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affrontando una perdita enorme e non fingerò di poterla comprendere” disse in tono pacato e caloroso, ma al tempo stesso deciso. “Tuttavia, se vogliamo catturare la persona che ha fatto questo, siamo costretti a farle delle domande. Se la sente?”

      Caleb Kellerman annuì. “Qualunque cosa per fare in modo che chi ha fatto questo venga preso” disse. “Qualunque cosa.”

      C’era rabbia nella sua voce e Mackenzie sperava che qualcuno gli avrebbe offerto assistenza psicologica nei giorni a venire. I suoi occhi avevano una luce quasi folle.

      “Dunque, innanzi tutto devo sapere se Susan avesse dei nemici... chiunque potesse essere considerato un rivale.”

      “C’erano alcune ragazze, ex compagne di classe delle superiori, con cui battibeccava su Facebook” disse Caleb. “Di solito però era a proposito di politica. E comunque nessuna di loro avrebbe fatto una cosa del genere. Si trattava solo di piccole discussioni e cose così.”

      “E che mi dice del lavoro?” proseguì Mackenzie. “Le piaceva?”

      Caleb scrollò le spalle. Tornò a sedersi sul divano tentando di rilassarsi. Il volto, però, rimase accigliato. “Le piaceva come a qualunque ragazza che dopo l’università trova un lavoro che non ha niente a che fare con la sua laurea. Riusciva a pagare le bollette e a volte prendeva extra niente male. Gli orari però erano uno schifo.”

      “Conosceva i suoi colleghi?” chiese Mackenzie.

      “No. Ne sentivo parlare quando mi raccontava qualcosa qui a casa, ma niente di più.”

      Bryers intervenne. La sua voce pareva molto diversa nella quiete della casa, il tono più cupo. “Era una rappresentante, esatto? Per l’Università del Miglioramento?”

      “Sì. Ho già dato alla polizia il numero del suo superiore.”

      “I miei colleghi hanno già parlato con lui” disse Bryers.

      “Non ha importanza” disse Caleb. “Non è stato nessuno che lavorava con lei ad ucciderla. Ve lo garantisco. So che può sembrare stupido, ma sento che è così. Tutti i suoi colleghi sono brave persone... nella nostra stessa situazione, cercano di pagare le bollette e arrivare a fine mese. Gente onesta, insomma.”

      Per un attimo sembrò sul punto di piangere. Ricacciò indietro le lacrime, fissò il pavimento cercando di riprendersi, quindi risollevò lo sguardo. Le lacrime che era riuscito a fermare gli luccicavano agli angoli degli occhi.

      “D’accordo, allora le viene in mente altro che potrebbe metterci sulla pista giusta?” domandò Bryers.

      “Niente” disse Caleb. “Aveva con sé un elenco con le persone a cui avrebbe fatto visita quel giorno, ma non si riesce a trovare. Gli sbirri dicono che probabilmente l’ha preso e distrutto l’assassino.”

      “Probabilmente è andata così” commentò Mackenzie.

      “Io ancora non ci credo” disse Caleb. “Non sembra reale. Mi aspetto che entri da quella porta da un momento all’altro. Il modo in cui è morta... la giornata era iniziata come tutte le altre. Mi ha dato un bacio sulla guancia mentre mi vestivo per andare al lavoro e mi ha salutato. È andata alla fermata dell’autobus e basta, quella è stata l’ultima volta che l’ho vista.”

      Mackenzie si accorse che Caleb stava per cedere e, anche se non le sembrava la cosa giusta da fare, c’era un’ultima domanda che voleva porgli prima che crollasse.

      “Fermata dell’autobus?” chiese.

      “Sì, tutti i giorni si recava in ufficio in autobus; prendeva quello delle otto e venti per arrivare in orario. La macchina ci ha lasciati a piedi due mesi fa.”

      “Dove si trova la fermata?” volle sapere Bryers.

      “A due isolati da qui” rispose Caleb. “È una fermata con la capannina.” Guardò Mackenzie e Bryers con un’improvvisa speranza che si affacciava nello sguardo, sotto il dolore e la rabbia.

