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      Emily fece una pausa e si prese un lungo momento per formulare la risposta. Alla fine parlò. “Io credo che ci sia un luogo in cui andiamo dopo la morte, non nei nostri corpi, loro rimangono qui sulla terra, ma le nostre anime si sollevano e vanno nel luogo seguente. Quando nonno Roy ci arriverà sarà molto, molto felice.” Sorrise, confortata dalla sua fede. “Non ci sarà più dolore per lui, mai più.”

      “Nessun dolore?” disse la voce dolce di Chantelle. “Ma come sarà?”

      Emily ponderò la domanda. “Penso che sarà come quel momento in cui dai un morso al tuo piatto preferito, per sempre.”

      Chantelle la guardò attraverso le ciglia macchiate di lacrime e ridacchiò. Emily proseguì.

      “Come mangiare torta al cioccolato per sempre, ma senza mai star male. Ogni fetta fantastica come la precedente. O come la sensazione che hai quando hai finito un lavoro durato mesi e vedi ciò che hai realizzato e capisci che l’hai fatto tu.”

      “Come il mio orologio?” chiese la ragazzina.

      Emily annuì. “Esattamente. Ed è il calore di un’atmosfera perfetta, come quando si sta nella jacuzzi della spa.”

      “C’è profumo di lavanda come alla spa?”

      “Sì! E ci sono gli arcobaleni.”

      “E animali?” chiese Chantelle. “Non sarebbe divertente per niente se non ci fossero animali da coccolare e con cui giocare.”

      “Se pensi che dovrebbero esserci degli animali,” le disse Emily, “Allora ci sono animali.”

      Chantelle annuì. Ma il sorriso presto svanì e tornò alla sua espressione pensosa. “Ma queste sono solo cose finte. In realtà non lo sappiamo.”

      Emily la abbracciò forte. “No. Non lo sa nessuno. Non può saperlo nessuno. Tutto ciò che abbiamo è ciò in cui crediamo. Ciò in cui scegliamo di credere. E io credo che sia questo che aspetta nonno Roy. E che sia anche ciò che ha tua zia Charlotte. E lei ci guarda dall’alto quando vuole, e ci manda piccoli segnali in modo che sappiamo che sta pensando a noi. Nonno Roy farà lo stesso, quando arriverà il momento.”

      “Mi mancherà,” disse Chantelle. “Anche se andrà davvero in un posto caldo e felice, mi mancherà quando era qui.”

      Nonostante tutte le rassicurazioni avanzate sull’aldilà, Emily non poteva bloccare ciò che provava nel profondo. Che sarebbe stata di nuovo lasciata sola, che avrebbe dovuto trascorrere la sua vita senza di lui. Lui l’avrebbe lasciata per sempre, e anche se per lui sarebbe stato un meraviglioso passo nell’ignoto, per lei avrebbe significato dolore e solitudine e infelicità.

      Strinse forte Chantelle.

      “Mancherà anche a me.”

      CAPITOLO QUATTRO

      Le luci del municipio si propagavano sulle scale mentre Emily le saliva. Persino da lì udiva le molte voci che venivano da dentro. Sembrava che tutta la città fosse venuta a sentire la decisione del consiglio urbanistico sulla Locanda di Raven. Non sarebbe dovuta rimanere sorpresa che ogni abitante del posto fosse venuto. Persino con l’annuncio pubblico tardo e la data così vicina al Ringraziamento, alla gente di Sunset Harbor importava così tanto della propria cittadina da trovare il tempo di presentarsi a ogni riunione.

      Aprì la porta e vide che ogni posto disponibile era stato occupato. Raven Kingsley era davanti, a chiacchierare con il sindaco Hansen e la sua assistente, Marcella. Non presagiva nulla di buono, pensò tra sé Emily. Se Raven li aveva tirati dalla sua parte sarebbe stata solo una questione di tempo prima che si guadagnasse anche il resto della città.

      Si sentì tirare un braccio, si voltò e vide Amy e Harry.

      “Sono contentissima che tu sia venuta,” disse Amy. “Ci sono avvisaglie che dicono che Raven oggi avrà il via libera. Il consiglio urbanistico non ha intenzione di controbattere al fatto che demolisca la vecchia casa in favore di qualcosa di più moderno. Pare che alla fine starà ai residenti.”

