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e un taglio a spazzola grigio. Aveva sollevato leggermente la mano. Luke lo riconobbe istantaneamente.

      “Generale?” disse Kurt.

      “Frank Loomis del Joint Special Operations Command,” disse. “Non si sta sbilanciando. Senza divulgare troppo, si può dire che abbiamo della gente in Egitto, Libia, Arabia Saudita e Iraq. Gli ultimi dati giunti in nostro possesso indicano che si è trattato di un attacco da parte di Wilāyat Sīnā’, probabilmente con l’assistenza di esterni. Forse al-Qā’ida, forse l’ISIS. Inoltre stiamo dimostrando che…”

      Kurt sollevò una grossa mano come segnale di STOP. Per di là passavano molti battitori pesanti abituati a gestire le cose. Ma tendevano a scoprire che quello era il regno di Kurt Kimball. Lui dava il ritmo e tu ci ballavi sopra.

      “Ok, generale. Facciamo un passo alla volta e mettiamoci tutti sulla stessa lunghezza d’onda. Così sarà più facile.”

      Il generale grugnì, forse in segno di assenso, forse di frustrazione.

      “Amy, dammi la penisola del Sinai, per piacere.”

      Sugli schermi di tutta la stanza apparvero mappe della penisola del Sinai, incastrata tra la vasta veduta dell’Egitto vero e proprio a occidente, il Mediterraneo a nord, Israele a nordest e il frammento di Mar Rosso direttamente a est. Luke quel territorio lo conosceva bene.

      “La penisola del Sinai è il triangolo capovolto che vedete qui. Nominalmente parte dell’Egitto, ha fatto da terreno di gioco politico per tutta la storia umana. Dal 1968 al 1980 è stata occupata dagli israeliani in seguito alla guerra dei sei giorni. Tra il nord della penisola e la striscia di Gaza, vengono regolarmente scoperti tunnel sul confine, a indicare un solido spostamento di combattenti e materiali tra i due luoghi.

      “La popolazione locale è composta da beduini nomadi, musulmani sunniti, elementi dei quali si sono sempre più radicalizzati negli ultimi anni, in particolare con la crescita del turismo sul Mar Rosso a sud e a est.”

      Una donna di mezza età in tailleur sollevò una mano. “Presuppone che sia perché i resort sulla spiaggia portano la cultura occidentale, come alcol, balli e donne in bikini?”

      Kurt scrollò le spalle. “Sono sicuro che la cosa offende alcune sensibilità. E credo che probabilmente questa sia la ragione per cui Marshall Dennis pare essere stato preso di mira nello specifico. I suoi resort hanno la reputazione di essere sede di un certo edonismo, e le sue riviste sono note per il loro lascivo gossip sulle celebrità e per le giovani modelle seminude.”

      “Marshall Dennis era un maiale,” disse la donna.

      Alcuni risero. Luke alzò gli occhi al cielo. Poteva essere un pochino presto per salire sul pulpito. E comunque era morto.

      “La gente ha un’opinione forte su Sir Dennis,” disse Kurt. “Ma a prescindere dalle sue colpe, per essere chiari, un altro elemento in gioco qui è anche quello economico. I beduini sono stati cacciati da terre ancestrali nella ricerca di nuovi sviluppi, e una classe di operai egiziani e internazionali ben retribuiti si è recata lì per lavorare ai resort, innescando il boom della costruzione di infrastrutture e facendo aumentare i prezzi di quasi tutto. Non stiamo mica parlando del primo attacco terroristico avvenuto nella regione.”

      Guardò l’assistente. “Amy, possiamo vedere la lista?”

      Sugli schermi comparve una lista battuta al computer. C’era pochissima grafica. Ogni voce aveva un titolo in grassetto con una breve descrizione sottostante. La lista scorse, dando il senso della sua lunghezza – forse trenta o quaranta voci, tutte di attentati.

      “Non la esamineremo in modo esauriente,” disse Kurt. “Potete tutti vedere quanti incidenti ci sono stati. Salteremo solo qua e là. Dicembre 2013 – un attentato a un complesso di polizia egiziano ha ucciso sedici reclute. Marzo 2014 – degli attacchi multipli di razzi da oltre confine su Eilat, Israele, hanno attivato il sistema di difesa israeliano Cupola di Ferro. Sono stati intercettati tutti i razzi meno uno, sono rimaste ferite dieci persone e c’è stata una morte per arresto cardiaco. Febbraio 2015 – un autobus è stato fatto saltare per aria lungo la costa del Mar Rosso, uccidendo tre turisti coreani e l’autista egiziano. Un successivo messaggio ha avvisato tutti i turisti di lasciare l’Egitto.”

