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chiese.

      “Sì” Riley rispose.

      Non era vero, ma immaginò che una piccola bugia non avrebbe fatto male a nessuno.

      “Che ne dite se noi tre andiamo a prenderci una tazza di caffè?” Bill chiese.

      “Sarebbe grandioso!” Lucy esclamò.

      Riley scosse la testa.

      “Non oggi, vi ringrazio. Un’altra volta. Voi due andate pure.”

      Bill e Lucy lasciarono l’enorme stanza della realtà virtuale. Per un momento, Riley si chiese se dovesse andare con loro dopotutto.

      No, sarei di pessima compagnia, pensò.

      Le parole di Ryan continuarono a riecheggiare nella sua mente …

      “Riley, Jilly è stata una tua decisione.”

      Ryan aveva davvero coraggio a voltare le spalle alla povera Jilly.

      Ma ora Riley non era arrabbiata, si sentiva dolorosamente triste.

      Ma perché?

      Lentamente, realizzò …

      Nulla di tutto ciò è reale.

      Tutta la mia vita, tutto è falso.

      La sua speranza di diventare di nuovo una famiglia con Ryan e le ragazze era stata soltanto un’illusione.

      Proprio come questa dannata simulazione.

      Cadde in ginocchio e iniziò a singhiozzare.

      Le ci vollero alcuni minuti per riprendersi. Grata che nessuno l’avesse vista crollare, si rialzò in piedi e tornò al suo ufficio. Non appena mise piede al suo interno, il telefono sulla scrivania cominciò a squillare.

      Sapeva chi era a chiamare.

      Se lo aspettava.

      E sapeva che la conversazione non sarebbe stata facile.

      CAPITOLO CINQUE

      “Pronto, Riley” disse una voce femminile, quando alzò la cornetta.

      Era una voce dolce, vibrante e debole per l’età, ma amichevole.

      “Ciao, Paula” disse. “Come stai?”

      La donna dall’altro capo del telefono sospirò.

      “Ecco, sai, oggi è sempre dura.”

      Riley comprese. La figlia di Paula, Tilda, era stata uccisa quel giorno venticinque anni prima.

      “Spero che non ti dispiaccia la mia telefonata” Paula disse.

      “Certo che no, Paula” Riley la rassicurò.

      Dopotutto, Riley aveva iniziato il loro rapporto piuttosto singolare anni prima. Riley non aveva mai davvero lavorato al caso che riguardava l’omicidio di Tilda. Era entrata in contatto con la madre della vittima tempo dopo, quando il caso era rimasto irrisolto.

      Questa telefonata tra di loro era ormai un rito da anni.

      Riley trovava ancora strano il fatto di avere quelle conversazioni con qualcuno che non aveva mai incontrato. Non sapeva nemmeno che aspetto avesse Paula. Conosceva però l'età: sessantotto anni. Aveva avuto quarantatré anni, solo tre anni più di Riley, quando sua figlia era stata assassinata. Riley la immaginava come una nonna amorevole e dai capelli grigi.

      “Come sta Justin?” Riley chiese.

      Riley aveva parlato con il marito di Paula un paio di volte, ma non l’aveva mai conosciuto davvero.

      Paula sospirò di nuovo.

      “E’ venuto a mancare la scorsa estate.”

      “Mi dispiace” Riley disse. “Com’è successo?”

      “E’ successo all’improvviso, completamente inaspettato. Ha avuto un aneurisma, o forse un attacco di cuore. Si sono offerti di fare un’autopsia per determinare la causa del decesso. Mi sono detta: “Perché disturbarsi?” Non l’avrebbe di certo riportato in vita.”

      Riley si sentì malissimo per la donna. Sapeva che Tilda era stata la sua unica figlia. La perdita del marito non doveva essere una cosa facile.

      “Come sta andando?” Riley chiese.

      “Un giorno alla volta” fu la risposta di Paula. “Mi sento sola, adesso, qui.”

      C’era una nota di tristezza quasi insopportabile nella sua voce, come se fosse pronta ad unirsi al marito nella morte.

      Riley trovò tale solitudine difficile da immaginare. Provò un filo di gratitudine all'idea di doversi occupare di qualcuno nella sua vita: April, Gabriela e adesso anche Jilly. Riley era stata assalita dal timore di perderle tutte. April era stata messa seriamente in pericolo più di una volta.

      E, naturalmente, c’erano dei meravigliosi vecchi amici, come Bill. Anche lui aveva affrontato la sua bella dose di rischi, più del dovuto.

       Non li darò mai per scontati, pensò.

      “E che mi dici di te, cara?” Paula chiese.

      Forse era per questo che Riley si sentiva di parlare con Paula di argomenti, riguardo a cui non riusciva a confidarsi con molte persone.

      “A dire il vero sto per adottare una tredicenne. E’ stata un’avventura. Oh, e Ryan è tornato per un po’. Poi, se n’è andato di nuovo. Un’altra donna giovane ha attirato la sua attenzione.”

      “Che cosa tremenda per te!” Paula esclamò. “Sono stata fortunata con Justin. Non si è mai allontanato. E suppongo che anche lui alla fine sia stato fortunato. Se n’è andato rapidamente, senza alcun dolore persistente o sofferenze. Spero che quando giungerà la mia ora …”

      La voce di Paula si fermò.

      Riley sussultò.

      Paula aveva perso una figlia a causa di un killer che non era mai stato consegnato alla giustizia.

      Anche Riley aveva subito la perdita di qualcuno, a causa di un killer che non era mai stato trovato.

      Parlò lentamente.

      “Paula … ho ancora dei flashback al riguardo. E anche incubi.”

      Paula rispose in tono gentile e premuroso.

      “Non credo che sia una cosa sorprendente. Eri piccola. Ed eri presente quando è successo. Mi è stato risparmiato quello che hai subito tu.”

      Quel termine, risparmiato, colpì Riley.

      Ma non le sembrava affatto che Paula fosse stata risparmiata in alcun modo.

      Vero, Paula non era stata costretta a guardare sua figlia morire.

      Ma senz’altro, perdere la propria unica figlia era peggio di ciò che Riley aveva sofferto.

      La capacità di Paula di provare empatia altruista colpiva sempre Riley.

      Paula continuò a parlare con una voce rassicurante.

      “Il dolore continua a restare, immagino. Forse non dovremmo volere che fosse così. Che cosa saremmo se io dimenticassi Justin o tu dimenticassi tua madre? Non vorrei mai diventare così dura. Fino a quando proverò dolore e lutto, mi sentirò umana… e viva. Fa parte di quello che siamo entrambe, Riley.”

      Riley scacciò una lacrima.

      Come sempre, Paula le stava dicendo esattamente ciò che aveva bisogno di sentire.

      Ma, come sempre, non era facile.

      Paula continuò: “E pensa a ciò che hai fatto nella tua vita: proteggere gli altri, fare giustizia. La tua perdita ti ha aiutato a diventare quello che sei, una campionessa, una brava e rassicurante persona.”

      Dalla gola di Riley venne fuori un singolo singhiozzo.

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