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che fosse davvero uno “sculacciatore.”

      Era un maschio dominatore, probabilmente un alfa, e quell’aria autoritaria che gli vedeva sulla faccia la spingeva continuamente a voler disobbedire solo per vedere le sue reazioni, ma fino a quel momento non si era presentata l’occasione. Non era esattamente il suo capo, ma come caposquadra della scuderia era comunque un suo superiore. Non le aveva mai fatto rintuzzato qualcosa, ma vigilare sulla qualità del lavoro era sua responsabilità e, se qualcosa fosse andato storto l’avrebbe sicuramente ammonita. Sì ma...cosa avrebbe fatto realmente? Si sarebbe limitato a sgridarla con quella sua voce calda e sexy, come si fa ad una bambina? O avrebbe davvero usato quel frustino, come aveva minacciato dal primo istante che si erano conosciuti? Non riusciva a ricordare l'ultima volta che aveva avuto una cotta per qualcuno, era stato tanto tempo fa. Ma questa volta era davvero infatuata. Mentre puliva il grosso castrato, sognava di finire nei guai con Clay, solo che lui non le stava solo urlando in testa, ma la stava ...

      “Stai fermo, Red! - ordinò Bianca al grosso cavallo mentre si chinava e afferrava il suo ginocchio con la mano sinistra, pronta con la destra a pulirgli lo zoccolo. Con Red aveva fatto il suo ultimo allenamento della mattina e non vedeva l’ora di risalirci sopra. La sua meravigliosa e ampia andatura l’aveva completamente eccitata e, ora che si conoscevano bene, riusciva anche a strigliarlo senza sforzo. Quel cavallo era davvero un gigante buono, e stava diventando rapidamente anche il suo animale preferito.

      Ciak! La punta di un frustino le si posò dolorosamente sul culo mentre lei era chinata a pulire gli zoccoli di Big Red. Urlò, lasciando cadere di botto lo zoccolo, e si raddrizzò per acciuffare il colpevole, convinta che si trattasse di Clay. Prese una mazza e la scagliò più velocemente che potè verso l’uomo che stava battendo in ritirata e che assomigliava moltissimo a Clay, ma aveva i capelli più corti e un po’ più scuri. La punta del bastone lo colpì tra le scapole e lui si voltò per guardarla minacciosamente. Non era Clay. Il fratello maggiore di Lewis le fece un largo sorriso, quando i loro sguardi s’incontrarono, e la rabbia nei suoi occhi svanì.

      "Scusa, ma non ho saputo resistere ad un ...bersaglio così appetibile! E’ stato solo per gioco, ok?” disse lui, con la faccia da schiaffi e facendole l’occhiolino, mentre si chinava per raccogliere la mazza da terra.

      "Sono Luke. - disse, porgendole il bastone – Ti ho preso per un’altra persona, scusa, mi sono sbagliato. Sai, tutte le donne che lavorano qui lo sanno che io e i miei fratelli abbiamo la mania di sculacciarle, ogni tanto, ma di solito non lo facciamo alle nuove arrivate. Scusami ancora.”

      Bianca si sentì sciogliere: era così bello e cortese! Beh, gentile dopo averla sculacciata, ma sperò che non lo fosse altrettanto, mentre lo faceva.

      "Vuoi dire che tutti voi fratelli avete quest’abitudine?"

      Luke si strinse nelle spalle. “Beh, qui non ci lavorano molte femmine ma quando possiamo...sì.” Le sorrise a trentadue denti. "Comunque, tutti i maschi sono ossessionati dal sesso.” Il suo sorriso di botto scomparve e lui divenne serio. "Ma a non tutte le donne piace, quindi se non ti va basta che tu lo dica. Se ti dà fastidio, dimmi la parola magica e ti assicuro che nessuno di noi ci proverà più.”

      Le viscere di Bianca stavano facendo le capriole. L’ossessione per le sculacciate era il suo piccolo sporco segreto. Poteva sperare di avere finalmente trovato qualcuno che condividesse la sua stessa passione? Possibile che la sua soddisfazione virtuale su internet avesse i giorni contati?

