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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11. Edward Gibbon
Читать онлайн.Название Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 11
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Автор произведения Edward Gibbon
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
I. Una Scuola di giurisprudenza suppone leggi e proprietà, e una religione chiara abbastanza, onde l'evidenza della ragione renda men necessario il ministerio della Teologia; ma in qualunque epoca dell'umana civiltà, i soccorsi dell'arte medica son necessarj; e se per una parte, il lusso rende più frequenti le malattie acute, lo stato di barbarie moltiplica il numero delle contusioni e delle ferite. I tesori della greca medicina fra le colonie arabe dell'Affrica, della Spagna e della Sicilia si eran diffusi: e in mezzo alle corrispondenze della pace e della guerra, una scintilla di sapere splendè, e si mantenne a Salerno, città commendevole per l'onestà de' suoi uomini, per l'avvenenza delle sue donne208. Una Scuola, la prima che siasi veduta sorgere in mezzo alle tenebre onde era ingombrata l'Europa, all'arte di guarire vi si consacrava; i frati ed i vescovi, a questa salutare e lucrosa professione si accomodarono, e innumerevoli infermi, distintissimi per grado, e nati nelle più remote contrade, or chiamavano a sè, or venivan cercando i medici di Salerno. Una tale scuola i vincitori normanni protessero; e Guiscardo, benchè allevato nel mestier dell'armi, il merito e il valore di un filosofo sapeva discernere. Dopo trentanove anni di peregrinazione, Costantino, cristiano di Affrica, riportò da Bagdad la conoscenza della lingua e delle arti degli Arabi; e della pratica, delle lezioni, degli scritti di questo scolaro di Avicenna, Salerno trasse profitto. La sua scuola di medicina, sonnecchiò molto tempo sotto il nome di Università: i suoi precetti, nel duodecimo secolo, vennero ridotti in una serie d'aforismi indicati in versi leonini, o versi latini rimati209.
II. La città di Amalfi, situata sette miglia a ponente di Salerno, e trenta ad ostro di Napoli, un tempo oscura, pompeggiava allora di possanza e di tutti que' vantaggi che dell'industria son conseguenza. Ricca di fertile territorio, benchè poco estesa, i suoi abitanti profittarono della loro situazione posta in una spiaggia di mare delle meglio accessibili; primi ad incaricarsi di provvedere il Mondo occidentale de' lavori e delle derrate dell'Oriente, questo utile commercio divenne fonte della loro opulenza e della lor libertà. Godeva Amalfi di un Governo popolare sotto l'amministrazione di un Duca, e sotto la supremazia del greco Imperatore: cinquantamila cittadini entro le sue mura si racchiudevano; nè alcun'altra città eravi, egualmente copiosa di oro, di argento e di suppellettili appartenenti alla ricercatezza del lusso. Peritissimi essendo nello dottrine teoriche e pratiche della navigazione e dell'astronomia i marinai che nel suo porto abbondavano, la scoperta della bussola, che ne ha offerto il modo di trascorrere il globo con sicurezza, alle lor ricerche o alla lor buona sorte è dovuta. Il commercio di Amalfi alle rive dell'Affrica, dell'Arabia e dell'India estendendosi, o le produzioni di queste tre contrade almen comprendendo, i suoi possedimenti in Costantinopoli, in Antiochia, in Gerusalemme e in Alessandria, le aveano acquistati i privilegi delle colonie independenti210. Dopo tre secoli di prosperità, Amalfi venne soggiogata dai Normanni, e devastata per l'opera che la gelosa repubblica di Pisa diede a tal uopo. Ella non contiene più oggidì che un migliaio di pescatori, i quali, avvolti nella miseria, possono unicamente inorgoglirsi degli avanzi di un arsenale, di una Cattedrale e dei palagi degli antichi loro trafficanti211.
