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Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 8. Edward Gibbon
Читать онлайн.Название Storia della decadenza e rovina dell'impero romano, volume 8
Год выпуска 0
isbn
Автор произведения Edward Gibbon
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
Narsete, poi ch'ebbe sciolto il debito della pietà verso l'Autore della vittoria e verso la Beata Vergine sua particolare tutela,138 ringraziò, ricompensò e licenziò i Lombardi. I villaggi erano stati ridotti in cenere da questi imperterriti selvaggi: essi avevano stuprato le matrone e le vergini sopra gli altari. La ritirata loro fu diligentemente tenuta d'occhio da un forte distaccamento di forze regolari, inteso a prevenire la ripetizione di somiglianti disordini. Il vittorioso Eunuco condusse il suo esercito per la Toscana; accettò la sommissione de' Goti, udì le acclamazioni e spesso le querele degl'Italiani; e circondò le mura di Roma col resto delle sue formidabili forze. Narsete assegnò a se stesso ed a ciascuno de' suoi luogotenenti il posto di un reale o finto attacco intorno alla vasta circonferenza della città, nel tempo stesso che notava un sito mal guardato e di facile ingresso. Nè le fortificazioni del molo di Adriano, nè quelle del porto, poterono trattenere a lungo i progressi del conquistatore; e Giustiniano ricevè di bel nuovo le chiavi di Roma, la quale, durante il suo regno, era stata cinque volte presa e ripresa139. Ma la liberazione di Roma fu l'ultima calamità del popolo romano. I Barbari, alleati di Narsete, troppo spesso confondevano i privilegi della pace e della guerra: la disperazione de' fuggiti Goti trovò qualche conforto in una sanguinosa vendetta; e trecento giovani delle famiglie più nobili, che erano stati spediti come ostaggi di là del Po, vennero dispietatamente trucidati dal successore di Totila. Il destino del Senato porge un terribile esempio delle vicissitudini delle cose umane. Fra i Senatori che Totila aveva bandito dalla patria loro, alcuni furono riscattati da un ufficiale di Belisario, e trasportati dalla Campania nella Sicilia; nel mentre che altri erano troppo colpevoli per fidare nella clemenza di Giustiniano o troppo poveri per procacciarsi cavalli, e giugnere al lido del mare. I loro confratelli languirono per cinque anni in uno stato di miseria e di esiglio. La vittoria di Narsete ravvivò le loro speranze; ma i furibondi Goti impedirono il prematuro loro ritorno alla Metropoli; e tutte le fortezze della Campania furono tinte di sangue patrizio140. Dopo un periodo di tredici secoli l'istituzione di Romolo fu estinta; e se i nobili di Roma continuarono a prendere il titolo di Senatore, poche tracce in seguito si possono scorgere di pubbliche adunanze o d'ordine costituzionale. Salite seicent'anni all'insù, e contemplate i Re della terra in atto di ricercare udienza, quali schiavi e liberti del Senato Romano141!
La guerra Gotica era viva tutt'ora. I più valorosi della nazione si ritirarono oltre il Po, e Teja con unanime consenso fu eletto per succedere all'estinto Eroe e per vendicarlo. Il nuovo Re tostamente mandò un ambasciatore ad implorarono per meglio dire a comprare l'ajuto dei Franchi, e nobilmente profuse per la pubblica salvezza le ricchezze che erano state raccolte nel palazzo di Pavia. Il rimanente del tesoro reale era custodito dal suo fratello Aligerno dentro Cuma nella Campania; ma la rocca fortificata da Totila, era strettamente assediata dalle armi di Narsete. Il re Goto con rapide e segrete mosse si avanzò dalle Alpi al piè del Vesuvio, in soccorso dell'assediato fratello, ingannò la vigilanza dei Capi romani, e piantò il suo campo sulle rive del Sarno o Draco,142 che da Nocera discende nel golfo di Napoli. Il fiume separava i due eserciti; si consumarono sessanta giorni in combattimenti dati in distanza e senza alcun frutto, e Teja mantenne questo posto importante, finchè fu abbandonato dalla sua flotta e da ogni speranza di ricevere vettovaglie. Con ripugnanti passi egli salì sul monte Lattario, dove i medici di Roma, dal tempo di Galeno in poi, mandavano i loro malati per godere i benefizj dell'aria e del latte143. Ma i Goti bentosto si appresero ad un più generoso partito che fu di calar giù del colle, di licenziare i loro cavalli, e di morire colle armi in mano anzi che perdere la libertà. Il Re marciava alla lor testa, portando nella
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La via Flaminia, secondo le correzioni del Danville, fatte dietro gl'itinerari e le migliori carte moderne (
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Tagina, o veramente Tadina, vien ricordata da Plinio; ma la sede vescovile di questa oscura città, posta nella pianura distante un miglio da Gualdo, fu riunita nel 1007 a quella di Nocera. Si conservano i segni dell'antichità nei nomi dei luoghi, come Fossato (il campo), Capraja (Caprea), Bastia (
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Avvenne questa battaglia nell'anno di Roma 458, ed il Console Decio, col sacrificare la propria vita, assicurò il trionfo della sua patria e del suo collega Fabio (Tito Livio, X, 28, 29). Procopio ascrive a Camillo la vittoria di
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Teofane,
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Evagrio, l. IV c. 24. L'inspirazione della Vergine rivelò a Narsete il giorno e la parola d'ordine della battaglia. (Paolo Diacono, l. II c. 3 p. 776).
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Επι τουτου βασιλευοντος το πεμπτον εαλω. (
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Si paragonino due passi di Procopio (l. III c. 26; l. IV c. 24), i quali, aggiungendovi qualche lume tolto di Marcellino e da Giornande, illustrano lo stato del Senato spirante.
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Vedi, nell'esempio di Prusia, come trovasi nei frammenti di Polibio (
142
Il Δρακων di Procopio (
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Galeno (