      "Per me va bene." disse timidamente, sfregandosi tendenziosamente il sedere mentre tornava alla pulizia di Red, e cercando disperatamente di nascondere l’eccitazione che le aveva provocato le parole dell’uomo. Davvero lo facevano tutti i fratelli? Sculacciare le femmine? Meraviglioso!

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      Capitolo Quattro

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      "Salsiccia." Darren le sussurrò la parola all'orecchio mentre le passava accanto, dirigendosi alla selleria. Era solo una parola detta a mezza voce, ma tanto bastava.

      "Salsiccia! Salsiccia!" ripeté, sforzandosi di ripetere la parola a voce bassa. Era difficile - voleva gridarlo al mondo, il suo cervello le urlava di urlarlo a squarciagola - ma controllò l'impulso. "Salsiccia, salsiccia, salsiccia." ripeté ossessivamente.

      "Strano!" le disse, passandole di nuovo accanto qualche minuto dopo, con una smorfia di chiaro disgusto sulla faccia, sentendola ripetere quella parola centinaia di volte.

      Darren aveva scoperto accidentalmente la parola chiave, quando la signora Lewis aveva portato un vassoio di panini caldi con salsiccia appena sfornati, per la colazione del giorno prima. Bianca aveva pronunciato la parola tra sé e sé per tutta la mattina e, sfortunatamente, Darren l'aveva sentita. E da allora, non aveva fatto altro che cogliere l’occasione per sussurrarle la parola "salsiccia" all'orecchio.

      Le parole chiave erano casuali. Qualsiasi parola poteva farla esplodere, e malgrado la maggior parte delle frasi scorresse via senza problemi, tuttavia il suo cervello a volte si fissava su una parola a caso; e, quando succedeva era finita, non aveva più pace. Tutto quello che poteva fare era sperare che l'ecolalia sarebbe passata presto.

      Bianca si era goduta i suoi primi due mesi nella scuderia di Tom Lewis e, a parte Darren e il rancore che lui sembrava nutrire contro di lei dopo che lei purtroppo aveva rifiutato un appuntamento con lui il secondo giorno di lavoro, andava d'accordo con tutti gli altri membri del personale. Era una squadra laboriosa ma amante del divertimento, e lei si era adattata bene. E, anche se sapeva che tutti ormai conoscevano i suoi tic - bisognava essere sordi e ciechi per non notarli - nessuno di loro le aveva mai detto una parola offensiva al riguardo. Nessuno, tranne Darren. A quanto pare, lui provava un grande piacere nel trovare nuove parole chiave per farla andare di matto, o nel mimare le sue folli smorfie e i comportamenti strani. Se lei si schiariva la gola, lo faceva anche lui. E se lei annusava, come faceva spesso, e lui era nei paraggi, le andava vicino e le annusava l’orecchio.

      Bianca cercava di continuamente di non scoppiare a piangere. No, non lo avrebbe fatto. Non più. Aveva finito di versare lacrime sulla sua Tourette. Non l’avrebbe aiutata a migliorare le cose; semmai, le faceva peggiorare i tic.

      Non ci pensare, Bee. Anche adesso, poteva sentire le parole incoraggianti di Annie nel suo orecchio. Le mancava sua sorella. Aveva passato così tanto tempo con Rose, per rafforzare il loro legame e farla guarire dalle sue ferite, che non aveva avuto tempo da stare un po’ con Annie. La sera si rannicchiavano insieme nel letto, ma a quell’ora Annie era troppo stanca, debole e malata per farsi quattro chiacchiere con lei, e non poteva fare altro che godere della compagnia della sorella.

      Sobbalzò al tocco gentile di una grande mano sulla sua spalla.

      "Vuoi che dica a Darren di darci un taglio?" Le chiese Clay, con la sua voce da baritono.

      Lei scosse la testa. “No, lascia perdere. Non voglio urtare qualcuno, stando qui. Inoltre, ho passato momenti ben peggiori, nella mia vita.”

      "Va bene. Bene, fammi sapere se cambi idea. " Con un sorriso amichevole, si toccò il cappello e continuò a camminare verso le scuderie.

      * * *

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      Clay si appoggiò alla recinzione del cortile rotondo e appoggiò la testa sugli avambracci, osservandola in silenzio. Aveva un dono con i cavalli, senza dubbio. I progressi che Bianca aveva fatto con

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