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avete costretti a una battaglia,” disse. “Non ne sceglieremo appositamente un’altra. Lasceremo passare questa cosa, e risorgeremo dalle ceneri. Non possiamo aiutarvi.”

      “Non volete farlo,” lo corresse Emeline. “E se non lo farete voi, allora lo farò io stessa.”

      “Lo faremo insieme,” disse Cora.

      Emeline annuì. “Se non ci aiuterete, allora andremo ad Ashton. Faremo in modo di mettere al sicuro la figlia di Sofia.”

      “Morirete,” disse Asha. “Pensate di poter andare contro un esercito?”

      Emeline scrollò le spalle. “Pensi che mi interessi?”

      “È una follia,” disse Asha. “Dovremmo impedirvi di andare per la vostra stessa sicurezza.”

      Emeline socchiuse gli occhi. “Pensi di poterlo fare?”

      Senza aspettare una risposta, si alzò e lasciò il cerchio. Non aveva senso continuare a discutere, e ogni secondo che aspettavano era un altro momento in cui la bambina di Sofia si trovava in pericolo.

      Dovevano andare ad Ashton.

      CAPITOLO QUATTRO

      Sofia non era riuscita a convincere nessuno a non fare una sontuosa festa di matrimonio, anche se sembrava il genere di cose che i nobili davanti a lei avrebbero potuto scansare. Guardandosi attorno sul prato del palazzo, però, era riconoscente di non essere stata in grado di annullarlo. Vedere così tanta gente presente e sentire la loro gioia la faceva vibrare di felicità.

      “Ci sono un sacco di persone che vogliono congratularsi con noi,” disse Sebastian stringendola a sé.

      “Sanno che sarò in grado di capire se lo intendono sul serio, giusto?” rispose Sofia. Si massaggiò la parte bassa della schiena. Sentiva un dolore in profondità che le faceva venire voglia di sedersi, ma voleva anche poter ballare con Sebastian, almeno un po’.

      “Lo intendono sul serio,” disse Sebastian. Indicò il punto in cui si trovavano certi nobili della corte, alcuni di loro impegnati a ballare alla musica di corde e fiati. “Addirittura loro sono felici per te. Penso gli piaccia l’idea di vivere in una corte dove non devono fingere tutto il tempo.”

      “Sono felici per noi,” lo corresse Sofia. Gli prese la mano, conducendolo fuori su uno spiazzo di prato che serviva da pista da ballo. Permise a Sebastian di prenderla tra le sue braccia e i musicisti vicino a loro colsero l’occasione per rallentare un poco il ritmo della danza.

      Attorno a loro c’era gente che roteava insieme in modo molto più energico di quanto Sofia potesse fare in quel momento. Il dolore alla schiena si era portato alla pancia ora, e capì che era il momento di ritirarsi dalla pista da ballo. Due sedie, due troni, erano stati disposti a fianco del prato per lei e Sebastian. Sofia si sedette volentieri sul suo, e Sienne corse ad accoccolarsi ai suoi piedi.

      “Mi ricorda un po’ il ballo a cui ci siamo conosciuti,” disse.

      “Ci sono delle differenze,” disse Sebastian. “Meno maschere, per dirne una.”

      “Preferisco così,” disse Sofia. “La gente non dovrebbe sentire di doversi nascondere per potersi divertire.”

      C’erano anche altre differenze. C’erano persone comuni lì presenti insieme ai nobili, un gruppo di mercanti che parlavano a lato, la figlia di un tessitore che ballava con un soldato. C’erano persone che un tempo erano state vincolate, ora libere di unirsi alle feste piuttosto che dover fare da servitori. Numerose ragazze che Sofia riconobbe dalla Casa degli Indesiderati erano raccolte a un lato, con l’espressione decisamente più felice di un tempo.

      “Vostra maestà,” disse un uomo avvicinandosi e facendo un piccolo inchino. I suoi abiti rossi e dorati sembravano risaltare contro il colore scuro della sua pelle, mentre i suoi occhi erano così chiari da sembrare quasi del colore della lavanda. “Sono il gran mercante N’ka del Regno di Morgassa. Il nostro maestoso re manda i suoi saluti in occasione del vostro matrimonio e mi ha chiesto di venire qui a discutere la possibilità di commerciare con il vostro regno.”

