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Anima Nera Anima Bianca. Patrizia Barrera
Читать онлайн.Название Anima Nera Anima Bianca
Год выпуска 0
isbn 9788835432166
Автор произведения Patrizia Barrera
Жанр Изобразительное искусство, фотография
Издательство Tektime S.r.l.s.
I got to keep movin’,
I got to keep movin’
There’s a hellhound on my trail.
Mi devo muovere, mi devo muovere,
C’è un cane infernale sulle mie tracce.
Per non parlare del termine ”MOJO” che troviamo praticamente in TUTTE le canzoni del primo Blues. Si tratta di un sacchetto di polveri magiche costituite da varie erbe afrodisiache ma soprattutto dal famoso John the Conqueror, un tubero di bosco che concede potenza fisica a chi lo possiede. E che dire dell’altrettanto famoso "black cat bone", un osso di gatto nero offerto in sacrificio al Dio dei crocicchi che, messo sotto la lingua, conferirebbe il dono dell’ invisibilità?
Evidente Americanizzazione di Papa Legba
Furono proprio l’esplicitazione delle pratiche magiche mescolate ai riferimenti satanici e sessuali a rendere inviso il Blues ai bianchi quanto ai neri, maledetto dalle Chiese e dalle masse, a far ripiombare i primi Bluesmen nel fango delle paludi da cui erano venuti….
Il cammino del Blues
Dal Delta alle grandi etichette discografiche
Il Blues non è solo musica viscerale. E’ un riflesso dell’ anima sulla solitudine della vita, è il grido di liberazione di un popolo vessato che ha saputo riscattarsi dalla schiavitù, ma soprattutto è l’odore della Nuova Era che si leva dalle paludi del Mississippi. Erroneamente considerato musica ripetitiva, di schema minimalista e poco armoniosa. ”Fare Blues” è un’arte per pochi.
Simile all’acqua del fiume dal quale si origina, questo genere musicale, esattamente come l’acqua, prende la forma dell’ambiente circostante, adattandosi pienamente agli usi e costumi del luogo pur mantenendo intatta la sua anima originaria.
I primi musicisti Blues, i famosi BLUESMAN ”brutti sporchi e cattivi” non avevano armi per esprimersi, se non un rudimentale strumento allestito artigianalmente col materiale che riuscivano a trovare, e la propria voce; in ciò esistono delle affinità con la musica di altri disperati, i cowboys. Tuttavia le similitudini finiscono qua: se li paragoniamo tra loro, ci rendiamo subito conto che tra questi due generi musicali non c’è altro aggancio se non quello di utilizzare chitarra e voce o chitarra e armonica.
Ciò che li separa NON E’ il senso di degrado che li accompagna, NON E’ la cultura Afro od Europea e NON E’ nemmeno il colore della pelle. I Cowboys, i Ramblers e i Bluesmen sono tutte persone sole, che esprimono attraverso la musica il proprio mal vivere e la rabbia dell’alienazione. Ma, se il cowboy e il rambler appoggiano la propria malinconia agli echi del passato Europeo che risuona nelle melodie Old Time, nel Bluesman si assiste ad un fenomeno che non ha precedenti nella storia: privato anche del ricordo delle proprie tradizioni egli riesce a costruire per se stesso una identità NUOVA, che tuttavia rimane istintivamente Africana .
Nato nel Nuovo Continente, lo schiavo Africano conia una musica con riflessi ATAVICI, ANIMISTI e SCIAMANICI che tuttavia si proietta inconsapevolmente verso il futuro, utilizzando un gioco di vibrazioni e suggestioni che si legano perfettamente alle tradizioni del proprio popolo, malgrado egli non le conosca affatto. Gli ideali di uguaglianza, liberazione e indipendenza saranno poi elementi costanti del Blues, rappresentativi di un punto di svolta non solo per l' Afro-Americano ma per l' intera America.
Sulle rive del Mississippi. Schiavi liberati,1875.
E, come la storia rivela che l’Adamo della Bibbia era nero di pelle, risulta ormai chiaro che la prima grande musica dell’Era MODERNA è Africana.
Il grande fiume è fangoso; le sue acque spesso sono vortici e rapide cascate, che a tratti si mutano in burrascosi torrenti. Poi scende a valle e finalmente si ferma, rendendo limpida l’onda prima nerastra.