      Kurt sospirò. “E ovviamente quello grosso. Il volo Metrojet 9268 è esploso il 31 ottobre 2015 poco dopo il decollo da Sharm el-Sheikh. Il volo era pieno di turisti russi, e sono morte duecentoventiquattro persone, ovvero chiunque fosse a bordo.”

      Fece una pausa. “In parte l’apertura di un nuovo Dennis Hotel da parte del governo egiziano era la dimostrazione della repressione finalmente ultimata di Wilāyat Sīnā’ e della riapertura dei resort del Mar Rosso.”

      “Immagino che questa teoria ormai sia bruciata,” disse qualcuno.

      “A rischio di sembrare ignorante,” disse Susan, “chi sono queste persone, questi… Wilāyat?”

      Kurt annuì. “Certo. Wilāyat Sīnā’, o ISIS nella penisola del Sinai, è un gruppo un tempo conosciuto come Anṣār Bayt al-Maqdis, che tradotto significa seguaci della Casa Santa. Anṣār era un gruppo liberamente organizzato di cellule terroristiche salafite che perpetravano attentati nella regione dagli inizi del 2000. Dal 2011 il governo egiziano ha mosso passi aggressivi per sradicare quelle cellule. In risposta, Anṣār si è affiliata all’ISIS con un giuramento formale di fedeltà nel 2014. Abbiamo dati largamente corroborati che indicano che a mano a mano che l’ISIS perde il territorio un tempo da lei controllato in Iraq e in Siria, vede le anarchiche terre tribali – per lo più deserto e montagne – del Sinai come una possibile e allettante base operativa.”

      Lo interruppe il generale Loomis. “Ovvio. Il che penso che mi riporti al punto originale.”

      “Sì, generale,” disse Kurt. “Penso che adesso siamo pronti per il suo apporto.”

      Loomis annuì. “Grazie. Per quanto questo schianto sia una cosa terribile, le voci di cui siamo al corrente indicano che non è l’attentato vero. Si tratta del gioco di prestigio di un mago, ideato per farci guardare in una direzione mentre la faccenda reale si svolge da qualche altra parte.”

      “Che prove ha a supporto?” disse Susan.

      Il generale scosse la testa. “Signora presidente, non ho la libertà di discutere i dati top secret in nostro possesso, né le fonti, in una riunione come questa. Penso che lei debba saperlo.”

      Susan lo guardò tagliente. “Generale Loomis, come deve sapere lei, è mia prerogativa desecretare dati per mio capriccio, se rientra nei miei desideri. Ovviamente non lo farò. Ma nell’interesse di far agire le persone presenti in questa stanza, potrebbe essere utile che condividesse almeno il dove e il quando potrebbe aver luogo l’attentato vero.”

      Il generale fece spallucce. “Signora presidente, se lo sapessi lei sarebbe la prima persona a cui lo direi.”

      CAPITOLO QUATTRO

      12:01 ora dell’Africa occidentale (6:01 ora della costa orientale)

      125 miglia nautiche a sudest di Lagos, Nigeria

      Golfo di Guinea

      Oceano Atlantico

      “Sta altissima, baby,” disse il tiratore alla sinistra di Eddie il Pazzo.

      “Yeah, stasera ci facciamo una bella scorpacciata, Killem,” disse l’uomo alla sua destra. “Con una bella pollastrella.” Gli uomini attorno a loro risero.

      Killem. Uno dei soprannomi di Eddie. Abbreviazione di Killem Dead, ammazzali tutti, che non era solo un soprannome, ma anche il suo motto personale.

      Guidavano una piccola armata di motoscafi – una dozzina di vecchi go-fast. Le barche sembravano un po’ uscite da un film di Mad Max ambientato in acqua. Erano munite di giganteschi motori fuoribordo da trecentocinquanta cavalli e placcate da pezzi di acciaio saldato. Non c’erano finestrini – il conducente

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