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Però Jessie non poteva fare a meno di sentirsi frustrata che quella cosa le arrivasse appena alle anche e fosse in qualche modo grossa e ingombrante. Con la sua altezza di un metro e ottanta circa, Jessie aveva bisogno di qualcosa che fosse lungo il doppio e largo la metà. Si tirò indietro i capelli castani facendosi una coda e cercò di cancellare l’espressione scocciata dai suoi occhi verdi, quindi entrò.

      Entrando in casa, vide l’agente che si trovava vicino alla porta scorrevole girare leggermente la testa. Stava chiaramente ascoltando qualche messaggio nel suo auricolare. Il suo corpo si irrigidì involontariamente per quello che aveva sentito. Jesse capì che stava succedendo qualcosa ancora prima di entrare in cucina.

      L’uomo non le disse niente, quindi Jessie continuò verso la cucina, fingendo di essere ignara di qualsiasi cosa stesse accadendo. Incerta se il messaggio potesse riguardare un’irruzione in casa, si guardò attorno alla ricerca di qualcosa per proteggersi in caso Crutchfield l’avesse trovata. Sul tavolo della sala da pranzo vicino alla cucina c’era una sfera con la neve raffigurante San Francisco, grande più o meno come un piccolo melone.

      Mentre si chiedeva di sfuggita come potesse esserci neve a San Francisco, Jessie afferrò la sfera e la tenne stretta dietro la schiena. Poi entrò in cucina tenendo il peso verso le punte dei piedi, il corpo teso e pronto all’azione e gli occhi che scattavano da destra a sinistra alla ricerca di qualsiasi minaccia. In fondo alla cucina, una porta si aprì.

      CAPITOLO DUE

      Mentre aspettava di vedere di chi si trattasse, Jessie si rese conto di essere rimasta in apnea, quindi si sforzò di espirare lentamente e silenziosamente.

      Nella stanza fece il suo ingresso, bruscamente e senza la minima apprensione, Frank Corcoran. L’agente federale supervisore del suo caso, Corcoran era uno che faceva sul serio. Con la mascella squadrata e le spalle larghe, indossava pantaloni e giacca blu navy con una camicia bianca e una cravatta nera perfettamente annodata. I suoi baffi tagliati con attenzione avevano i primi accenni di grigio ai lati, come anche i capelli corti e neri.

      “Si sieda, signorina Hunt,” disse, senza alcuna traccia di informalità. “Dobbiamo parlare. E può mettere giù quella sfera di neve. Le assicuro che non ne avrà bisogno.”

      Posando la sfera sul tavolo della cucina e rifiutandosi di chiedere come facesse a saperlo, Jessie si sedette, chiedendosi cosa diamine stesse per rivelarle. Xander Thurman aveva appena assassinato i suoi genitori adottivi. Aveva quasi ammazzato due poliziotti nel tentativo di arrivare a lei nel suo appartamento. La violenta fuga di Bolton Crutchfield dal DNR aveva portato alla morte di sei guardie. Uno dei restanti fuggitivi aveva trovato Kat in Europa? Avevano inseguito il suo amico e collega, il detective del Dipartimento di Polizia di Los Angeles Ryan Hernandez, che non sentiva da giorni? Si preparò al peggio.

      “Ho degli aggiornamenti per lei,” le disse Corcoran, quando si rese conto che Jessie non aveva intenzione di fare domande.

      “Va bene.”

      “Ho parlato con il suo capitano,” le disse, tirando fuori un pezzo di carta e leggendolo. “Voleva comunicarle i buoni desideri dell’intero distretto di polizia. Dicono che stanno seguendo ogni pista a disposizione e spera che lei non sia costretta a restare in stretta custodia per molto altro tempo.”

      Dal tono scettico della voce di Corcoran e dalle sue sopracciglia leggermente inarcate, Jessie poteva dire che non condivideva il punto di vista del capitano Decker sulla situazione.

      “Lei è meno ottimista di lui, mi pare di intuire?”

      “Ed ecco l’altro aggiornamento,” rispose, tecnicamente non rispondendo alla sua domanda. “Non abbiamo avuto fortuna nella ricerca del signor Crutchfield. Mentre due fuggitivi sono stati catturati, come lei ben sa, altri due sono ancora liberi, per non parlare del signor Cortez.”

