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il suo potere per muoversi più rapida degli squali. Gli mise le braccia attorno, lo afferrò e sentì che era vivo, sebbene privo di conoscenza. Gli squali iniziarono a nuotare verso di lei e lei si tenne stretta, pronta a fare qualsiasi cosa fosse necessaria per tenere Thurn e se stessa in vita.

      Lorna improvvisamente vide delle funi che le venivano lanciate, ne afferrò una con forza e si sentì tirare su rapidamente, volando in aria. Non fu abbastanza presto: uno squalo rosso balzò dall’acqua e schioccò i denti, mancandole la gamba di un pelo.

      Lorna, tenendo Thurn, venne trascinata in aria, salendo nel vento gelido, dondolando selvaggiamente e andando a sbattere contro lo scafo della nave. Un attimo dopo vennero tirati su dalla ciurma e prima di ritrovarsi a bordo Lorna lanciò un’occhiata agli squali che nuotavano di sotto, furiosi per aver perso un pasto.

      Atterrò sul ponte con un tonfo, Thurn tra le braccia. Immediatamente si girò verso di lui e lo osservò. Aveva metà del volto sfigurato, bruciato dalle fiamme, ma almeno era sopravvissuto. Aveva gli occhi chiusi. Almeno non erano aperti verso il cielo, il che era un buon segno. Gli mise le mani sul cuore e sentì qualcosa. Per quanto leggero, c’era un battito.

      Lorna lasciò le mani sul cuore e subito provò un’ondata di energia, un intenso calore che scorreva dalle sue mani a lui. Raccolse i suoi poteri e desiderò che Thurn tornasse in vita.

      Thurn improvvisamente aprì gli occhi e si mise a sedere con un sussulto, respirando affannosamente e sputando acqua. Tossì e gli altri uomini accorsero avvolgendolo in pellicce per scaldarlo. Lorna era felicissima. Guardò il colore tornargli in viso e capì che avrebbe vissuto.

      Improvvisamente sentì una pelliccia avvolta anche attorno alle sue spalle e voltandosi vide Merk vicino a lei, sorridente, che la aiutava a rimettersi in piedi.

      Gli uomini presto si raccolsero attorno a lei guardandola con ancora maggiore rispetto.

      “E ora?” le chiese con franchezza avvicinandosi a lei. Dovette quasi gridare per farsi sentire sopra al rumore del vento e agli scricchiolii della barca che dondolava.

      Lorna sapeva che avevano poco tempo. Chiuse gli occhi e allungò le mani verso il cielo. Lentamente sentì l’essenza dell’universo. Con la Spada di Fuoco distrutta, Knosso sparita, i draghi fuggiti, aveva bisogno di sapere dove Escalon avesse maggior bisogno di loro in quel momento di crisi.

      Improvvisamente sentì la vibrazione della Spada Incompleta accanto a lei e capì. Si voltò a guardare Alec e lui ricambiò lo sguardo, chiaramente in attesa.

      Lei sentì lo speciale destino del ragazzo salire dentro di lei.

      “Non dovrai più seguire i draghi,” disse. “Quelli che sono fuggiti non verranno più da te: ora ti temono. E se li cerchi, non li troverai. Sono andati a combattere altrove ad Escalon. La missione di distruggerli appartiene ora a qualcun altro.”

      “Allora cosa devo fare, mia signora?” chiese lui, chiaramente sorpreso.

      Lei chiuse gli occhi e sentì la risposta che stava venendo a lei.

      “Le Fiamme,” rispose Lorna, sentendo la risposta con certezza. “Devono essere rimesse a posto. È l’unico modo per tenere Marda a bada ed evitare che distrugga Escalon. Questa è la cosa più importante adesso.”

      Alec sembrava perplesso.

      “E questo cos’ha a che fare con me?” chiese.

      Lei lo fissò.

      “La Spada Incompleta,” rispose. “È l’ultima speranza. Lei e solo lei può far risorgere il Muro di Fuoco. Dobbiamo farla tornare alla sua casa originale. Fino ad allora Escalon non potrà mai essere salva.”

      Lui la guardò con volto sorpreso.

      “E dove si trova la sua casa?” chiese mentre gli uomini si avvicinavano ad ascoltare.

      “A nord,” rispose. “Nella Torre di Ur.”

      “Ur?” chiese Alec, confuso. “La torre non è già stata distrutta?”

      Lorna annuì.