Così è il Blues. Un giro di accordi dai forti accenti ritmici che si gonfia in un urlo e si spegne in un sussurro, straziato in stanche dissonanze o rianimato dal vibrare della voce. L’ emblema di un popolo che rimane sempre se stesso ma che pure assorbe l'anima dell'ambiente in cui vive.
Tecnicamente il Blues è costituito da 12 loops che si ripetono per l’ intera melodia, con un tempo di 6/8 0 12/8 battute in terzine.. ma in pratica NON HA regole fisse ed è un genere musicale assolutamente INDETERMINATO. Questo perché, parlando a livello tecnico, se lo si suona in Maggiore non si ha MAI la sensazione netta dell’accordo, ma a volte anzi sembra di suonarlo in MINORE, la nota ci appare IMPRECISA e dallo sgradevole effetto calante. Ciò è in parte vero.
La famosa scala Blues, che ne è l' elemento caratteristico, viene in effetti suonata in Minore ma utilizza ANCHE la scala pentatonica Maggiore, che viene PRIVATA della sua componente armonica naturale. Per esprimere in parole povere il concetto, esistono nel Blues delle note ”non centrate” ma leggermente calanti le quali, pur arrivando alla melodia precisa, lo fanno ”con qualche esitazione”.
Ne consegue che la melodia risulterà non immediata ma, leggermente rallentata, e non orecchiabilissima. Per questo ”fare un buon blues ” dipenderà dalla gamma di variazioni che si utilizzeranno, dal gioco della voce e dal sapiente utilizzo della scala pentatonica maggiore, cioè quella classica, che andrà a riempire armonicamente quegli spazi un po’ cacofonici
Sembra difficile? Beh, LO E’.
Il Blues delle origini è sicuramente ”brutto, sgraziato e asincrono“; tuttavia era in grado di parlare alla gente. Si dice che sia nato sul delta del Mississippi e sicuramente, quando l’industria discografica l’ ha ”scoperto”, accaparrandosene i diritti e facendoci una banca di denaro, i neri lo cantavano già da tempo.
Se si parla del delta si deve parlare del Tennessee, di Memphis e di Vicksburg, che furono le prime terre conquistate e abitate dagli Spagnoli e poi dai coloni Inglesi, o ancor di più la zona delle antiche piantagioni, Bolivar, Cohaoma, Issaquena, Warren, Washington e Yazoo, dove la mescolanza tra Europei e Afro-Americani era più antica ed evidente. Nel 1850 tale zona contava una popolazione di 51.847 abitanti suddivisa tra 13.153. bianchi e …38.711 schiavi neri! Le piantagioni, con annesse farms, erano 306.000.
Tutta questa gente viveva in un angusto ma stabile equilibrio: gli schiavi erano ormai…di casa in America e, benché i padroni mantenessero su di loro il diritto di vita o di morte, i tentativi di fuga erano rarissimi e le condizioni di vita decisamente migliori di quelle che saranno solo 20 anni dopo, con la fine della guerra di secessione.
Dopo la lunga giornata di lavoro allo schiavo veniva permesso di sfogarsi con la musica. Vietata definitivamente la pratica del tamburo, dato il suo possibile utilizzo come arma di sovversione e di rivolta, ai figli d’Africa restava la possibilità di utilizzare o costruirsi strumenti personalizzati, in genere a fiato o a corde.
Cigar box dei primi del ‘900
Pochi fortunati riuscivano ad acquistarne qualcuno, in genere violini, halam e banjo con i quali spesso allietavano le serate danzanti dei padroni.
Tuttavia costruirsi uno strumento a corde con striscioline di budella di animali era abbastanza facile. IN seguito, a questi strumenti rudimentali si aggiunsero le JUGS, bottiglioni dal grosso collo entro cui si soffiava, e anche semplici arnesi di utilizzo comune, come le assi di legno per lavare i panni. La chitarra sarebbe arrivata solo molto dopo, con gli immigrati Spagnoli e le prime ferrovie. Essendo molto costosa e difficile da procurarsi gli schiavi puntarono a dei suoi surrogati costruiti con materiali di recupero, come ad esempio…le scatole di sigari! Le CIGAR BOX GUITARS, imperversarono per vari decenni in tutti gli Stati