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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12. Edward Gibbon
Читать онлайн.Название Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 12
Год выпуска 0
isbn
Автор произведения Edward Gibbon
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
Il primo Concilio (V. p. 7) generale di Nicea, l'anno 325, adunato per ordine di Costantino, sostenendo contro i Vescovi Ariani, e contro tutti i loro numerosissimi seguaci la negata divinità di Gesù Cristo, e volendo esprimerla, e determinarla (dopo avere lungamente discussi e sostenuti i motivi di credibilità, contenuti sì nell'antica, che nella nuova Scrittura) col vocabolo consubstantialem da porsi in una solenne, e scritta professione di Fede, fu questa nel Concilio medesimo distesa alla presenza del potentissimo Imperator Costantino, avverso agli Ariani, per dover essere, siccome fu, ed è la regola di fede de' Cristiani di retta regione, vale a dire ortodossi, e che leggesi in Greco, e tradotta in Latino nella grande Collezione de' Concilj del Lebbe, T. 2, p. 31, edizione Veneta del Coletti: eccola.
Credimus in unum Deum patrem omnipotentem, omnium visibilium, et invisibilium factorem: et in unum dominum Jesum Christum filium Dei, ex patre natum unigenitum, idest ex substantia patris, Deum ex Deo, lumen de lumine, Deum verum ex Deo vero; natum non factum, consubstantialem patri, per quem omnia facta sunt, et quae in coelo, et quae in terra. Qui propter nos homines, et propter nostram salutem descendit, et incarnatus est, et homo factus est; passus est, et resurrexit tertia die, et ascendit in coelos, et iterum venturus est judicare vivos, et mortuos: et in Spiritum Sanctum.
Circa quarant'anni dopo, cioè intorno all'anno 365, il greco vescovo Basilio (nel suo libro dello Spirito Santo scritto al vescovo Anfilochio) disse: Primum igitur, quis auditis spiritus appellationibus, animo non erigitur, et ad supremam naturam cogitationem non attulit? Nam spiritus Dei dictus est, et spiritus veritatis, qui ex patre procedit (Joan. cap. 15), spiritus rectus etc., (Ps. 50). E lo stesso Basilio, che così scrisse al cap. 9 del libro suddetto, ne intitola il cap. 19. Adversus eos qui dicunt non esse glorificandum; e sostiene, che lo Spirito Santo è da glorificarsi. E nell'anno 372, essendo Papa Damaso nel provinciale Concilio Romano II, trattandosi de explanatione fidei, fu scritto; nominato itaque patre et filio, intelligitur Spiritus Sanctus, de quo ipse filius in evangelio dicit «quia Spiritus Sanctus a patre procedit; et de meo accipiet, et annunciabit vobis» (Jo. 15) Collect. Conc. Labbe.
E nel Concilio provinciale d'Iconio, l'anno 379 (Labbe, ediz. Coletti t. 2, p. 1076-1080), Ansilochio vescovo appunto d'Iconio, ed amico dell'altro vescovo Basilio, disse e scrisse in una lettera sinodale, vale a dire fatta a nome del Concilio, ed approvata, che per malattia Basilio non era venuto al Concilio, e soggiunge: Neque vero sanctam nostram ecclesiam passi sumus etiam illius vocis carere, sed habentes Librum ipsius (De Spiritu Sancto), quem de hoc peculiariter argumento elaboravit, ipsum pariter nobiscum in scripto loquentem obtinemus; e venendo a professare il Credimus etc. di Nicea, e indi a sostenere i detti di Basilio intorno lo Spirito Santo, dice: Docuerunt enim (cioè i vescovi del Concilio di Nicea nell'anno 325), sicut credi debet in patrem, et filium, ita etiam credendum esse in Spiritum: Quaenam ergo est nostrae fidei perfectio? Domini traditio, quam postquam resurrexisset a mortuis mandavit sanctis suis discipulis praecipiens: euntes docete omnes gentes, baptizantes in nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti; e da queste parole Ansilochio poscia deduce; sed et oportet in doxologiis Spiritum una cum Patre et Filio conglorificare.
Indi l'anno 381, s'adunò
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Per darne un'idea della statua di Ercole il sig. Harris ha citato un epigramma, e presentata la figura scolpita in una bella pietra; ma questa non offre l'atteggiamento di un Ercole, senza clava, col braccio e la gamba stesa siccome di questa statua vien detto.
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Ho trascritte letteralmente le proporzioni indicate da Niceta, le quali mi sembrano oltre modo ridicole, e forse ne condurranno a giudicare che il preteso buon gusto di questo senatore ad ostentazione e vanità riducensi.
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Niceta in due passi (edizione di Parigi, p. 360, Fabrizio p. 408) rampogna aspramente i Latini οιτου καλου ανεραστοι Βαρβαροι,
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Winkelmann, Storia dell'arti, t. III, p. 269-270.
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Fleury,
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Conchiuderò questo capitolo con alcuni cenni sopra una Storia moderna che descrive colle sue particolarità la presa di Costantinopoli per opera dei Latini; ma venutami fra le mani alquanto tardi. Paolo Ramusio figlio del Compilatore de' Viaggi, ebbe dal Senato di Venezia la commissione di scrivere questa Storia: ma ricevè un tal ordine in gioventù e lo eseguì solamente anni dopo, pubblicando un'opera ingegnosamente scritta che ha per titolo,