      “La torre sì,” rispose. “Ma non quello che ci sta dietro.

      Fece un respiro profondo mentre tutti la guardavano rapiti.

      “Nella torre c’è una camera segreta, sottoterra, in profondità. Non è mai stata la torre ad essere importante, quello era solo un diversivo. Era ciò che giaceva di sotto. Lì la Spada Incompleta troverà la sua casa. Quando la rimetterai lì, la terra sarà salva e Le Fiamme saranno rimesse in sesto per sempre.”

      Alec fece un respiro profondo mentre ascoltava e capiva tutto.

      “Vuoi che viaggi verso nord?” chiese. “Verso la torre?”

      Annuì.

      “Sarà un viaggio pieno di insidie,” rispose. “Troverai avversarsi da ogni parte. Prendi con te gli uomini delle Isole Perdute. Naviga il Mare dei Dispiaceri e non fermarti fino a che non raggiungerai Ur.”

      Fece un passo avanti e gli mise una mano sulla spalla.

      “Riporta la spada,” ordinò. “E salvaci.”

      “E tu, mia signora?” chiese Alec.

      Chiuse gli occhi e sentì una tremenda ondata di dolore, capendo all’istante dove doveva andare.

      “Duncan muore mentre parliamo,” disse. “E solo io posso salvarlo.”

      CAPITOLO SETTE

      Aidan attraversava a cavallo la terra desolata insieme agli uomini di Leifall, Cassandra da una parte, Anvin dall’altra, Bianco ai suoi piedi, e mentre galoppavano, sollevando una nuvola di polvere, era felicissimo per la sensazione di vittoria e orgoglio che provava. Aveva dato una mano ad ottenere l’impossibile, riuscendo a deviare le cascate e a cambiare l’enorme scroscio della Cascata Eterna, mandando le acque nella piana e inondando il canyon, salvando suo padre giusto in tempo. Mentre si avvicinava, così desideroso di riunirsi a suo padre, Aidan poteva vedere i suoi uomini in lontananza, poteva udire le loro grida di giubilo anche da lì, sentendosi ancora più orgoglioso. Ce l’avevano fatta.

      Aidan era felice che suo padre e i suoi uomini fossero sopravvissuti, che il canyon fosse stato inondato e che migliaia di Pandesiani fossero morti, spazzati ai loro piedi. Per la prima volta provava una forte determinazione e un radicato senso di appartenenza. Aveva veramente contribuito alla causa di suo padre, nonostante la sua giovane età, e si sentiva come un uomo tra gli uomini. Sentiva che quello era uno dei momenti più grandiosi della sua vita.

      Mentre galoppavano sotto il sole, Aidan non vedeva l’ora di vedere suo padre, l’orgoglio nei suoi occhi, la gratitudine e soprattutto il rispetto. Era certo che adesso suo padre l’avrebbe guardato come un pari, come uno dei suoi, un vero guerriero. Era tutto ciò che aveva sempre voluto.

      Aidan proseguì, il rombante suono degli zoccoli dei cavalli nelle orecchie, ricoperto di terra, bruciato dal sole dopo il lungo viaggio. Quando finalmente arrivarono in cima alla collina e iniziarono a scendere, vide l’ultima distesa che gli restava davanti. Guardò il gruppo degli uomini di suo padre con il cuore che batteva forte nell’attesa. Ma improvvisamente si rese conto che qualcosa non andava.

      Lì in lontananza gli uomini di suo padre si stavano facendo da parte e in mezzo a loro vide una figura solitaria che camminava nel deserto. Una ragazza.

      Non aveva senso. Cosa ci faceva una ragazza lì da sola, diretta verso suo padre. Perché tutti gli uomini si erano fermati per lasciarla passare? Aidan non sapeva esattamente cosa ci fosse di sbagliato, ma dal modo in cui il suo cuore stava battendo, qualcosa nel profondo gli diceva che c’erano dei problemi.

      Cosa ancora più strana, mentre si faceva più vicino Aidan rimase atterrito riconoscendo il singolare aspetto della ragazza. Vide il suo mantello di pelle e camoscio, gli stivali alti e neri, il bastone al fianco, i lunghi capelli biondo chiaro, il volto e i tratti fieri. Sbatté le palpebre, confuso.

      Kyra.

      La sua confusione non fece che infittirsi. Mentre la guardava camminare, vide il suo portamento, il modo in cui teneva le spalle e capì

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