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Dimenticata, e ora avrebbero dovuto dividersi per trovare le tre pietre cuore.

      Sofia seguì Aia fuori e attraverso la città, fino al punto in cui si trovava il cancello. C’era un sacco di gente in mezzo alla strada ora, e sembravano tutti avviliti, come se avessero sentito la notizia della morte dei loro genitori. Stavano con le teste basse per la processione, e Sofia si costrinse ad avanzare nonostante tutto.

      “Almeno abbiamo il viaggio fino a Morgassa insieme,” disse Lucas.

      Aia scosse la testa. “Il cancello ci porterà dove dobbiamo andare. Non c’è bisogno di tardare le cose.”

      La mano che Lucas le posò sulla spalla fu l’unica cosa a trattenerla dallo scoppiare a piangere in quel momento. Le ci volle un momento per capire ciò che Aia aveva appena detto.

      “Noi?” chiese.

      Aia annuì, e una serie di figure venne fuori dalla folla. Erano undici, uomini e donne, tutti con indosso armature che sembravano stranamente fuori moda e che brillavano dorate al sole. Con l’armatura che li copriva da testa a piedi, portavano uno strano assortimento di armi, come se ciascuno di loro avesse scelto quella con cui era più abile. C’erano lance e spade curve, lame dritte, coltelli da lancio e bastoni di metallo, ma curiosamente nessun moschetto o arco.

      Uno si fece avanti con i pezzi di un’altra armatura dorata, e Aia procedette a sistemarne ciascuno al suo posto, fino a che anche lei fu completamente protetta come tutti gli altri, una lancia a doppia punta ora in mano.

      “I vostri genitori ci hanno detto ciò che sta accadendo al mondo,” disse Aia. “Ci sono quelli che sostengono che la cosa non ci tocca, ma alcuni eventi sono ben più grandi della leggera increspatura che giunge qui.”

      Lo disse tanto a voce alta che Sofia sospettò che le sue parole fossero anche per il resto della folla che ancora stava a guardare.

      Aia fece un inchino. “Noi dodici siamo alcuni dei più forti della Città Dimenticata. Siamo guerrieri, e abbiamo tutta la magia del posto. Siamo al tuo servizio, Sofia. Faremo quanto necessario per proteggerti.”

      Sofia non era sicura di cosa fare. Stavano succedendo troppe cose, e troppo rapidamente.

      Aia allungò un braccio e le posò una mano sulla spalla. “Non serve che ci dici nulla. Saluta i tuoi fratelli. Io intanto preparerò il cancello.”

      Sofia si voltò verso Lucas e Kate.

      “Io… non mi ero aspettata tutto questo,” disse. “Non voglio perdere nessuno di voi due, non ora.”

      “È quello che succede,” disse Kate. “Il mondo non fa che strapparci l’uno dall’altro continuamente.”

      “Ma ci ritroveremo ancora,” promise Lucas. “Vi ho trovate tutte e due una volta. Posso rifarlo. Andrò in questo posto dello spirito, e Kate, tu recupererai la tua forza nel luogo delle ombre. Lo faremo.”

      Abbracciò Sofia, poi Kate, tenendole entrambe strette per lunghi secondi.

      “Il cancello è pronto per te,” disse Aia, e Lucas vi entrò. Sofia poteva sentire il suo nervosismo, e il suo dolore, e il suo bisogno di fare tutto quello che gli veniva richiesto. Poi passò attraverso il cancello e sparì.

      “Sarà pronto per te tra un momento,” disse a Kate, che non le rispose.

      “Kate,” disse Sofia stringendo le braccia della sorella. “Stai bene?”

      “No, non sto bene,” disse Kate. “I miei genitori sono morti, e Will è morto, e ora devo andare a compiere una stupida impresa per fermare la grande malvagità che sta per uccidere il mondo intero, e voglio solo che tutto questo finisca!”

      “Non sei costretta a farlo,” disse Sofia. “Potresti restare qui, o venire con me, o…”

      “No,” disse Kate scuotendo la testa. “Devo farlo. Voglio essere utile, e ci sono persone che intendo uccidere per ciò che hanno fatto!”