      “Gli uomini catturati hanno fornito qualche informazione utile dall’ultima volta che mi avete aggiornata?”

      “Purtroppo no,” le rispose. “Entrambi dicono ancora la stessa cosa: che sono andati ciascuno per la propria strada dopo la fuga. Nessuno di loro neanche sapeva che la cosa sarebbe successa, fino a che non sono stati fatti uscire dalle loro celle.”

      “Quindi è probabile che Crutchfield e Cortez siano stati gli unici a programmare la cosa?”

      “È quello che siamo propensi a pensare,” disse Corcoran. “Dopotutto abbiamo un’enorme squadra di uomini messi sulle tracce dei fuggitivi. Oltre al Dipartimento di Polizia di Los Angeles, sono coinvolti anche il Dipartimento dello Sceriffo, la Polizia di Stato della California, il Bureau Investigativo della California e l’FBI, come, ovviamente, il Servizio Federale.”

      “Ho notato che ha detto che state cercando i fuggitivi,” disse. “E Xander Thurman?”

      “Cosa c’entra?”

      “Beh, è un serial killer anche lui. Ha cercato di uccidere me e due agenti del Dipartimento di Polizia di Los Angeles ed è in libertà. Quanti dei vostri lo stanno cercando?”

      Corcoran la guardò come se fosse sorpreso di dover esprimere il commento successivo.

      “Sulla base della descrizione che lei ha fornito delle sue ferite, lo vediamo come una minaccia meno immediata. E il suo attuale stato nel Programma di Protezione Testimoni ci fa preoccupare di lui in modo minore. Inoltre, attualmente la nostra priorità è per i diversi fuggitivi evasi da una struttura di detenzione psichiatrica criminale, non per un uomo della cui presenza nessuno è al corrente.”

      “Mi sta dicendo che la vostra ricerca è pilotata da media e politica,” notò Jessie con tono deciso.

      “Questo è un modo, non certo sconsiderato, di descrivere la cosa.”

      Jessie apprezzò la sua onestà. E per uno nella sua posizione, non poteva realmente obiettare al fatto che si trattasse di un utilizzo irragionevole delle risorse. Jessie decise di lasciar perdere, per il momento.

      “Ci sono potenziali piste?” chiese dubbiosa.

      “Crediamo che i nostri migliori sforzi siano puntati sul signor Cortez. Il pensiero è che abbia approntato un piano per il post-fuga. Stiamo controllando il suo conto bancario, gli acquisti tramite carta di credito e i dati GPS del telefono nelle settimane precedenti all’evasione. Fino ad ora non abbiamo trovato nulla che possa essere utile come dei biglietti per un volo.”

      “Non li troverete,” mormorò Jessie.

      “Perché dice questo?”

      “Cortez starà alle calcagna di Crutchfield. E vi garantisco che Bolton Crutchfield non andrà da nessuna parte.”

      “Come può esserne tanto sicura?” chiese Corcoran.

      “Perché non ha ancora finito con me.”

      *

      Quella notte Jessie non poté dormire. Dopo essersi girata e rigirata per quelle che le parvero delle ore, uscì da sotto le coperte e andò in cucina per prendersi un bicchiere d’acqua.

      Mentre percorreva il corridoio rivestito di moquette, sentì subito che c’era qualcosa che non andava. L’agente federale che di solito stava seduto su una sedia all’intersezione tra il corridoio e il salotto non c’era. Jessie considerò l’idea di tornare in camera sua per prendere una pistola, ma poi ricordò che effettivamente non ce l’aveva. Il Servizio Federale gliel’aveva messa ‘sotto sicurezza’ fino a ulteriore avviso.

      Invece premette la schiena contro la parete del corridoio, ignorando il cuore che improvvisamente batteva all’impazzata, e continuò in punta di piedi fino alla sedia. Quando fu più vicina, grazie alla luce della luna che filtrava dalle finestre, vide una macchia scura e umida sulla moquette color crema. L’ampio raggio dello spruzzo suggeriva che non si trattava di vino versato per sbaglio. Jessie notò anche una netta scia che da lì proseguiva fino a dove la sua vista non poteva più seguirla.

      Jessie fece capolino con la testa

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