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sembra ridotta ad un lungo, terrorizzato mutismo.

      <<Tecnicamente sì? Che cazzo di risposta è questa, Justin? Ok, siete giovani e focosi, ma non potevate tenere le mutande fuori dal mio ufficio?? Datemi una buona ragione perché io non vi licenza, ora. Praticamente mi avete coperto di vergogna davanti all’intero personale, per sempre!!!! Chissà cosa penseranno mia moglie, le mie figlie….>> Gerardo solleva le mani in un gesto apocalittico <<Questa è una condotta immorale, vergognosa, di cui si spargerà la voce dappertutto, anche fuori da queste mura, e che ci porterà dritto al fallimento!>>

      <<Dai, non esagerare, non è poi così brutta come pensi..>>

      <<E chissà da quanto tempo dura questa storia!>> tuona di nuovo Gerardo, fulminandoli con i piccoli occhi arrabbiati. <<Ma davvero mi stavate prendendo in giro a questo modo, dopo tutto quello che ho fatto per te, Justin? Grazia a Dio Sandy si è accorta di quelle … di quella cosa rossa sotto la mia scrivania! O meglio, non se ne fosse accorta!>> si siede con un tonfo nella sua poltrona, appoggiando la testa sulla scrivania come un uomo finito, ma poi si alza di scatto, come se la scrivania “luogo del delitto” lo avesse appena bruciato.

      <<No, dai Gera, non esagerare … sai come sono queste cose… ti prendono all’improvviso… ieri sera avevamo lavorato troppo e quindi stappato una bottiglia di Franciacorta per rilassarci un po’…. Siamo venuti nel tuo ufficio a cercare il contratto della Rubinsterin & Co … e ci siamo lasciati trasportare … non è come se la gente ci avesse visti, non c’era nessuno nell’intero edificio … può succedere>> dice Justin cercando di mantenere una parvenza di calma, con la stessa espressione omicida rivolta ad Annalisa.

      Perché accidenti non aveva tenuto la bocca chiusa?

      <<E’ solo colpa tua!>> sbuffa verso la fidanzata, che sembra la mummia di Tutankhamon appena risorta, in vestito verde aderente e tacchi a spillo.

      <<Ma io … ho solo detto che non erano mie …>> riesce finalmente ad articolare Annalisa. Intendiamoci, l’intelligenza non è esattamente tra le sue primissime qualità.

      <<Ehm … chiedo nuovamente scusa>> si sente dalla porta, e tutti saltano come se fossero morsicati da un cobra.

      <<Tu, di nuovo qui?>> attacca Justin, non credendo letteralmente ai suoi occhi.

      I codini d’ora nel vento e leggera come una piuma, Sandy si avvicina veloce alla scrivania di Gerardo ignorando i due sfigati, e dice quasi sottovoce ma assicurandosi di essere ben sentita: << Caro Gerardo, se ha voglia di dare un’occhiata all’intera scena di ieri sera, c’è una videocassetta nell’ufficio di Quattrocchi. Come sa, la sua scrivania è sorvegliata giorno e notte … >>

      <<Che cosa???>> esplode Justin saltando dalla poltrona, come se avesse appena ricevuto un colpo di mazza in testa.

      Salvatore Quattrocchi è il manager del reparto sicurezza e la videocamera nell’ufficio di Spiazzi era una cosa … del tutto imprevista. Fino a quel momento nessuno sapeva che in certi punti strategici della c’erano telecamere di sorveglianza…

      Dopo aver bisbigliato per un po’ nell’orecchio del capo, Sandy esce così com’è entrata, quasi correndo, senza degnare di uno sguardo i due sfigati protagonisti.

      Gerardo li fissa con eloquente aria omicida, sta proprio per licenziarli, non c’è via di scampo.

      <<Aspettami qui, Gera, non ti muovere, ora poniamo fine a questa commedia>> dice Justin e si avventa furioso alla ricerca di Sandy.

       Capitolo 4 – Una studentessa da ammazzare

      <<Sandy! Saaaandy!>> urla Justin nel corridoio, così forte che sicuramente lo stanno sentendo dalla strada davanti all’edificio.

      Varie teste escono dagli uffici accanto e si mettono a ridere sottovoce, ma spariscono subito appena Justin si avvicina.

