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fiamma.

      Si sedette su un delizioso divanetto intagliato mentre riflessi d’ambra e oro danzavano sul suo viso e sul suo corpo come se fosse un dipinto astratto.

      Con un gesto della mano lo invitò a raggiungerla.

      Il calore irradiava dalla sua vicinanza e dalle fiamme, facendo aumentare il desiderio di lui.

      Aba combatté l’urgenza di far scivolare le mani sulla pelle di lei sotto il suo morbido vestito bianco.

      Ma quegli occhi non gli facilitavano affatto le cose.

      Lo sguardo predatorio che vi coglieva rivelava che lei voleva divorarlo in maniera piacevole, in maniera molto piacevole.

      “Non c’è nessuno in casa?”

      “Probabilmente no.

      La cena di solito non viene servita prima delle nove e non sono ancora le otto”.

      Un sorriso nervoso si incastrò negli angoli delle labbra di lui.

      “Giusto... Uhm... Dimmi qualcos’altro di te e della tua famiglia”.

      “Sei sicuro che ti interessi?”

      Chiese lei con un tono che suonava come un avvertimento.

      “Certamente.

      Non è questo il punto?”

      Quindi venne colpito da un’improvvisa consapevolezza.

      Forse lo aveva rimorchiato solo per il sesso.

      Non lo aveva mai fatto al primo appuntamento, anche se la bellezza di lei la rendeva quasi irresistibile.

      Abe distolse bruscamente lo sguardo e si sedette sulle mani.

      “Sembri... Qual è la parola in inglese?

      Ansioso?” disse lei.

      “Probabilmente perché lo sono”.

      Lei rise.

      “Non ti morderò, a meno che non sia... una cosa che ti piace”.

      Rhoda lo fissava dritto negli occhi.

      “Ti andrebbe qualcosa da bere?”

      Il cervello sovreccitato e pieno di domande di lui non aveva bisogno di esercitarsi ulteriormente con la disinibizione.

      Doveva cercare di ragionare, cosa che diventava sempre più difficile man mano che rimaneva seduto lì con lei.

      “No. Sto bene così.

      Grazie”.

      “Ok, allora raccontami di Abe.

      Fammi un riassunto su di te”.

      L’invitante voce rauca e i suoi occhi ipnotici erano irresistibili.

      Abe abbassò gli occhi sul suo grembo.

      Se avesse continuato a guardarla non era sicuro di riuscire a rimanere un gentiluomo.

      “Non dovresti essere prima tu a raccontarmi qualcosa di te?”

      “L’ordine è così importante?”

      “A volte.

      Se ti scrivessi una lettera e tu la leggessi da destra a sinistra non avrebbe alcun senso”.

      Lei rannicchiò le gambe sul divano, mise il gomito sullo schienale e appoggiò la testa sulla mano.

      “Cosa studi all’università?”

      “Crittografia.

      Si tratta della scienza...”

      “So di cosa si tratta Signor Codifico Tutto... O è Decodifico?”

      “Entrambe le cose”.

      “Numeri”.

      Le labbra di lei si strinsero come se si stesse sforzando di trattenere un sorriso.

      Sta ridendo di me?

      “Scusa?” disse lui, raddrizzando la schiena.

      “Hai capito la mia battuta?

      Codice... numeri?”

      Astuta.

      L’autodifesa che si ostinava a mantenere scivolò dal suo corpo.

      “Sei così carino quando tiri fuori l’orgoglio”, disse lei.

      Lui ghignò.

      “Solo in quel momento?”

      “No, hai veramente, qual è la parola inglese, sexy?

      Hai anche un sorriso molto sexy”.

      Senti chi parla.

      “Grazie”.

      Lei colpì la coscia di lui col suo ginocchio affusolato.

      “Sto ancora aspettando il tuo riassunto”.

      Abe fece fatica a riprendersi da quel tocco che gli aveva accelerato il battito.

      “Come ho detto prima, ho una borsa di studio, per questo sono qui”.

      “Quindi sei intelligente... Quantomeno per quel che riguarda il lavoro accademico”.

      Un sorriso impertinente curvò gli angoli della sua bocca.

      Abe proseguì a fatica, tentando di impedirsi di piantare un bacio su quelle labbra tentatrici.

      “Adoro lo scambio di culture...”

      “Quindi ti piace viaggiare”.

      “La campagna è da togliere il fiato...”

      “Quindi sei un amante della natura, un uomo che ama la bellezza semplice e incontaminata”.

      Bellezza incontaminata.

      Si riferiva a se stessa o al paesaggio?

      La fissò negli occhi di giada, così vicino al punto di seduzione che bastava un minimo per farlo precipitare.

      “Sì”.

      Senza alcuna avvisaglia, lei chiuse le labbra sensuali su quelle di lui togliendogli il fiato, e si fece più vicina, passando le braccia attorno al suo collo.

      Lui passò le mani intorno alla vita sottile di lei, infilando la lingua nella bocca di lei per esplorarne i piaceri nascosti.

      Non sapeva nulla di questa donna, ma una la sapeva...

      Che sapeva baciare... Beh, da dio.

      Si ritrasse per inspirare un po’ d’aria.

      “Lo hai fatto per distrarmi, vero?”

      La sua voce suonava roca a causa dell’eccitazione.

      “La domanda è, ti è piaciuta la distrazione?”

      Se fosse stata seduta su di lui, avrebbe saputo la risposta senza che lui avesse a proferire parola.

      “Molto.

      E a te?”

      “Una signora non rivela certe cose”, disse con un sorriso malizioso.

      Lui ridacchiò.

      “Mi sembra giusto.

      Ma come minimo mi devi rivelare i punti salienti di Rhoda”.

      Lei lasciò cadere le braccia dal suo collo e guardò in basso. La sua gamba tremava.

      Ora era il suo turno di essere nervosa.

      “Sto aspettando”, disse lui.

      Lo sguardo di lei tornò a incontrare il suo.

      Aprì la bocca ma tutto ciò che ne uscì fu un sospiro.

      Era come se avesse qualcosa da nascondere, come se fosse un’agente segreta o una femme fatale.

      “Io... “ Fece un gran respiro come

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