinonimo di noia. Le loro differenze erano ciò che le univa, la base della loro amicizia, perché riuscivano a completarsi a vicenda.

      Ammirò il suo riflesso nello specchio un’ultima volta e si passò le mani sulla vita per mettere a posto il tessuto del suo vestito rosso. Si era innamorata di quel capo quando lo aveva visto indosso a una delle modelle durante un servizio fotografico per la copertina dell’ultimo numero della rivista.

      “Wow! Sei semplicemente magnifica!” esclamò Emma, guardando la sua amica.

      “È carino, eh? Mi piace troppo questo vestito, mi sento come se fosse stato creato per me!”

      Emma aveva scelto un semplice abito nero che aveva già indossato a una festa di fidanzamento. Preferiva non farsi notare ed evitare troppa attenzione. Avrebbe anche evitato il ricevimento, se avesse potuto, ma non aveva avuto scelta.

      “Cos’è successo con Ian?” chiese Charlotte, guardando l’ora.

      “Mi sono tirata indietro. Quando l’ho visto stamattina, non ho più avuto voglia di continuare a frequentarlo, nemmeno per una sera”, rispose Emma. Proseguì: “Mi ha fatto arrabbiare che non si sia presentato. È una totale mancanza di rispetto per me. Patrick l’ha fatto così tanto nel passato. Mi è sembrato di rivivere la stessa cosa.”

      “Perlomeno è uno che regala fiori! Un pensiero molto carino.”

      “Non cambia niente. Siamo due estranei. Non è una buona idea iniziare una relazione a distanza. Non conosco quel tipo…”

      “E, detto tra noi, non è per niente da te vivere una storia senza futuro. Non riesco a immaginarti in questo tipo di relazione senza attaccamento. Tu hai bisogno di un  rapporto con basi solide e forti…”

      Emma abbassò lo sguardo. Ripensò a Gabriel per qualche secondo. Non riusciva a confidare alla sua amica quello che era successo il giorno prima. Voleva tenere quella storia per sé. Cambiò argomento.

      “Tu cosa hai fatto ieri sera?”

      Charlotte si mise al collo una collana sobria, impreziosita da un piccolo diamante. Si era sollevata i capelli, lasciando libera la nuca.

      “Sono andata in spiaggia e ho letto”, rispose lei, dopo essersi assicurata che i suoi gioielli e il suo vestito fossero in armonia.

      “Non riesco a immaginarti a leggere invece di divertirti…”

      “Francamente, mi conosci fin troppo bene. Prima sono andata al bar dell’hotel, ma non c’era nessuno di interessante, così sono andata a prendere un libriccino che Alec mi ha prestato… il signor Wilson, voglio dire.”

      Emma alzò la testa verso la sua migliore amica. Non le era sfuggito che aveva chiamato il signor Wilson per nome. Alec Wilson era l’insegnante di inglese privato che aveva raccomandato a Charlotte. Lo conosceva solo professionalmente, ma era un uomo che all’inizio si mostrava freddo e balbettava leggermente quando era nervoso o sotto pressione. Aveva diversi anni più di Charlotte ed Emma scacciò rapidamente l’idea che tra loro avesse potuto nascere una qualsiasi storia d’amore.

      “Che opera è?” chiese curiosa.

      “Cime tempestate, o qualcosa del genere…”

      Charlotte frugò nella borsa e tirò fuori il libro gettandolo sul letto accanto alla sua amica.

      “Cime tempestOSE di Emily Brontë, un classico della letteratura inglese. Ti piace?”

      “Non saprei. Non sono sicura di aver ben capito la storia. Forse il mio inglese non è ancora abbastanza buono?”

      Guardò la sua amica come se stesse ponendo a lei la domanda.

      “È un universo oscuro. In questa storia viene descritto il lato peggiore dell’uomo. Dove la passione è distruttiva. Heathcliff… che uomo tormentato. Mi è piaciuta molto la complessità dei personaggi di questo romanzo. E pensare che è stata una giovane donna solitaria a scriverlo, senza realmente avere alcuna esperienza della vita!”

      “Beh, non so se continuerò a leggerlo… È il libro preferito del signor Wilson.”

      Emma ebbe un altro sospetto. Da quando Charlotte leggeva i libri preferiti delle persone che frequentava? C’era qualcosa sotto, ne era convinta. Forse stava nascendo tra loro una vera amicizia.

      “Sembra che ci sia una buona intesa tra voi…”

      “È molto gentile. Queste scarpe o quelle?” chiese Charlotte indicando un paio di décolleté rosse con il tacco a spillo e un altro paio rosso, ma con un tacco più largo.

      “Quelle a sinistra.”

      “È quello che pensavo anch’io.”

      Charlotte non voleva parlare di Alec con Emma. Non subito, almeno. Non era pronta. Trascorreva sempre più tempo con lui a parlare e a scambiare opinioni su aree di interesse che entrambi condividevano. Lo trovava molto gentile ed era la prima volta che il suo fascino leggendario sembrava non fare effetto su un uomo. Aveva l’impressione che fosse stato profondamente ferito in passato. Lei apprezzava la sua compagnia e la cosa sembrava reciproca. Negli ultimi tempi Charlotte pensava a lui abitualmente, ma dava la colpa alla loro nuova complicità e ai momenti che spesso trascorrevano insieme. Nel corso delle settimane era diventato un confidente. Ed era più facile per lei confidarsi in una lingua che non padroneggiava appieno che farlo nella sua lingua madre.

      Quando avrebbe capito esattamente il legame che esisteva tra loro si sarebbe decisa a parlarne con Emma. Aveva anche fatto una videochiamata con lui la sera prima, mentre la sua amica era al bar ad aspettare Ian. Avevano parlato del suo soggiorno e del suo lavoro in inglese. Chiaramente, il contesto della loro chiamata non era per nulla professionale. Finché non si fosse spinto oltre avrebbe continuato a conversare con lui.

      “Hai intenzione di dimenticare completamente Ian?” chiese, tornando al tema iniziale.

      “Ha detto che mi scriverà. Voglio proprio vedere se manterrà la parola”, rispose Emma.

      “Ad ogni modo quel tipo mi puzza. Mi sembra piuttosto improbabile che si sia innamorato di te così in fretta. A me la cosa spaventerebbe tanto che scapperei a gambe levate.”

      “Non è innamorato, ma ha riconosciuto qualcosa in me. Beh, cambiamo discorso.

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