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CAPITOLO DICIANNOVE

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       CAPITOLO VENTUNO

       CAPITOLO VENTIDUE

       CAPITOLO VENTITRÉ

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       CAPITOLO TRENTUNO

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       CAPITOLO TRENTASEI

       CAPITOLO TRENTASETTE

      PROLOGO

      Gareth Ogden era fermo in piedi, sulla vasta spiaggia, ed osservava il Golfo del Messico. La marea era bassa ed il Golfo era calmo: una piatta distesa d’acqua in lento movimento. Notò le sagome di alcuni gabbiani stagliarsi contro il cielo buio, e sentì le loro stanche grida sovrastare il rumore delle onde.

      Dette una boccata alla sua sigaretta e pensò con un sorriso amaro …

      Sembra che anche i gabbiani odino questo tempo.

      Non era sicuro del perché si fosse preso la briga di camminare fin là da casa sua. Di solito gli piacevano i suoni e gli odori della spiaggia di sera. Forse era solo la sua età, ma in quel momento trovava difficile apprezzare qualcosa con quel caldo umido. Le estati si erano fatte più calde negli ultimi anni. Persino dopo un crepuscolo come quello, la brezza marina non offriva alcun refrigerio e l’umidità era soffocante.

      Finì di fumare la sigaretta e gettò il mozzicone nella sabbia, schiacciandolo col piede. Poi, si allontanò dall’acqua e riattraversò la spiaggia fino a casa, una struttura consumata dagli eventi atmosferici, affacciata su una vecchia strada e sulla spiaggia desolata.

      Oltrepassata la striscia di sabbia, Gareth ripensò a tutte le riparazioni che aveva apportato alla casa dopo l’ultimo uragano, soltanto alcuni anni prima. Aveva dovuto ricostruire il grande porticato anteriore e le scale; aveva sostituito molti pannelli sui lati della casa e numerose tegole del tetto, ma era stato fortunato che non si fosse verificato alcun grave danno strutturale. Amos Crites, proprietario delle due case a lato della sua, aveva dovuto affrontare quasi una completa ricostruzione.

      Quella maledetta tempesta, pensò, scacciando una zanzara.

      Il valore delle proprietà era crollato da allora. Avrebbe voluto vendere la sua casa, e lasciare definitivamente Rushville, ma nessuno l’avrebbe pagata abbastanza.

      Gareth viveva in quella cittadina da sempre, e senz’altro non sentiva che gli era stata molto di aiuto. In realtà, Rushville era andata sempre peggiorando, almeno da quando l’interstatale l’aveva aggirata. Ricordava come fosse stata una prospera piccola cittadina turistica estiva prima di allora, ma quei giorni ormai erano passati da molto tempo.

      Gareth attraversò un’apertura nella staccionata posta sul limitare della sabbia ed entrò sulla strada sul lungomare. Mentre sentiva le suole delle scarpe assorbire il calore dal selciato, rivolse lo sguardo verso la propria casa. Le finestre al primo piano erano illuminate e amichevoli …

      Sembra quasi che qualcuno ci viva.

      Tuttavia “vivere” non gli sembrava il termine giusto per descrivere la sua esistenza solitaria. E i pensieri di giorni più felici, quando sua moglie Kay era ancora viva e crescevano la loro figlia Cathy, contribuivano solo a renderlo più depresso.

      Mentre camminava lungo il marciapiede che portava alla sua abitazione, Gareth scorse qualcosa attraverso la zanzariera, un’ombra che si muoveva all’interno della casa.

      Chi può essere? si chiese.

      Non era sorpreso dal fatto che un visitatore vi si fosse introdotto. La porta era spalancata e la zanzariera era sbloccata. Gli amici di Gareth erano sempre stati liberi di andare e venire come volevano.

      “E’ un paese libero” gli piaceva dire loro. “O così dicono.”

      Mentre saliva per le lunghe scale sbilenche, fino al suo porticato, Gareth suppose che il visitatore fosse Amos Crites. Forse, era arrivato da casa sua fino dall’altra parte della città, per controllare le sue proprietà lungo la spiaggia. Gareth sapeva che nessuno aveva affittato una casa per agosto, un mese notoriamente caldo e umido da quelle parti.

      Sì, scommetto che è lui, Gareth pensò mentre attraversava il porticato.

      Amos spesso si fermava per brontolare su tutto, e Gareth era felice di intervenire, lamentandosi anche lui. Forse lui ed Amos si influenzavano negativamente a vicenda in quel modo …

      Ma ehi, a che cosa servono gli amici?

      Gareth se ne stette fuori dalla porta, scuotendo la sabbia via dai sandali.

      “Ehi, Amos” gridò. “Prenditi una birra dal frigo.”

      Si aspettava che Amos gli rispondesse …

      “Già fatto.”

      Ma non giunse alcuna risposta. Gareth pensò che Amos fosse andato in cucina, proprio in quel momento, per prendere una birra. O forse, era soltanto più irascibile del solito. Il che a Gareth stava bene …

      Dicono che la miseria ami la compagnia.

      Gareth aprì la zanzariera ed entrò.

      “Ehi, Amos, come va?” gridò.

      Scorse l’accenno di un movimento ai margini del suo campo visivo. Si voltò e colse una forma scura contro la lampada del soggiorno.

      Chiunque fosse, era stato troppo rapido, perché Gareth potesse fargli delle domande.

      La figura sollevò un braccio, e Gareth colse un bagliore di acciaio. Qualcosa di inspiegabilmente duro lo colpì sulla fronte, e poi ci fu un’esplosione nel cervello, come vetri rotti.

      Poi, non ci fu più nulla.

      CAPITOLO UNO

      La luce del mattino carezzava le onde, mentre Samantha Kuehling guidava l’auto della polizia lungo la strada che costeggiava la spiaggia.

      Seduto accanto a lei, il partner, Dominic Wolfe, disse …

      “Ci crederò quando lo vedrò.”

      Sam non rispose.

      Né lei né Dominic

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