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Ho trovato un modo per accettare la morte e questo mi ha consolato. Questo tema viene fuori in Spiriti del Sud. Ogni libro della serie mi ha aiutato a far fronte alla perdita di qualcuno che amavo. Non di chiunque ma credetemi, avevo in mente una persona precisa ogni volta che mi sedevo e lavoravo al mio libro.

      Questo è uno dei motivi per cui dico a tutti che Laine e Sev sono i miei personaggi preferiti. Per me c'è qualcosa di reale in loro, nell'intera serie, perché metto i ricordi di certe persone in ogni libro. Il fatto che le persone che ho amato e perso potessero essere ancora vicine in qualche modo mi ha confortato.

      E l'idea che qualcuno possa parlare con i morti, interpretare ciò che vogliono dire e dialogare con loro? Beh, sarebbe inquietante ma affascinante. E ancora, confortante, forse.

      Ecco come è iniziata la serie Spiriti del Sud e perché l'ho scritta in questo modo. Spero che apprezzerete le storie tanto quanto io mi sono divertito a scriverle.

      Bailey

      Capitolo Uno

      Ezekiel Matthers rimase a guardare la tomba di sua madre. Se ne era andata ormai da quasi quattro anni, e ancora lui non riusciva ad abituarsi al fatto che non l'avrebbe più rivista, almeno non in quella vita. C'erano mattine in cui inciampava in cucina con gli occhi annebbiati dal sonno e giurava di sentire il suo profumo, un profumo delicato e dolce che non aveva mai trovato su nessun’altra. Gli dava sempre la sensazione di averla appena persa, come se fosse sgattaiolata fuori dalla porta per andare al lavoro appena prima che lui potesse abbracciarla.

      «Basta», mormorò, inginocchiandosi per appoggiare contro la lapide il mazzo di rose gialle che aveva portato con sé. «Certo che mi manchi, mamma. Scommetto che stai festeggiando il miglior compleanno di sempre, ballando con gli angeli in quelle strade dorate.» Zeke chiuse gli occhi mentre una brezza sottile accarezzava la sua pelle, portando con sé una debole fragranza che in qualche modo leniva la sua anima. La solitudine che era una compagna onnipresente lo rodeva ancora, ma lui la respinse, come sempre.

      Zeke aveva quasi rinunciato a trovare qualcuno con cui condividere la sua vita. Quando la madre era ancora viva, non aveva voluto rischiare di causare problemi a sua madre e alle sue sorelle, avendo una relazione alla luce del sole. C'erano già stati troppi problemi del genere quando la gente aveva scoperto che era gay, e sua madre e le sorelle erano state insultate in città in più di un'occasione. Anche ad Ezekiel era successo, ma non gli era mai interessato. Ma era diverso se accadeva a qualcuno dei suoi cari. Inoltre, da qualche parte nell'angolo più oscuro del suo cuore, Zeke nutriva la speranza che sua sorella maggiore, Eva, alla fine sarebbe “ritornata”, come diceva la mamma. Non era successo, e alla morte della loro madre, il divario tra lui ed Eva era diventato incolmabile, come lui temeva. Zeke non sapeva nemmeno se avesse la forza, tanto meno il desiderio di preoccuparsi di cercare di aggiustare quel triste rapporto.

      Quella brezza sottile sembrava spingerlo, quasi castigandolo per i suoi pensieri malinconici e disfattisti. Zeke scosse la testa alle sue riflessioni, dicendo una preghiera silenziosa per sua madre prima di aprire gli occhi e alzarsi in piedi. Brontolò un po' quando il ginocchio destro gli fece male, qualcosa che gli dava problemi per gentile concessione di una rissa — un'aggressione a dire la verità, anche se chiamarla rissa la faceva sembrare in qualche modo meno personale, meno pianificata. Il danno al ginocchio, causato da un tubo e da alcuni omofobi, non era esteso, ma a volte si faceva sentire. Tutto considerato, pensava di essere stato fortunato: quello era l'infortunio più grave che aveva subito. Se Elizabeth ed Enessa non avessero sentito gli uomini tramare pochi minuti prima e lui non si fosse precipitato a seguirli ... Tuttavia, non si faceva illusioni. Quegli uomini avevano intenzione di farlo uscire da McKinton, in un modo o nell'altro.

      Dando un'ultima occhiata alla tomba della madre, Ezekiel si voltò e si diresse verso il suo furgone, notando che un altro veicolo stava arrivando al cimitero. Strizzò gli occhi, riconoscendo l’auto ibrida di Enessa, che sembrava troppo piccola per il numero di persone al suo interno. Decidendo che non se la sentiva di fare conversazione con chiunque fosse insieme a lei, Zeke fece un cenno nella sua direzione e accelerò il passo in modo da andarsene prima ancora che lei fermasse la sua macchina. Imprecò quando si rese conto che non ce l'avrebbe fatta. Enessa parcheggiò e saltò fuori dall’auto, correndo dritta verso di lui.

