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La messa di nozze; Un sogno; La bella morte. Federico De Roberto
Читать онлайн.Название La messa di nozze; Un sogno; La bella morte
Год выпуска 0
isbn 4064066071837
Автор произведения Federico De Roberto
Жанр Языкознание
Издательство Bookwire
La passione vibrava, tremava, fremeva nella voce di Lodovico, lo traeva fuori del filo del ragionamento: nè Perez diceva nulla per rimetterlo in carreggiata, vinto dal calore di quella parola, preso dall'interesse di quella confessione.
— Ma che volevo dirti? — esclamò lo stesso confidente, arrestandosi, come non ritrovandosi più, come sovvenendosi di qualche cosa dimenticata. — Ah, questo: che anche quando l'evidenza mi costrinse ad ammettere l'esistenza del marito, io non lo conobbi, non vidi com'era fatto, lo seppi assente, lontano, in un'altra parte del mondo, dove ella non sarebbe mai più andata, di dove egli forse sarebbe tornato, ma non si sapeva quando, tardi certamente, non prima di tre anni, forse quando l'amor mio per lei sarebbe finito — poichè io le dichiaravo che sarebbe finito! ed ella lo sapeva! come sapeva e dichiarava che sarebbe finito il suo per me! Quando ti dico che abbiamo rinunziato alle finzioni, che abbiamo guardato in faccia la realtà, la più triste, la più dolorosa, la più malvagia! Ma vedi: la verità è salutare. Noi andiamo continuamente giurando che ogni nostro amore è eterno, perchè questo giuramento ci è richiesto, perchè noi stessi crediamo di far bella figura dichiarandoci capaci di amare eternamente. Ma ogni volta che giuri, nello stesso preciso momento che le parole solenni ti escono dalle labbra, sentendo dentro di te che giuri il falso, che prometti l'impossibile, un senso di fastidio, un impeto di ribellione non comincia a menomare l'amor tuo? Con lei, con questa donna, ammettendo entrambi l'amara verità, riconoscendo che l'amor nostro, che ogni amore è mortale, io mi sono sentito invece come dinanzi a una creatura cara i cui giorni sono contati, per la quale daremmo tutto il nostro sangue, alla quale ci afferriamo con l'ardore della disperazione. Ora, vedi, in questa trepidazione dell'anima, in questo terrore di poterla perdere, di doverla perdere, ecco, un bel giorno una lettera dall'Africa annunzia che suo marito s'imbarca, che fra un mese sarà di ritorno con l'altro figlio. Oggi, vedi, egli arriva; ed ella è venuta naturalmente ad incontrarlo, perchè questo è il suo piacere, di lui; perchè questo è il dovere di lei, e perchè io non ho il diritto di impedirlo. Io non posso impedir nulla, perchè una volta, quando si parlò, ipoteticamente, della possibilità che ella fosse libera, le dissi che non l'avrei sposata, ed ella mi fu grata della mia schiettezza. No, ella non può sottrarsi per me a quest'uomo che le ha dato il suo nome, i suoi figli, che le dà l'agiatezza della vita, la sicurezza del domani; ma quando riconosco questa necessità, quando penso che ella doveva pure un giorno o l'altro essermi portata via, allora immagino anche che cosa accadrà di lei, oggi stesso, dal momento che sarà ricongiunta a quell'uomo; e allora, no, non voglio che un altro me la prenda! Che m'importa se è suo marito? Perchè è suo marito non deve farmi nulla che me la porti via?
— Vi sono molti.... — fece per dire Perez; ma l'infervorato gli troncò la frase sulle labbra, riprendendo con nuovo impeto:
— Lo so, lo so, vi sono molti, vi sono tanti che non ne soffrirebbero, che si compiacerebbero anzi pensando: «In fin dei conti, questa donna io stesso l'ho portata via al suo possessore legittimo». Bravo! Lo so! Ma perchè potessi acquetarmi a questo pensiero, come ci acqueta ordinariamente, bisognava averla conosciuta nelle circostanze ordinarie, insieme con l'uomo a cui appartiene. Quando tu t'innamori della donna d'un altro, cominci col vedere costui al suo fianco, lo hai già visto prima d'innamorarti, lo hai udito chiamarla per nome, dirle parole dolci, trattarla come cosa propria: tu non puoi dunque dolerti di questa condizione preesistente, conosciuta ed inevitabile. Puoi soffrire, più tardi, quando quella creatura è tua, perchè non è tutta tua; ma ti rassegni, naturalmente; non ti costa troppo rinunziare al possesso esclusivo, ad un bene impossibile, che immagini soltanto, che non hai provato. E allora il pensiero egoista, il sentimento volgare, il compiacimento del ladro che ride del derubato, ti è di conforto; allora tu pensi che se un altro, esercitando il suo diritto di proprietà, t'impedisce d'avere tutta per te la creatura amata, tu lo punisci, ti vendichi, ingannandolo, portandogli via una parte del suo bene. Ma io, pensa, io non le ho visto mai nessuno d'intorno, non ho neppur creduto sulle prime che fosse d'un altro, e quando l'ho dovuto ammettere, ho saputo che costui era lontano, enormemente, in un paese quasi favoloso, ubi sunt leones. Io non posso persuadermi d'averla portata via a nessuno, se l'ho trovata sola, abbandonata a sè stessa, padrona delle sue mosse, se non ho dovuto nascondermi da nessuno, se ho dovuto trionfare della sua resistenza soltanto. Che ella appartenesse ad un altro, non è stato mai per me un fatto presente, visibile, tangibile: è stata una cosa perduta nel passato e nel futuro, nel tempo lontano del suo matrimonio, quando non la conoscevo ancora, in quello di là da venire della loro riunione. La sola cosa presente, visibile, tangibile, è stato il mio possesso. Io ho avuto questa donna per me, ti dico; tutta, per me solo, due anni; io sono andato a stabilirmi a Firenze per averla accanto, per lavorare a riprodurre la sua forma divina. Attraversavo una crisi terribile, col cuore vuoto ed il cervello esausto; non sapevo fare più nulla, mi sentivo vecchio ed inutile, avevo un cimitero dentro di me e la morte dinanzi. Non credevo mai più di finire il monumento a Mazzini; covavo da anni un germe d'idea per la statua dell'«Azione» senza potergli dare il grado di calore necessario perchè si schiudesse, senza trovare il modello che incarnasse il tipo immaginato. Ella è stata la mia ispirazione, mi ha ridato la fiducia, l'energia, tutta una nuova giovinezza. L'«Azione», è lei; la «Diana» dell'esposizione di Venezia è lei, la «Valchiria» di Monaco è lei, la «Forza» e la «Volontà» del monumento a Bismarck per il concorso internazionale di Amburgo sono lei; tutti questi corpi di donna robusti ed agili, tutte queste membra possenti e delicate, tutte le purezze di queste fronti, tutti gli slanci di questi atteggiamenti sono suoi, di lei. La natura e la vita l'hanno fatta così, nel corpo e nell'anima, forte e soave, superba e gentile; così come l'ho vista, io l'ho riprodotta ed eternata nel marmo e nel bronzo. Queste sono cose visibili e tangibili, che non ammettono dubbie interpretazioni. Questo è il fondamento dei miei diritti su lei e dei suoi su me stesso. Suo marito? Che importa se colui che sta per arrivare è suo marito? Marito, amante, è un altro a cui io non posso disputarla, a cui ella va ad offrirsi. Marito, amante: che cosa significano queste parole? Che valore hanno queste convenzioni? Il marito sono io, sono stato io, quando ho colmato la