ТОП просматриваемых книг сайта:
Poesie scelte. Giovanni Prati
Читать онлайн.Название Poesie scelte
Год выпуска 0
isbn
Автор произведения Giovanni Prati
Жанр Зарубежная классика
Издательство Public Domain
Gioì superba i maritali amplessi,
E sulla fronte di due biondi figli
Depose un dì senza terror le sue
Non colpevoli labbra: e chi sa quante
Donne quei baci invidiâr tremando!
Ella era lieta nel felice stato.
Ma il geloso Avversario d’ogni bene
Consumò la sua gioia; e il fatal giorno
Che si sentì la misera per l’ossa
Serpere il novo affetto, e la battaglia
Troppo forte le venne, a Dio si volse
Delirando e sclamò: «La tua tremenda
Volontà sia compiuta!» – Era la canna
Dal turbine già franta, e sotto ai morsi
Del livido colùbro il fiorellino
Si sperdeva alla terra.
Oh! sull’afflitto
Giovine capo la terribil pietra
Non lanciatela voi, che tante volte
Perdonati cadeste! e nella polve,
Così percossi dal dolor, vi parve
Anco la gioia dei felici insulto! —
Ricco era e bello di viril bellezza
Lo sposo a Edmenegarda. Un incolpato
Nome d’Anglia recava; i suoi silenzi
Lunghi; forti gli affetti; accostumata
A non mutar propositi la mente,
S’anco gemesse la ragion del cuore.
A molte donne della sua contrada
L’altera e disdegnosa indole piacque.
Ei non curò.
Ma nella dolce terra
D’Italia nostra un dì fisse gli ardenti
Lampi degli occhi a Edmenegarda in viso.
Era il loco romito, il sol morente
E inchinevoli l’alme alla tristezza.
E’ le piacque e fu suo. Parea tessuta
Dal paradiso la gentil catena.
Ed ei l’amò di quell’amor che vince
Ogni memoria di passata gioia,
Ogni speranza di futuro bene!
Tremendo amor, che, quando fugge, insolca
Profondamente l’anima di sangue!
Deh, custodite, miseri! il bel sogno,
Che sì celere passa. Ispido verno
(Né sarà tardi) occuperà le vostre
Vedovili giornate, e orribilmente
Vi farà scarni, vipera dell’alma,
La rimembranza. Miseri! suggete
L’ultima stilla del celeste nappo.
Chi ve la turba… impenitente spiri!
– Ben t’avvenga, o dei dogi inclita sposa,
Lïonessa terribile dei mari!
Eri pur or sul tuo letto di rose
Come un’egra gentil, cui sotto l’ombra
Di dolorosi salici, a rilento
Si consumano i dì. Ma un fresco e nuovo
Alito ancora i belli occhi morenti
Ringiovanisce, e sulle forti chiome
Ti splende un raggio della gloria antica.
Oh! tu sei veramente il più leggiadro
Fior dell’Italia, a cui la riverente
Malinconia dello stranier s’inchina,
Mistico fior che in mezzo all’acque vivi!
Ben meritava Edmenegarda bella
Di sorriderti appresso, e, sul materno
Petto serrando le soavi teste
De’ suoi fanciulli giocondar la fiera
Alma d’Arrigo!
– «Oh, vedi come azzurro
Il ciel, placide l’acque! Mi lusinga
Un desiderio di recarmi a Lido.
Ci verrai tu?»
«Non posso.
«Oh che? tel vieta
Qualche dolce ritrovo?» – (e sorridendo
Gli accarezzò le chiome).
«Edmenegarda,
Va’ tu».
«Sola?»
«Che temi?»
«È tristo il mondo
Ed io fragile troppo! – E ancor sorrise
La infortunata). – E poi… da te disgiunta
Andar m’accora».
«A rivederti. Il cielo
E il mar t’inebrii di sue forti gioie;
Poi riedi a me. Mi troverai, tel giuro,
Sposo recente!»
«In ver? Novo portento
Già non sarebbe!»
«La superba!… Addio.
Fatele guardia, o fanciulletti!…» —
A questo
Scherzoso favellar termine pose
Un’armonia di baci. In aspettando,
Canticchiava il nocchier sulla sua barca.
Arrigo strinse la diletta al core;
I bambini traendosi per mano,
Edmenegarda scese.
Onde del mare,
Contrastatele il varco! Aure del cielo,
Convertitevi in turbine! Non possa
La infelice, non possa! Urti piuttosto,
Sdruccioli, cada il remator nell’acque…
Le muoia un bimbo!… Ma che val? – Terrena
Prece non muta i preparati eventi.
Ride il ciel, ridon l’acque, i due bambini
Ridono anch’essi, il gondolier prosegue
La sua canzone; Edmenegarda pende
Sul negro abisso. E son tutti d’amore
E son tutti di pace i suoi pensieri.
Dalle molli rapita ale de’ venti,
Tocca a Lido la prora. E se non fosse
Prepotenza de’ fati, un’altra volta
Io pregherei che ti spezzasser l’onde,
Malvagia barca, tutti tranghiottendo
Questi innocenti – a dissipar le fila
Dell’orrendo peccato. A te da canto
Susurra, o donna, l’angelo caduto
Tenebrose lusinghe; e una fatale
Malinconia nel core insinüarsi
Tu senti già. Meglio per te sarebbe
Un tempestoso delirar di sensi,
Che ti gittasse al marinaio in braccio.
Schifosa e breve durería la colpa!
Ella prese i fanciulli e lentamente
Venne sul lido. Nuda e desolata
È quella terra; e di romite pietre
Sparsa