      “Saremo felici di parlarne,” disse Sofia. Il mercante fece per dire qualcosa, e un’occhiata ai suoi pensieri suggerì che stava programmando di negoziare un intero contratto in quel preciso istante. “Dopo il giorno del mio matrimonio, però, ok?”

      “Ovviamente, vostra maestà. Sarò ad Ashton per qualche giorno.”

      “Per ora, godetevi i festeggiamenti,” suggerì Sofia.

      Il mercante fece un inchino profondo e scivolò nuovamente nella folla. Come se il suo avvicinamento avesse dato il permesso a chiunque altro, una decina di altre persone si fecero avanti, da nobili alla ricerca dell’arrampicata sociale, a mercanti con beni da vendere, a gente del popolo comune con le loro problematiche. Ogni volta Sofia ripeté la stessa cosa che aveva detto al primo mercante, sperando che potesse bastare, e che si sarebbero goduti il resto della serata.

      Una persona che non sembrava divertirsi molto durante la festa era Lucas. Se ne stava in un angolo con un calice di vino, circondato da un assortimento di belle giovani nobildonne, eppure non c’era traccia di sorriso sul suo volto.

      Va tutto bene? gli inviò Sofia con il pensiero

      Lucas sorrise voltandosi verso di lei, poi allargò le braccia. Sono felice per te e Kate, ma sembra che ogni donna qui abbia preso come regola il fatto che io sia il prossimo a doversi sposare… e con una di loro.

      Beh, non si sa ma, gli rispose Sofia con il pensiero, magari una di loro si rivelerà essere perfetta per te.

      Forse, disse Lucas, anche e non sembrava neanche lontanamente convinto.

      Non ti preoccupare, andremo molto presto in cammino alla ricerca dei nostri genitori su terreno pericolosi, gli promise Sofia, e non dovrai più dover gestire gli spaventosi affari delle feste di corte.

      In risposta a questo Lucas disse qualcosa a una delle donne accanto a lui, allungando una mano e portandola sulla pista da ballo. Ovviamente lo fece con assoluta perfezione, ballando con il genere di eleganza e grazia che probabilmente veniva da anni di lezioni. L’ufficiale Ko, l’uomo che l’aveva cresciuto, sicuramente lo aveva addestrato a quello come a tutto il resto.

      Anche Kate e Will erano lì, anche se sembravano talmente avvinghiati l’uno all’altra da ignorare quasi la musica. Probabilmente non era di aiuto il fatto che sua sorella fosse più brava con una spada che nel ballo, mentre Sofia dubitava che Will ne sapesse molto di formali balli di corte. I due sembravano più che felici anche solo a restare uno nelle braccia dell’altro, sussurrandosi nelle orecchie e baciandosi di tanto in tanto. Sofia non fu del tutto sorpresa quando li vide scivolare via in direzione del palazzo mentre nessun altro stava guardando, facendolo così in sordina che Sofia dubitò che qualcuno se ne fosse accorto.

      In parte avrebbe voluto che lei e Sebastian potessero fare lo stesso: quella era la loro notte di nozze, dopotutto. Sfortunatamente, mentre il nuovo capo dell’esercito poteva evitare l’attenzione della gente per un po’, Sofia sospettava che avrebbero potuto notare se la loro regina e il re se ne fossero andati presto dalla festa. La cosa migliore era godersi il momento mentre erano lì, accettando il fatto che tutta quella gente fosse presente con l’intento di augurare il meglio a lei e a Sebastian.

      Sofia si alzò di nuovo, dirigendosi verso uno dei tavoli, dove il cibo era disposto su grandi piatti da portata che avrebbero potuto nutrire centinaia di altre persone. Iniziò a prendere qualche boccone scegliendo tra la pernice e il cinghiale arrosto, i datteri zuccherati e altre delizie che non avrebbe mai potuto immaginare quando era stata bambina nella Casa degli Indesiderati.

      “Sai che potresti far portare il cibo da un servitore?” disse Sebastian, pur facendolo con un sorriso che diceva a Sofia come già conoscesse la risposta che lei gli avrebbe dato.

      “Mi pare ancora strano ordinare alla gente di fare cose per me, quando posso benissimo farle da sola,” disse.

      “In

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