      «Zeke! Aspetta!» Enessa arrivò a tutta velocità, quasi sbandando contro Ezekiel prima di fermarsi. Lui non riuscì a trattenere un sorriso. Nessa era semplicemente troppo dolce per arrabbiarsi con lei per più di qualche secondo. Le afferrò gli avambracci, impedendole di perdere l’equilibrio.

      «Grazie, Zeke!» Enessa gli sorrise, gli occhi accesi come i fuochi artificiali del 4 luglio. «Perché stavi cercando di scappare?»

      Sospirò, desiderando solo tornare al ranch dove poteva tenersi occupato con il lavoro. «Nessa, non sono proprio dell’umore adatto per fare il simpatico con i tuoi amici in questo momento, e ho un sacco di lavoro che mi aspetta al ranch.» Zeke cercò di ignorare lo sguardo che lei gli rivolse, rifiutandosi di sentirsi in colpa per il fatto di andare a zonzo.

      «Ma, Zeke … volevo solo far visita alla mamma e i miei amici erano qui, e tu conosci Gloria. Gli altri ...» Enessa si spense.

      Ezekiel le mise un braccio intorno alla spalla, usandolo per guidarla in direzione della sua macchina, senza prestare particolare attenzione alle due persone che indugiavano vicino all'ibrida.

      «Nessa, vai a trovare la mamma. Porta i tuoi amici con te, fai quello che devi, tesoro, ma non sono proprio dell'umore per essere loquace con i tuoi amici, okay? Non adesso.» La guardò digerire ciò che aveva detto, vide che non ne sarebbe rimasta ferita. «Vai, adesso. I tuoi amici ti stanno aspettando.» Zeke inclinò la testa nella loro direzione, presumendo che fosse quello che stavano facendo.

      Enessa lo sorprese con un grande abbraccio prima di alzarsi in punta di piedi e dargli un bacio sulla guancia.

      «Non sono sicura che mi stiano aspettando, ma va bene. Dato che in questo momento non ti senti molto amichevole e hai tanto lavoro da fare, ti andrebbe bene se invitassi i miei amici a cena? Preparerò pollo fritto e purè di patate, salsa e biscotti e.…»

      Dex rise, scuotendo la testa. In un modo o nell'altro, Nessa gli avrebbe fatto incontrare i suoi amici, e non c'era motivo per cui potesse rifiutare di farlo quella sera. Non senza ferire i suoi sentimenti, comunque.

      «Nessa, se hai intenzione di preparare uno dei tuoi pasti fatti in casa per cena, puoi portare l'intero campus universitario per quel che mi interessa.» Abbracciò la sua sorellina, forse non così piccola ora a ventitré anni, ma lei sarebbe sempre stata piccola per lui, soprattutto perché era di ben venti centimetri più bassa del suo metro e novanta di altezza.

      «Ci vediamo a cena, okay?» Zeke la lasciò andare e tornò al suo furgone, mettendo da parte i pensieri della cena in compagnia, già concentrato sui doveri che lo aspettavano una volta a casa. Presto la sua mente cominciò a fare liste e a cambiare priorità, senza lasciargli spazio per soffermarsi su cose come la morte di sua madre o quanto fosse solo.

       * * * *

      «Oh, andiamo, Brendon, puoi entrare nella macchina di Nessa! Mi infilerò nella parte posteriore.» La voce di Gloria conteneva la nota supplichevole a cui Brendon quasi sempre cedeva, ma questa volta non era così facile. La piccola auto ibrida guidata dall'amica di sua cugina Gloria poteva essere economica, ma non c'era modo che fosse comoda per il suo metro e ottanta. Avrebbe preferito di gran lunga guidare il suo SUV ad alto consumo di benzina fino al cimitero dove Enessa aveva detto che sarebbe stato suo fratello invece di cercare di stiparsi in una scatola di tonno su ruote.

      «Qual è il problema nel prendere il mio SUV?» Perché di certo lui non aveva problemi ad usarlo, anche se contribuiva al decadimento dell'ozono. Sarebbe stata una morte più lenta della compressione e del soffocamento in un'auto minuscola.

      Gloria ed Enessa si scambiarono uno sguardo complice, lasciando Brendon a chiedersi cosa stessero nascondendo e perché si fosse lasciato coinvolgere in tutta questa faccenda. Era andato a trovare Gloria a Natale per alcuni giorni, essendo arrivato in macchina dallo Utah ad Austin prima

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