A. D. 1060-1090
Ruggero, duodecimo ed ultimo tra i figli di Tancredi, rimase più lungo tempo in Normandia, trattenutovi prima dalla sua giovine età, poi da riguardo alla decrepitezza del padre. Chiamato indi in Italia affrettossi ad approdar nella Puglia, ove meritò la stima, e ben tosto, in appresso, la gelosia di Guiscardo eccitò. Eguali per valore e per ambizione, Ruggero avea sovr'esso il vantaggio di giovinezza, avvenenza, e leggiadri modi, che l'affetto de' soldati e del popolo gli conciliarono. Era sì povero egli, e le persone del suo seguito, in tutto quaranta, che dalla vita di guerriero passò a quella di scorridore, e da quella di scorridore all'altra di ladro domestico. Si avevano in allora tanto imperfette nozioni sulla proprietà, che lo storico stipendiato di questo Ruggero, e per ordine di lui medesimo, racconta certa impresa del suo eroe quando rubò cavalli in una scuderia di Melfi212. Il valore, il coraggio gli giovarono ad uscir presto fuori della povertà e dell'ignominia; e queste vili pratiche abbandonò per meritarsi gloria in una guerra contra gli Infedeli; in che lo zelo e la politica del fratello Guiscardo, promotore della Spedizione siciliana, lo secondarono. Dopo la ritirata de' Greci, gli idolatri (con questo nome i Cattolici chiamar soleano i Saracini), ristorate le loro perdite, rientrati erano negli antichi possedimenti. Ma una picciola banda di venturieri operò la liberazione della Sicilia, dalle congiunte forze dell'Impero di Oriente invano tentata213. Incominciò Ruggero dal disfidare sopra uno scoperto palischermo i pericoli reali e favolosi di Cariddi e di Scilla; e sbarcato con sessanta soldati sulla nemica costa, e incalzati i Musulmani fino alle porte di Messina, ritornò sano e salvo in Italia, carico del bottino fatto nei dintorni di quella città. Il suo coraggio operoso e paziente nell'assedio della Fortezza di Trani si fa manifesto: onde a vecchia età pervenuto, dilettavasi in narrando che nel durar dell'assedio, egli e la Contessa sua moglie, si videro ridotti ad un solo mantello, del quale a vicenda si ricoprivano; e narrava parimente, come essendogli stato ucciso il cavallo, in compagnia d'esso i Saracini lo trascinassero; come col valore della sua spada se ne spacciasse, riportando sul dorso la sella del corridore per non lasciar tra mani infedeli il menomo trofeo di sè stesso. Nell'assedio di Trani, trecento Normanni arrestarono e respinsero le forze di tutta l'Isola. Nella battaglia. di Ceramio, cinquantamila uomini, tra que' di cavalleria e d'infanteria, vennero sconfitti da centrentasei soldati cristiani, senza contare S. Giorgio che combattè a cavallo nelle prime file. Al successore di S. Pietro vennero serbati i nemici stendardi e quattro cammelli; le quali spoglie de' Barbari, se fossero state esposte non in Vaticano ma in Campidoglio, avrebbero potuto ricordare i trionfi riportati sul popolo di Cartagine. Questo calcolo che riduce a sì picciol numero i Normanni dovea forse applicarsi ai cavalieri soltanto, ossia nobili guerrieri che combattevano a cavallo, e che aveano ciascuno un seguito di cinque o sei uomini214. Pure ammettendo ancora una tale interpretazione, e concedendo ai Cristiani quanti vantaggi il valore, la bontà dell'armi e la fama aggiunger potevano, la sconfitta di un esercito sì numeroso, mette tuttavia un prudente leggitore nella alternativa di credere tutto ciò o miracolo, o favola. Gli Arabi della Sicilia riceveano possenti soccorsi dai lor compatriotti dell'Affrica; ma le galee di Pisa veniano parimente soccorritrici alla normanna cavalleria nell'assediare Palermo, e nel momento della pugna la gelosia de' due fratelli di Altavilla, il nobile carattere d'una emulazione generosa e invincibile assumea. Dopo una guerra di trent'anni215, Ruggero acquistò unitamente al titolo di Gran Conte, la sovranità della più grande e della più fertile fra le isole del Mediterraneo; e l'amministrazione di lui, dà a divederlo uom d'animo liberale e di mente istrutta più di quanto il secolo, e l'educazione che ricevuta avea, comportassero. La libertà della religione e il godimento delle loro proprietà ai Musulmani lasciò216. Un filosofo arabo, medico di Mazara, e discendente dalla stirpe di Maometto, che avea arringato il vincitore, venne chiamato alla Corte: ove nel latino idioma trasportò la sua Geografia de' Sette Climi, che Ruggero, dopo averla
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Il Giannone (t. II, p. 119-127), il Muratori (
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L'instancabile Enrico Brenckmann ha aggiunte sul finire della sua
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Il Muratori pretende che i versi di cui parlasi, sieno stati composti dopo l'anno 1066, epoca della morte di Odoardo il Confessore,
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Esattissima ed assai poetica è la descrizione di Amalfi fatta da Guglielmo Pugliese (l. III, p. 267) co' seguenti versi, il terzo de' quali sembra alla bussola riferirsi:
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Il nostro Autore appoggia forse questo calcolo ai riferti de' viaggiatori eruditi che nel principio del secolo decimottavo visitarono Amalfi (Brenckm.,
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Fra le altre circostanze curiose, o bizzarre, il Malaterra ne racconta che gli Arabi aveano introdotto in Sicilia l'uso de' cammelli, (l. 1, c. 33), e de' colombi messaggeri (c. 42); che il morso della tarantola produce una malattia
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