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la stanza.

      «Sandi, è lentissima. È colpa sua se da sopra mi stanno sulle costole! Li vedo i tuoi risultati. Sei veloce, sveglia. Lei no. Ma non posso licenziarla. Un giorno mi ha detto: “Se mi licenzi faccio partire un’indagine.” Secondo lei mi stava facendo piacere. In realtà era un ricatto bello e buono.»

      «Ah, be’. Certo. Mi spiace. È una brava ragazza. È solo un po’… sognatrice. Ed è cotta di te.»

      «Quello lo so, ma non sono fatto per lei. Sono troppo grande e anche troppo tutto il resto.»

      «Cosa intendi fare? Intendo per coprire lei visto che per un periodo non puoi licenziarla.»

      «Manderò un altro. Per un periodo. Un paio di mesi, almeno.»

      «Ah, bene. Ti prego, non sotto i 25 anni. Magari con un figlio, o con quattro cani da tirare avanti.»

      «Perché?» domandò incuriosito e divertito lui.

      «Perché deve avere bisogno del bonus!»

      Risero insieme. Erano così, Sandi e Gaetano. Un momento si mandavano a quel paese, un altro si amavano visceralmente. Lui sapeva che il cuore di lei era fermo senza battere e lui non si offendeva alle sue lamentele strazianti.

      «Vai in bagno e parla a Lavinia.» lo pregò lei.

      «Non ci penso nemmeno,» si spaventò teatralmente lui «mi sbatte su un water e mi stupra.»

      «Non fare l’imbecille.»

      «Solo se mi dai un bacino.»

      «Fottiti.» lo rimbeccò lei, alzando enfaticamente il dito medio verso di lui che ridacchiò.

      «Ok, va bene. Ora vado. Accidenti.»

      Si avviò a passi lenti verso il bagno delle signore, con un pacchetto di Kleenex tra le mani e qualche parola di conforto.

      *

      Qualche minuto dopo, con gli occhi rossi e il viso paonazzo, Lavinia fece il suo ingresso nella stanza degli imballaggi.

      «Ah, bene. Ti è passata?»

      «Oh, sì. Gaetano è stato così dolce che non hai idea. Mi ha detto che non voleva ma che era troppo stressato dalla vita. Sai si è appena lasciato con la sua fidanzata.» aggiunse, sognante.

      «Lavinia, non ti illudere. Lui ha un altro tipo di donna in mente.»

      «Oh, sì. Tranquilla. Me l’ha detto. Mi ha detto che io mi merito di meglio, e che non devo essere così fragile e sempre dolce. Mi ha detto: “Devi essere un po’ come Sandi!”»

      «Come me? Oh, no, non esserlo.»

      «Bella e forte. Tu sei il suo tipo.»

      «Lui non è il mio tipo.»

      «E che tipo hai in mente, tu? Donna del mistero…»

      «Io non ho tipo, Lavinia. Non sono tipa da tipo. Sto bene da sola.» affermò categoricamente Sandi, con gli occhi abbassati sul lavoro.

      «Ah, be’. Così bella e senza un tipo.»

      «Lavinia, la prossima volta che fai tardi i capi usciranno di testa, lo sai.»

      «Sì, ok. Mea culpa. Oh merda, mi si è bloccato il nastro.»

      «Sei senza vergogna, Lavi’.» disse e liberò il nastro.

      9

      Era arrivato, senza che si accorgessero del tempo che scorre, metà maggio, tra il profumo dei fiori e il tepore di un sole che presagisce l’estate. Fece più caldo del solito, quell’anno, e i fuochi, uno dopo l’altro, vennero spenti nelle case di tutta la città. Sandi e Eddie avevano un camino in stile antico, con il legno – il quale incastonava le fiamme come pietre preziose – abbastanza lontano da non prendere fuoco ma tanto vicino da dare una visione d’insieme magica. Ora, da spento, non aveva certo perso la magia insita nei materiali pregiati e nell’ottima fattura.

      Le giornate, lunghe e belle, facevano sì che tutti potessero passeggiare per i parchi o per la strada.

      Sandi amava il caldo, il sole. Eddie un po’ meno, lui era per il gelo di dicembre – amava il freddo dell’inverno quando fuori c’è la neve e la si guarda da dentro casa con tra le mani una bella cioccolata fumante.

      Ma chi amava di più il bel tempo era Ted, il loro meticcio. Saltava e correva per il giardino come un forsennato. Avevano fatto una buca e l’avevano riempita d’acqua: il suo mondo era questo. Poi, puntuale come un orologio svizzero, tornava dentro e si strusciava nei divani di stoffa che Sandi aveva trovato, anni prima, in un mercatino dell’usato a pochi spicci. Ma a loro due non importava: amavano quella bestiola che li faceva ridere. La amavano sempre – come sempre vanno amati gli animali, fedeli testimoni di giornate rese migliori da una leccata in pieno viso – anche quando non si svegliava in tempo e faceva la pipì nel grosso piumone del letto matrimoniale, o quando mangiava le ciabatte. La amavano persino quando abbaiava fino a far venire loro l’emicrania. Era l’unico raggio di sole, in quella buia casa sterile d’amore.

      Spesso l’unico modo che avevano di rivolgersi l’uno all’altro era parlare con quella palla di pelo simpatica e sempre riconoscente.

      Quando Eddie aveva trovato Ted nel vialetto di casa era esausto, magro, moribondo. Si trascinava per inerzia, sperando che un miracolo accadesse proprio a lui. Erano stati necessari molti giorni sotto flebo per poterlo rimettere in piedi, seppur debolmente. Ma reagiva; aveva una forza e un coraggio da leoni. Passo dopo passo, boccone dopo boccone, si era rimesso in piedi. Lui era parte di loro. Punto. Ora era trattato da signore.

      Sandi e Eddie erano ambedue dentro casa, uno in una stanza l’altro nell’altra. L’antica promessa fattasi di passare meno tempo possibile l’uno con l’altra era stata mantenuta. Mai un attimo di vacillamento, mai un dubbio, o una parola che mettesse fine a quella guerra combattuta senza un fine.

      «Esco.» disse all’improvviso Eddie senza aspettare la risposta di lei. Ma si stava giusto infilando la giacca che lei lo raggiunse.

      «Senti, io non so in questi giorni può essere che vada da Olivia più spesso. Matthias e Samuele hanno la varicella.»

      «No problem, Sandi.»

      Rimase qualche minuto sbigottito davanti alla porta. All’improvviso quella stanza gli apparve in giorni più felici.

      «Sandi? Che fai?» domandò Eddie alla bella moglie che aveva sposato appena qualche mese prima.

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