      <<Guardate bene e imparate come si ammazza un personaggio di cartone animato!>> urla ancora più forte, ma ad un tratto scorge la gonna grigia dietro ad una colonna in acciaio.

      <<Eccoti!>> e si mette ad inseguirla.

      Sandy se la da a gambe tra le varie scrivanie, con Justin che la insegue proprio a due passi di distanza. Meno male che non indossa mai i tacchi, le sue Toms vanno sempre bene in ogni occasione.

      <<Feeermati!>> grida Justin così forte che quasi le provoca un infarto, a lei e a tutti quanti nella sala.

      La ragazza urta una sedia che per qualche attimo impedisce Justin nella sua corsa, ma solo per qualche attimo. Polvere e documenti cominciano a spargersi nell’aria, mentre l’intero personale del reparto finanziario segue i due giovani con le bocche spalancate.

      <<Cosa stai combinando, Jus?>> chiede d’un tratto De Angelis, responsabile delle pubbliche relazioni.

      <<Signor Bennett, ha … perso una scarpa!!> fa notare Adriana, la segretaria di costui, raccogliendola perplessa con due dita.

      <<Tienimela per dopo!!> risponde Justin, e riesce finalmente a raggiungere Sandy, che si sta appoggiando disperatamente sul pulsante di chiusura delle porte dell’ascensore, ma lui con uno sforzo immane ci infila il piede, per sfortuna quello scalzo, e con un grido di dolore riesce a gettarsi dentro.

       Capitolo 5 – Bloccati in ascensore

      Sandy schiaccia disperatamente un pulsante mentre Justin ne schiaccia un altro, e un altro ancora, caoticamente. L’ascensore comincia a trepidare pericolosamente con dentro i due giovani che si fissano in cagnesco.

      <<Stai cercando di ammazzarci tutti e due?>> grida la ragazza, dandogli dei piccoli colpi sulle braccia.

      Justin è davvero fuori di sé, sudato, respira con affanno e i capelli biondo cenere di solito perfettamente pettinati sono arruffati come se si fosse appena fatto la doccia.

      <<Se mi tocca farlo per darti una lezione>> dice lui <<allora ne vale la pena!>>

      <<OH al diavolo, Justin Bennett!>> dice Sandy, rinunciando e coprendosi il viso con le mani. Anche lei è scomposta, capelli fuori posto e il cuore che le batte all’impazzata. Non si è mai ritrovata da sola in ascensore con un pazzo che ha appena dichiarato di volerla ammazzare, e si chiede preoccupata cosa seguirà.

      <<Stavi andando alla riunione con il signor Pagliettini di Pesca & Cioccolato, giusto?>> fa Justin andando dritto al punto. <<La riunione che doveva essere con me … il progetto che doveva essere mio>> sottolinea furibondo.

      <<Cosa può fare l’invidia di un ragazzo simpatico>> osserva gelida Sandy, cercando di mantenere la calma e sistemarsi la camicetta. Un bottone si stacca all’improvviso e lei si china per raccoglierlo.

      <<Cosa stai combinando adesso?>> chiede lui circospetto, ma improvvisamente c’è uno spaventoso scricchiolio, un tonfo violento e l’ascensore si ferma di botto tra i piani. La luce principale di colpo non c’è più e Justin e Sandy si ritrovano per terra, l’uno contro l’altra, avvolti dal buio e dalla paura.

       Capitolo 6 – Obbligo o verità

      <<Oddio, stavi davvero cercando di ammazzarci!>> bisbiglia Sandy terrorizzata, e con quasi un salto si stacca subito da lui.

      Justin non ha ancora capito cosa sta succedendo ma per un attimo lo percorre un brivido .. quasi piacevole. Sandrine Martignon, secchiona della Bocconi, si trovava nelle sue braccia, la guancia incollata al suo petto, tremando. Lui poteva sentire il profumo delicato dei suoi capelli, percepire attraverso la sottile camicetta i battiti irregolari del suo cuore, premuto un secondo contro il suo.

      <<Ora moriremo soffocati, spero che sei contento!>> grida lei dall'angolo dove si e' rifugiata e le sfugge un singhiozzo.

      <<Basta, tranquillizzati>> esordisce

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