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solo all’idea. Si pentì di aver rifiutato la macchina: magari, avrebbe potuto fare una piccola sosta, prima di arrivare a destinazione!

      Attraversò lo stretto corridoio e andò alla ricerca del suo posto. Una volta trovato, spinse la sua valigia sotto il sedile e si accasciò affranto. Per fortuna, il suo posto era accanto al finestrino, e avrebbe potuto sonnecchiare appoggiandovi la testa. Se avesse potuto cancellare con un colpo quel brusio frastornante…Rafe odiava il rumore. In realtà, era la gente che proprio non gli andava a genio!

      “Perdonate” esclamò una donna, distogliendolo dai suoi pensieri – Avrei bisogno di un po’ dì aiuto. Ho dei problemi con la mia valigia.”

      Lui spalancò le palpebre per la sorpresa. Dall’accento, avrebbe detto che era Americana, come il suo amico William, ma probabilmente di una zona diversa. Non avrebbe voluto avere a che fare con lei, ma era troppo educato per ignorarla. Però, adesso, era lieto che sua madre gli avesse insegnato le buone maniere. La donna davanti a lui era decisamente incantevole. Aveva i capelli biondo oro con riflessi color bronzo, e i suoi occhi erano di un blu talmente intenso che a prima vista sembravano neri. Quando un raggio di sole l’investì, scintillarono come stupendi zaffiri. La sua bocca era di un bel rosa e a forma di cuore e il suo volto era così delicato da sembrare quasi indifesa.

      Rafe si sporse verso di lei e le chiese: “Come posso aiutarvi?”

      “Temo che la mia valigia sia troppo voluminosa per sistemarla sotto il sedile. Sapete se avremo altri compagni di viaggio?” chiese lei. Lui si guardò intorno. “Non saprei.” rispose. In quel momento desiderò aver prenotato l’intera carrozza, così sarebbero rimasti loro due da soli!

      “Potete appoggiare la valigia accanto al muro. Non darà alcun fastidio.” le disse. Sicuramente non a lui, pensò!

      “Ne siete sicuro?” chiese lei, mordicchiandosi quelle sue labbra deliziose. Si sentì quasi geloso dei denti che le toccavano! Le sorrise. “Comunque, se salirà qualcun altro, potremo sempre spostarla.” Scrollò le spalle. “ Il viaggio per Londra non sarà tanto lungo. Non temete, non avrete problemi. Vi prego, sedetevi.” la rassicurò.

      Lei obbedì e si sedette di fronte a lui. Rafe era al settimo cielo! Era felice che si fosse seduta lì. Era davvero meravigliosa! “Perdonate milady, ma i miei modi sono assolutamente incivili. Se mia madre fosse qui, mi avrebbe già dato un colpo in testa!” si scusò.

      “ Oh, siete così gentile, signor…” “Rafe! – la interruppe lui - “Vi prego, evitiamo questi sciocchi formalismi. Sono così noiosi!” e le sorrise.

      “Allora, è meglio che mi chiamate signorina: sapete, non sono ancora sposata… Anche se mio padre non vede l’ora che sposi un buon partito…”

      “E’ probabile che vi maritiate presto, signorina.” esclamò lui, non celando la sua ammirazione.

      “Sarebbe un peccato. In quel caso, dovremmo tornare a essere formali.” sorrise lei, umettandosi le labbra con la lingua. A quella vista, Rafe si sentì invadere da un brivido di piacere. “Invece, mi piacerebbe abbattere le formalità con voi. Anzi, mi piacerebbe fare la vostra conoscenza. Dopotutto, stiamo per fare un viaggio assieme! Potremmo cominciare chiamandoci per nome.” propose Aletha.

      “Perché no?” sorrise Rafe. Fare amicizia con quella splendida ragazza? Wow! – Allora, come vi chiamate?”

      “Aletha – sorrise lei, tendendogli la mano guantata.

      “E’ un piacere conoscervi, Aletha – disse l’uomo, galante – Io mi chiamo Rafe.”

      “Il piacere è tutto mio, Signor Rafe. Credo proprio che diventeremo ottimi amici!” esclamò Aletha.

      A quel “signore”, Rafe si sentì una botta al cuore. Strinse le labbra, ma non la corresse. Forse, lo avrebbe fatto in seguito, durante il viaggio. Sorrise e si mise a guardare fuori del finestrino.

      Capitolo Terzo

      Mai Aletha si sarebbe sognata di incontrare un uomo enigmatico come quello su un treno diretto a Londra! Comunque, era felicissima che ciò fosse successo. Era anche un uomo molto affascinante, con quelle ciocche brune che gli incorniciavano il viso. Portava i capelli un po’ lunghi sul collo, dove facevano una morbida onda. Frenò a stento l’impulso di allungare una mano e prenderli tra le dita, per vedere se fossero davvero così morbidi come le sembrava! Invece, si tenne le mani ben raccolte sul grembo. Non voleva fare una brutta impressione al primo incontro! E non riusciva a ricordare se mai un uomo le fosse piaciuto a quel modo. Era ormai innamorata dei suoi occhi, che apparivano grigi ma che poi risplendevano di tutti i colori del mondo. Rafe…Anche il suo nome le piaceva. Si sentiva eccitata al solo pronunciarlo! Praticamente… era cotta!

      “Cosa vi porta a Londra?” le chiese lui. Aletha sospirò. Gli occhi di lui parevano risplendere, alla luce del mattino. Si disse che doveva tornare alla cruda realtà, se non voleva avere un brutto risveglio.

      “Impegni di famiglia.” rispose, sbrigativamente. Non aveva intenzione di accennare al matrimonio. Voleva godersi al massimo quei brevi istanti con lui. Inoltre, quel William Collins non lo conosceva neppure! Sua sorella era quella avvezza a questo tipo di cerimonie, ma i suoi genitori l’avevano quasi obbligata a essere presente alla cerimonia. Probabilmente, speravano che lei facesse qualche amicizia. Molti signori della nobiltà sarebbero stati presenti.

      “Capisco. – le stava dicendo– Ma che noia! Anch’io sono costretto a recarmi a Londra da impegni familiari.”

      Lei sorrise. “Vi auguro che siano più divertenti dei miei!”

      Lui sorrise di rimando. “Lo spero. Anche se in passato ho avuto periodi migliori.”

      Aletha pensò di chiedergli qualcosa in più, a questo proposito, ma poi scartò l’idea. Il passato non aveva alcuna attrattiva. Ciò che contava era l’attimo presente, tra loro. Ciò che si sarebbero detti e quello che avrebbero fatto. Magari, poteva invitarlo al matrimonio di sua cugina; nessuno della famiglia si sarebbe opposto. O forse sì, i suoi genitori, che si auguravano che trovasse un partito migliore di quello. In realtà, a nessuno fregava davvero quello che lei voleva nella vita. Altrimenti, qualcuno l’avrebbe pur aiutata a realizzare il suo unico desiderio: entrare a far parte dell’azienda di suo nonno! Anche ora che aveva manifestato apertamente le sue ambizioni, i suoi genitori non l’avevano supportata. Si trovava in un momento fatidico per il suo futuro, ma nessuno sembrava volerlo capire. Era una femmina, e ciò a cui aspirava non era appropriato.

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