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questi il capitano si vedea

      aver gonfiato il ventre, e 'l viso grasso;

      il qual su una testuggine sedea,

      che con gran tardità mutava il passo.

      Avea di qua e di là chi lo reggea,

      perché egli era ebro, e tenea il ciglio basso:

      altri la fronte gli asciugava e il mento,

      altri i panni scuotea per fargli vento.

64

      Un ch'avea umana forma i piedi e 'l ventre,

      e collo avea di cane, orecchie e testa,

      contra Ruggiero abaia, acciò ch'egli entre

      ne la bella città ch'a dietro resta.

      Rispose il cavallier: – Nol farò, mentre

      avrà forza la man di regger questa! —

      e gli mostra la spada, di cui volta

      avea l'aguzza punta alla sua volta.

65

      Quel mostro lui ferir vuol d'una lancia,

      ma Ruggier presto se gli aventa addosso:

      una stoccata gli trasse alla pancia,

      e la fe' un palmo riuscir pel dosso.

      Lo scudo imbraccia, e qua e là si lancia,

      ma l'inimico stuolo è troppo grosso:

      l'un quinci il punge, e l'altro quindi afferra:

      egli s'arrosta, e fa lor aspra guerra.

66

      L'un sin a' denti, e l'altro sin al petto

      partendo va di quella iniqua razza;

      ch'alla sua spada non s'oppone elmetto,

      né scudo, né panziera, né corazza:

      ma da tutte le parti è così astretto,

      che bisogno saria, per trovar piazza

      e tener da sé largo il popul reo,

      d'aver più braccia e man che Briareo.

67

      Se di scoprire avesse avuto aviso

      lo scudo che già fu del negromante

      (io dico quel ch'abbarbagliava il viso,

      quel ch'all'arcione avea lasciato Atlante),

      subito avria quel brutto stuol conquiso

      e fattosel cader cieco davante;

      e forse ben, che disprezzò quel modo,

      perché virtude usar volse, e non frodo.

68

      Sia quel che può, più tosto vuol morire,

      che rendersi prigione a sì vil gente.

      Eccoti intanto da la porta uscire

      del muro, ch'io dicea d'oro lucente,

      due giovani ch'ai gesti ed al vestire

      non eran da stimar nate umilmente,

      né da pastor nutrite con disagi,

      ma fra delizie di real palagi.

69

      L'una e l'altra sedea s'un liocorno,

      candido più che candido armelino;

      l'una e l'altra era bella, e di sì adorno

      abito, e modo tanto pellegrino,

      che a l'uom, guardando e contemplando intorno,

      bisognerebbe aver occhio divino

      per far di lor giudizio: e tal saria

      Beltà, s'avesse corpo, e Leggiadria.

70

      L'una e l'altra n'andò dove nel prato

      Ruggiero è oppresso da lo stuol villano.

      Tutta la turba si levò da lato;

      e quelle al cavallier porser la mano,

      che tinto in viso di color rosato,

      le donne ringraziò de l'atto umano:

      e fu contento, compiacendo loro,

      di ritornarsi a quella porta d'oro.

71

      L'adornamento che s'aggira sopra

      la bella porta e sporge un poco avante,

      parte non ha che tutta non si cuopra

      de le più rare gemme di Levante.

      Da quattro parti si riposa sopra

      grosse colonne d'integro diamante.

      O ver o falso ch'all'occhio risponda,

      non è cosa più bella o più gioconda.

72

      Su per la soglia e fuor per le colonne

      corron scherzando lascive donzelle,

      che, se i rispetti debiti alle donne

      servasser più, sarian forse più belle.

      Tutte vestite eran di verdi gonne,

      e coronate di frondi novelle.

      Queste, con molte offerte e con buon viso,

      Ruggier fecero entrar nel paradiso:

73

      che si può ben così nomar quel loco,

      ove mi credo che nascesse Amore.

      Non vi si sta se non in danza e in giuoco,

      e tutte in festa vi si spendon l'ore:

      pensier canuto né molto né poco

      si può quivi albergare in alcun core:

      non entra quivi disagio né inopia,

      ma vi sta ognor col corno pien la Copia.

74

      Qui, dove con serena e lieta fronte

      par ch'ognor rida il grazioso aprile,

      gioveni e donne son: qual presso a fonte

      canta con dolce e dilettoso stile;

      qual d'un arbore all'ombra e qual d'un monte

      o giuoca o danza o fa cosa non vile;

      e qual, lungi dagli altri, a un suo fedele

      discuopre l'amorose sue querele.

75

      Per le cime dei pini e degli allori,

      degli alti faggi e degl'irsuti abeti,

      volan scherzando i pargoletti Amori:

      di lor vittorie altri godendo lieti,

      altri pigliando a saettare i cori,

      la mira quindi, altri tendendo reti;

      chi tempra dardi ad un ruscel più basso,

      e chi gli aguzza ad un volubil sasso.

76

      Quivi a Ruggier un gran corsier fu dato,

      forte, gagliardo, e tutto di pel sauro,

      ch'avea il bel guernimento ricamato

      di preziose gemme e di fin auro;

      e fu lasciato in guardia quello alato,

      quel che solea ubidire al vecchio Mauro,

      a un giovene che dietro lo menassi

      al buon Ruggier, con men frettosi passi.

77

      Quelle due belle giovani amorose

      ch'avean Ruggier da l'empio stuol difeso,

      da l'empio stuol

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