      Guardò verso Aia e aspettò che lei facesse un cenno con la testa per poi saltare velocemente attraverso il cancello.

      Era rimasta solo Sofia.

      “Il cancello ci porterà a Morgassa,” disse Aia. “Quando sei pronta, andremo, e cercheremo la pietra cuore del fuoco che è stata portata via dalla nostra città.”

      Pronta. Quando sarebbe stata pronta per lasciarsi alle spalle il luogo dove i suoi genitori erano morti? Quando sarebbe stata pronta per fare tutto questo? Da quando tutto aveva avuto inizio, le era sembrato di aver fatto una fatica pazzesca per restare al passo. L’unico modo per tornare dalla sua bambina, però, era di portare a compimento questa impresa. Doveva trovare la pietra a Morgassa per rendere le cose sicure per sua figlia.

      Abbassò lo sguardo su Sienne. “Sei pronto?” chiese al gatto della foresta, che si strusciò contro la sua gamba senza rispondere. “Mi sa che sono pronta.”

      Si portò davanti al cancello. Dall’altra parte poteva vedere quello che riconobbe come il mercato di Morgassa. Poté addirittura distinguere il volto familiare del gran mercante N’Ka in un angolo, intento a parlare a un gruppo di mercanti minori e facchini.

      “Ti seguiremo non appena sarai entrata,” promise Aia.

      Sofia si trattenne un altro momento, poi attraversò il cancello, passando alla luce del sole di Morgassa. Decine di occhi si voltarono a guardarla. Sienne le camminava accanto, attirando ancora più sguardi. E fu ancora più facile scorgere il momento in cui dodici guerrieri con armature dorate facevano il loro ingresso dietro di lei: tutti restarono a bocca aperta, e Sofia poté percepire la meraviglia che tracimava dalle loro menti.

      Si voltò e vide il cancello che scompariva, l’arcata che luccicava un’ultima volta prima di svanire come un miraggio. Sofia se l’era in parte aspettato. Non importava. Ciò che contava era ritornare da sua figlia.

      Ma prima doveva trovare la pietra cuore.

      Sofia attraversò il mercato, seguendo il familiare insieme di pensieri, fino a trovare nuovamente il grande mercante N’Ka. Stava mettendo di fretta delle monete in una borsa, e si guardava attorno come se stesse tentando di calcolare il tempo che gli serviva per svignarsela da lì il più velocemente possibile.

      “Gran mercante N’Ka,” disse Sofia. “È bello rivedervi.”

      “Ed è bello rivedere voi, regina Sofia,” disse l’uomo con un sorriso che non si sforzò neanche di far apparire reale.

      “Ed è particolarmente bello, dato che ho bisogno del vostro aiuto,” continuò Sofia. “Portatemi dal re Akar. Adesso.”

      CAPITOLO OTTO

      Sofia sospettava che, anche se le frettolose parole del mercante N’Ka alle guardie del palazzo potevano aver avuto un ruolo nel farle spostare dalla loro posizione di sbarramento, sicuramente l’effetto maggiore era stato sortito dalle figure rivestite d’oro che la seguivano. A ogni passo che faceva, i servitori fissavano lei e gli altri come a chiedersi cosa stesse accadendo, e i sussurri seguivano ogni loro passo.

      “Hanno sentito le leggende dei guerrieri della Città Dimenticata,” mormorò Aia. “Pensano che il nostro arrivo significhi libertà per loro, e la caduta del re Akar.”

      “Non sono qui per iniziare una lotta,” disse Sofia. Le sue dita accarezzarono il pelo di Sienne. “Ci difenderemo se saremo attaccati, ma non c’è spazio per altro.”

      “Alcuni di loro pensano che sia stato predetto,” disse Aia.

      Sofia scosse la testa. “Quello che decidiamo conta ancora. Andiamo, o perderemo di vista N’Ka.”

      Continuarono a marciare attraverso il palazzo fino a che raggiunsero la sala del trono che Sofia riconobbe dalla sua ultima visita. La scena che vide lì la scioccò facendola restare immobile.

      C’erano dei corpi in cima a delle lance, alcuni impalati

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