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gli sarebbe mancato di più. Facevano tutto insieme, da quando erano nati, ma era inevitabile che un giorno avrebbero seguito ognuno la propria strada. Solo che Nicholas non avrebbe mai pensato che sarebbe stato lui, il primo.

      "Allora, quanto tempo mi concederete", oggi?” rispose Christian, impassibile.

      "A voi?" Nicholas gli si avvicinò. "Un’oretta, credo, e poi sarò costretto a lasciavi ai vostri impegni di nobile.”

      Christian sospirò. "Già, un futuro duca ha sempre qualcosa da fare."

      "Parole sante!” concordò Nicholas. "Vi verso un bicchierino? Un bel brandy?"

      "Sì, uno doppio, grazie." annuì Christian.

      Nicholas andò al bar e versò del brandy in due calici, poi si avvicinò a Christian e glielo porse. Sorseggiò il liquido color ambra e si appoggiò al lato del tavolo da biliardo. Questa sarebbe stata la sua ultima partita con Christian. Si augurava che, in tutti quegli anni, suo fratello avesse capito quanto era importante per lui. Forse, una volta che fosse andato via, Christian avrebbe trovato la felicità e l'amore. A volte Nicholas pensava che il loro legame a doppio filo impedisse al fratello di avere una vita tutta sua.

      "Cosa vi preoccupa?" gli chiese Nicholas.

      "Tutto. E niente.." Christian colpì forte la palla e fece segno. Aveva già guadagnato un punto e ora si preparava al tiro successivo. "Nostro padre pensa che sia ora che mi sposi."

      Nicholas alzò un sopracciglio. "Adesso?" Fu sorpreso che il padre non gliene avesse parlato, quando avevano fatto il giro delle fattorie. "E come mai?"

      "Non mi sta obbligando, se è quello che pensate. È molto peggio …" Tacque, mentre cercava le parole giuste. “Vuole che sia aperto a questa possibilità. Dice che a un certo punto avrò bisogno di una moglie, e se non sarò ricettivo a questa idea non riconoscerò la donna giusta e, se sarò abbastanza idiota, me la farò anche scappare."

      "Ah, davvero? – disse Nicholas con voce piatta – " E come si fa a sapere qual è la donna giusta da sposare?"

      Christian scrollò le spalle. "Non chiedetelo a me. Finora non ho incontrato questa creatura mitica. Certo, magari sono davvero ottuso e non ho saputo riconoscerla. Immagino che nostro padre intendesse dire proprio questo."

      Lui ridacchiò. "Allora sono idiota come voi! La maggior parte delle femmine mi esaspera non appena aprono la bocca. Non lasciate che le parole di nostro padre vi condizionino. Sono sicuro che sarete in grado di riconoscere l'amore della vostra vita, se mai si presenterà. Non tutti sono abbastanza fortunati da sposare una donna che ha viaggiato nel tempo come è successo al caro paparino. "

      Fu la volta di Christian di ridere. "Non fatevi sentire! Non gli piace che si parli del tempo da cui proviene nostra madre!"

      "E’ vero!" ridacchiò Nicholas. Christian sbagliò il tiro e gli porse la stecca da biliardo. "Siete pronto a farvi battere?"

      "Proprio come se doveste darmi un pugno! – scherzò Christian – Avanti, fate la vostra pessima figura, come al solito!”

      Nicholas provò colpire una delle palline ma mancò tiro. "Probabilmente non è la mia giornata fortunata." Porse la stecca a Christian. Normalmente amava dar battaglia, ma oggi aveva deciso di far vincere Christian. Era il suo ultimo regalo al fratello prima di andarsene.

      Alla fine vinse Christian. "Complimenti! – disse Nicholas – Oggi la fortuna era dalla vostra parte."

      "Non la chiamerei fortuna. " esclamò Christian. Lo guardò con aria interrogativa. "Cosa diavolo avete? Non avevate mai giocato così male, prima d’ora!” "

      "Non ho niente." Rispose Nicholas. Sperava che la sua risposta avrebbe zittito il fratello, ma sapeva che Christian gli leggeva dentro come in un libro aperto.

      "Sono solo un po’ stanco. Ho avuto problemi a dormire, stanotte. Forse mi farò un pisolino prima di cena." Dette una pacca sulla spalla a Christian. “Ci vediamo dopo?"

      " Certo.” rispose Christian, guardandolo fisso. La sua espressione indicava chiaramente che intendeva rispettare l’ esigenza di privacy del fratello, perché non indagò oltre. Nicholas pensò di approfittarne per eclissarsi, prima che Christian cambiasse idea. Ma il fratello lo precedette.

