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madre quando era piena di fentanil ed eroina. Stava cercando di dire "Tavion", qualunque cosa significasse.

      “Hey, piccola.”

      Indossava jeans con buchi fatti ad arte e una maglietta rosa su cui era scritto "5 persone su 4 hanno difficoltà con la matematica".

      Mi venne da sorridere.

      “Stai meglio, oggi!” disse.

      Capelli lunghi ramati. I suoi occhi castani erano profondi, e vi aleggiava un pizzico di mistero, come se nascondessero un particolare segreto. Si era tinta le punte dei capelli di un colore biondo miele, credo quello che chiamano babylights. E sempre, un bel sorriso.

      Soffiai uno sbuffo d'aria dal tubo nel naso e agitai la mano, scacciando via le sue parole. "Penso … che siamo alla fine, tesoro."

      “No, papa! Non è così!” Mi prese una mano, facendo attenzione alla flebo.

      Capitolo Due

      10 Agosto 1945

      Entrai dalla porta sul retro dell'aula e mi sedetti nell'unico posto libero.

      “Tu chi sei?’”

      Era il mio primo giorno alla Fordland High School. L'omino tozzo di fronte alla classe mi fissava con aria inquieta. Era vestito con un abito grigio tortora, un gilet nero e un'ampia cravatta a fiori. Non avevo mai visto un insegnante maschio, prima di allora.

      “Ch-Charley Brindley.”

      Meraviglioso. Il quinto col cognome Brindley. Ce ne sono altri?

      Non capivo cosa intendesse. Se avevo altri fratelli o se c’erano altri Brindley? Scossi la testa.

      Perché mi guardano tutti?

      Sentii una ragazza ridere. Mi accasciai, fissando l'enorme libro di testo d’ inglese sulla mia scrivania.

      Perché non posso semplicemente strisciare lì sotto e morire?

      "Tutto ok." L'insegnante si diresse alla lavagna. "Cercheremo di andare avanti anche senza di te." Prese un pezzo di gesso. "Sig. Winter Coldstream " disse, mentre scriveva il suo nome alla lavagna. "Eh sì, mia madre aveva un grande senso dell'umorismo."

      Lasciò cadere il gesso nel vassoio e si pulì le mani. "Chi mi dice quali sono le otto parti del discorso?"

      Sei mani si alzarono. Tutte ragazze.

      Il signor Coldstream guardò in direzione delle ragazze sorridenti. Poi i suoi occhi si posarono su di me. “Brindley?”

      Nessuno mi aveva mai chiamato con il mio cognome. Abbassai lo sguardo e deglutii.

      "Puoi dirceli tu?"

      Non sapevo nemmeno che il discorso avesse delle parti. "Um …" Presi il mio libro di testo e lo aprii.

      "Avresti dovuto imparare queste cose in quarta elementare." Si guardò attorno. "Tu, come ti chiami?"

      "Ember Coldstream."

      “Credevo fossi una mia parente. Dimmeli tu."

      Gli altri abbassarono le mani.

      Ember sorrise ed elencò le parti del discorso.

      Era così carina, e anche intelligente!

      "Molto bene, Ember." Si guardò attorno. "Che cos'è un aggettivo?"

      Le solite sei ragazze alzarono la mano.

      “Brindley?”

      Oh mio Dio. Perché continua a chiedermi queste cose?

      Fissai il mio libro aperto, restando in silenzio e non osando muovermi, desiderando di scomparire dalla faccia della Terra. Sentii la mia faccia arrossire di brutto e sapevo che tutti mi stavano guardando, probabilmente ridendo per la mia stupidità.

      "Beh, immagino che Brindley sia così concentrato sulle sue cose, che le sue orecchie si sono chiuse a qualsiasi altro suono."

      Parecchi bambini risero, un ragazzo più forte degli altri. Sapevo chi era.

      Henry Witt. Probabilmente non sapeva nemmeno cosa fossero gli stimoli. No, certo che no.

      "Come ti chiami?" chiese il prof a un altro studente.

      "William Dermott."

      “Bene, William. Che cos'è un aggettivo? "

      Perché a me mi chiama con il mio cognome e tutti gli altri con il loro nome?

      "Um …" William si guardò le mani, il pavimento, la finestra. "Um … una persona, un posto o una cosa?"

      "Sbagliato. Qualcuno sa come si chiama quella parte del discorso che indica una persona, un luogo o una cosa? "

      Le stesse sei ragazze di prima.

      Il signor Coldstream attraversò la stanza e si fermò davanti a una ragazza con la mano in aria. "Tu chi sei?"

      "Juliet Dermott." rispose, abbassando la mano.

      "Davvero? Sei parente del signor William Dermott laggiù?

      "Purtroppo sì." guardò William.

      "Sai rispondere alla domanda, Juliet?"

      “Il sostantivo”.

      È carina e intelligente, come Ember.

      "Giusto. Come si chiamano quelle parole che terminano con "ente? "

      Per favore, non chiederlo a me. Non conosco nessuna di queste cose.

      "Avverbi.” disse Juliet.

      "Bene."

      Non mi ero mai accorto che il tempo potesse scorrere così lentamente. Ehi, ho fatto un avverbio!

      "Parliamo del diagramma di una frase, ok?" Il signor Coldstream scrisse alla lavagna: "La rapida volpe marrone salta sul cane pigro".

      Diagrammi? Su una volpe e un cane.

      I cinquantacinque minuti della lezione di inglese della nona classe del signor Coldtream mi parvero cinquantacinque ore. Il suono della campanella arrivò come musica alle mie orecchie. Presi il mio libro e corsi in fretta nel corridoio.

      "Ehi, tontolone."

      Mi girai e vidi un ragazzo alto appoggiato al muro. Aveva i capelli rossi e almeno mille lentiggini.

      "Che ci fai qui?"

      Un altro ragazzo e due ragazze erano con lui. Mi fissarono, aspettando che rispondessi qualcosa.

      "Sto andando alla lezione di storia."

      "No, intendo, che ci fai al liceo?"

      Non capivo cosa volesse dire. Scrollai le spalle.

      "Dovresti rifare le medie."

      La scuola da dove venivo era parificata, ma non erano certo le medie. "Oh."

      "Che idiota!” esclamò l'altro ragazzo. Era Henry Witt.

      "Non sa nemmeno cosa sia il liceo.” aggiunse Ember.

      Tutti risero di me.

      "Adoro la tua tutina!" disse Ember, ridacchiando.

      Mi voltai, con l’impulso di scappare dall'edificio e tornarmene a casa, ma mi imposi di allontanarmi con calma.

      Devo trovare la mia aula di storia.

      Camminai lungo il corridoio, poi tornai indietro.

      Non la trovo.

      Sentii delle ragazze cantare. "Pee Wadley Pasty, brutta ciccia-bomba."

      Svoltando un angolo nel corridoio, vidi un gruppo di quattro ragazze di fronte a una ragazza in sovrappeso.

      "Pee Wadley Pasty, brutta ciccia-bomba!" cantavano, poi ridevano della grassa ragazza mentre lei piangeva a singulti.

      La povera ragazza era schiacciata contro il suo armadietto, senza altro posto dove andare. I suoi occhi azzurro cielo erano pieni di lacrime. Si asciugò il viso con la manica e si girò per appoggiare la testa contro l'armadietto. I suoi lunghi capelli biondi le si allargarono sulle spalle. Era grassa, probabilmente oltre i 100 kili, ma perché

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