      “Perché? Credete che sia importante?”

      “Non possiamo esserne certi” spiegò Mackenzie. “Ma le faremo sapere se impariamo qualcosa. Grazie del suo tempo.”

      “Di niente” disse Caleb. “Ehi, ragazzi...?”

      “Sì?” disse Mackenzie.

      “Sono passati più di tre giorni ormai, vero? Tre giorni dall’ultima volta che l’ho vista e quasi due giorni da quando è stato scoperto il suo corpo.”

      “Esatto” disse piano Bryers.

      “Allora è troppo tardi? Quel bastardo la farà franca?”

      “No” disse Mackenzie. Le era uscito di bocca prima che riuscisse a fermarlo e capì subito di aver commesso il suo primo errore con Bryers.

      “Faremo tutto ciò che possiamo” disse Bryers, posando gentilmente una mano sulla spalla di Mackenzie per guidarla verso l’uscita. “La preghiamo di contattarci se le venisse in mente qualcosa di utile.”

      Detto ciò, se ne andarono. Mackenzie provò un brivido quando udì Caleb non riuscire più a trattenersi e singhiozzare prima che si fossero chiusi la porta alle spalle.

      Quel suono le fece provare qualcosa... qualcosa che le ricordava casa sua. L’ultima volta che aveva provato quella sensazione era stato quando cercava disperatamente di fermare il Killer dello Spaventapasseri, in Nebraska. Anche adesso, scendendo gli scalini d’ingresso di Caleb Kellerman, avvertì quel bisogno incontrollabile e comprese che non si sarebbe fermata davanti a niente pur di catturare l’assassino.

      CAPITOLO QUATTRO

      “Non puoi fare così” disse Bryers nell’istante in cui furono di nuovo in auto e si mise al volante.

      “Così come?”

      Sospirò e fece del suo meglio per sembrare più sincero che severo. “Mi rendo conto che probabilmente non ti sei mai trovata in una situazione esattamente come questa prima, ma non puoi dire alla famiglia della vittima che no, l’assassino non la farà franca. Non puoi dare false speranze se non ce ne sono. Accidenti, anche se ci sono non puoi dire una cosa del genere.”

      “Lo so” disse lei dispiaciuta. “L’ho capito nell’istante in cui mi è uscita la parola di bocca. Mi dispiace.”

      “Non c’è bisogno che ti scusi. Cerca solo di fare attenzione d’ora in poi. Ok?”

      “Ok.”

      Dato che Bryers conosceva la città meglio di Mackenzie, fu lui a guidare fino al Dipartimento dei Trasporti Pubblici. Andava piuttosto veloce e chiese a Mackenzie di telefonare prima che arrivassero, per fare in modo che potessero immediatamente parlare con qualcuno che fosse a conoscenza delle informazioni che servivano. Era un espediente davvero semplice, ma Mackenzie rimase colpita dalla sua efficienza. Era decisamente tutt’altra cosa rispetto a quello a cui era abituata in Nebraska.

      Bryers fece conversazione durante tutta la mezz’ora del tragitto. Volle sapere tutto di quando era nelle forze dell’ordine del Nebraska, in particolare a proposito del caso del Killer dello Spaventapasseri. Le chiese dell’università e dei suoi interessi. Lei gli parlò con piacere degli aspetti più superficiali della sua vita, senza scendere troppo nei particolari, anche perché lui stesso non ne aveva forniti molti su di sé.

      In effetti, Bryers pareva riservato. Quando Mackenzie gli aveva chiesto della sua famiglia, lui aveva dato meno dettagli che gli riuscisse senza apparire maleducato. “Una moglie, due figli al college e un cane con una zampa nella fossa.”

      Be’, pensò Mackenzie, è soltanto il nostro primo giorno di lavoro insieme e lui non mi conosce; sa solo quello che hanno detto di me i giornali sei mesi fa e i dati nel fascicolo che tiene l’Accademia su di me. Non lo biasimo se non si apre molto.

      Quando giunsero al Dipartimento dei Trasporti Pubblici, Mackenzie aveva

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