      “Dobbiamo fermarla,” disse Harry. “Un hotel potrebbe essere disastroso per la locanda, e per il mio ristorante. Chi vorrà avventurarsi fin da noi, dall’altra parte del porto, quando ci sarà un posto più nuovo e meno caro in una zona più centrale? Con vista sull’oceano? Pensa a tutte le prenotazioni per affari vari che abbiamo al momento. Perderemo tutta quella clientela, ne sono sicuro.”

      Le preoccupazioni di Harry inquietarono Emily ancor più di prima. Non voleva mettersi in mezzo ai piani di Raven, soprattutto dopo che le aveva confidato del suo brutto divorzio. Ma non poteva starsene da parte e basta a farsi distruggere il sostentamento economico a quel modo. Raven, da tutto ciò che aveva sentito, non era tipo da far prigionieri. Aveva la spietata mentalità affaristica di New York – uccidi o fatti uccidere. Emily non era una gran combattente. Adesso le sarebbe proprio servito avere Trevor al suo fianco!

      “Non so che cosa dovrei fare,” disse loro. “Non voglio impedirle di fare il suo lavoro solo perché ho paura.”

      “Allora fallo per la tua famiglia,” disse Harry. “Per i tuoi amici e per la città. Nessuno vuole un brutto edificio fronte mare, e non vogliamo neanche che la nostra adorata locanda chiuda. Non è un bene per nessuno.”

      “Come voterà la maggior parte della gente?” chiese Emily.

      Amy indicò in angolo, ai Patel. “Contro, sicuramente.” Poi indicò i Bradshaw. “Contro.” Indicò poi Birk e Bertha. Birk era il proprietario della stazione di benzina ed era la prima persona che Emily aveva incontrato a Sunset Harbor. “Penso che loro siano a favore. Più auto vengono in città più sono i clienti, per quanto li riguarda.”

      Emily si morse il labbro dalla costernazione. Il fatto che in città arrivasse un nuovo rivale stava cominciando a sembrarle molto reale. Il modo in cui il sindaco Hansen rideva fragorosamente a qualcosa che Raven aveva appena detto la fece sentire ancor peggio.

      Harry allora le diede una gomitata. “Guarda, la riunione sta per cominciare.”

      Si voltò verso il palco e il piccolo podio di legno. La stanza cadde nel silenzio quando il sindaco Hansen prese posizione. Batté il martelletto, ma non era necessario visto che gli stavano tutti già dedicando la loro totale attenzione.

      “Benvenuti a tutti,” disse. “Siamo qui per la discussione posticipata sulla proposta di Raven Kingsley di abbattere la fatiscente costruzione vicino all’oceano per erigere un nuovo hotel. Potreste già sapere o meno che il consiglio urbanistico in settimana si è riunito e ha votato all’unanimità che i progetti abbiano corso.”

      Emily guardò Harry e Amy. Avevano entrambi delle smorfie in viso. Emily sentì la sua faccia rispecchiare le loro espressioni.

      Il sindaco Hansen proseguì. “Certamente siamo una città piccola, e i punti di vista dei nostri residenti sono importanti quanto quelli del consiglio. Di più, anzi, adesso che abbiamo perso il nostro caso amico Trevor Mann.”

      Si portò una mano al cuore. Si sentì tra il pubblico una risatina quando tutti riportarono alla memoria il fiero, e a volte minaccioso, istinto di protezione di Trevor nei confronti della città.

      “Credo che molti di voi abbiano avuto la possibilità di parlare con Raven durante le feste per il Ringraziamento,” terminò il sindaco Hansen. “Perciò non vedo l’ora di sentire tutte le vostre opinioni. Suggerisco che si cominci con Emily Morey, dato che una nuova locanda avrebbe un grosso impatto su di lei. Emily, ti va di prendere la parola?”

      Tutti gli occhi si voltarono verso di lei. Emily provò la familiare sensazione di essere stata messa sotto ai riflettori. E si sentiva davvero in imbarazzo. Non voleva distruggere il sogno di Raven solo perché le avrebbe complicato un po’ le cose. Non era nelle sue corde. Però, allo stesso tempo, le espressioni tese di Harry e Amy lì accanto le ricordavano che c’erano delle persone che contavano su di lei. Tutto il suo staff, la sua famiglia. Avevano espanso molto la locanda,

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