      "Ora purtroppo devo tornare ai miei conti. Godetevi il vostro pisolino." Ciò detto, Christian uscì dalla sala del biliardo.

      Il sorriso di Nicholas svanì. Gli sarebbe mancato il suo gemello, ma doveva andarsene. Lo sentiva profondamente nelle sue ossa. Quando fu certo che Christian si fosse sistemato di nuovo nello studio, Nicholas lasciò la sala giochi. Ma non si diresse verso sua stanza. Invece, andò in biblioteca e si fermò davanti al lungo specchio che partiva dal pavimento. Non aveva idea di cosa stesse facendo o se la cosa avrebbe funzionato. E se non usare la sua abilità gli avesse reso impossibile utilizzare la magia del viaggio nel tempo?

      Appoggiò le mani sullo specchio e si concentrò. Ma non accadde nulla… Nessuna nebbia grigia, come quella che sua sorella aveva annotato nel diario della mamma…

      Chiuse gli occhi e fece un lungo sospiro. Lui e quella bislacca idea dei viaggi nel tempo … Tanto non aveva detto addio a nessuno e, a quanto pare, era bloccato per sempre in quello stupidissimo diciannovesimo secolo…

      Nicholas stava per lasciar perdere quando qualcosa o qualcuno lo attirò a sé, lui perse l'equilibrio e cadde in avanti attraversando lo specchio. Agitò le braccia, cercando di aggrapparsi a qualcosa, a qualsiasi cosa, ma non c'era nulla intorno a lui a cui afferrarsi.

      Che diavolo era successo e dove stava andando?

      CAPITOLO TERZO

      Peyton Drake fissò il suo riflesso e non le piacque quello che vide. La sua pelle era ancora troppo pallida e i suoi capelli castano ciliegia normalmente brillanti sembravano opachi. Perfino i suoi occhi blu avevano un aspetto giallastro. Detestava l’idea di essere ammalata. Certo, la malattia era in remissione, ma aveva messo a dura prova il suo corpo. Se non fosse stato per sua sorella, Eva, sarebbe morta un anno fa. I suoi capelli erano finalmente ricresciuti, ma comunque le arrivavano appena sopra le spalle.

      "Smettila di sezionarti allo specchio!" esclamò Eva, entrando in biblioteca. "Sei bellissima, te lo assicuro."

      "Non mi piace quello che vedo allo specchio, e comunque quella non sono io." rispose amaramente Peyton.

      Avevano allestito la biblioteca per la cerimonia nuziale che si sarebbe svolta lì, a Weston Manor. Quello era il giorno del matrimonio di Eva. Stava finalmente per coronare il suo sogno d’amore con Trenton Quinn, l'uomo a cui era legata…beh, da sempre. Avevano faticato molto per ritrovarsi. Eva era rimasta intrappolata nel passato e non era stata più capace di tornare indietro, così Trenton aveva deciso che sarebbe riuscito a ritrovarla, a qualunque costo. Ma se non fosse stato per l'altra sorella, Serenity, Trenton avrebbe miseramente fallito. Serenity lo aveva riportato indietro dopo che lui aveva ritrovato Eva. Peyton aveva avuto bisogno del midollo osseo di Eva per riuscire a sopravvivere, e Serenity era disposta a fare qualsiasi cosa per fare in modo che Peyton non morisse. Così, Serenity si era scambiata di posto nel passato con Eva, permettendo alla sorella e a Trenton di tornare nel loro tempo.

      Peyton era felice per la serenità ritrovata. Serenity, in qualche luogo nel passato, si era sposata con il Duca di Branterberry, ed era rimasta lì con lui. Peyton stava guarendo e ora anche Eva stava per coronare il suo sogno d’amore. Talvolta, Peyton provava una fitta di gelosia per le sue due sorelle. Entrambe avevano trovato degli uomini che le adoravano e che anche loro amavano con tutto il cuore. Avrebbe voluto avere la loro stessa fortuna…

      "Ti sbagli – esclamò Eva, interrompendo i suoi pensieri – Sei bellissima e non ti permetterò di denigrarti da sola!”

      Lei sorrise. "Grazie. Non concordo con quello che dici, ma comunque grazie per il tuo incoraggiamento."

      "Sei davvero la benvenuta, sorella cara! – esclamò Eva, cambiando discorso e battendo le mani eccitata

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